Don Gianni Rigoli e il vescovo Giuseppe Alberti a Varapodio, alcuni giorni fa, di fianco alla carcassa dell'auto - .
I preti del Sud continuano a finire nel mirino di gesti criminali. L’ultimo caso a Sant’Andrea del Pizzone, frazione del comune di Francolise (Caserta): l’auto di don Marcos Aparecido de Gòes , parroco di San Germano Vescovo, è stata bruciata nella notte tra sabato e domenica mentre era parcheggiata nei pressi della parrocchia. I carabinieri hanno acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza, e sembra che dai frame si noti una persona aggirarsi vicino all’auto e gettare del liquido infiammabile sulla vettura. Ieri il piccolo centro del Casertano ha reagito con indignazione: in serata c’è stato un corteo di solidarietà per il sacerdote.
L'arcivescovo di Capua, monsignor Pietro Lagnese, ha immediatamente espresso vicinanza e solidarietà a don Marcos "per il vile attentato che ha subito, in cui gli è stata incendiata l’auto. La Chiesa di Capua – sottolinea l’arcivescovo - è fiduciosa nell’operato delle forze dell’ordine e sostiene il suo sacerdote in attesa dell’accertamento della verità, confermando la stima per la sua azione pastorale".
Il sindaco Sergio Tessitore, in una nota diffusa sulla pagina Facebook, scrive che «nel nostro Comune non si è mai assistito ad un gesto così chiaramente intimidatorio, e dall’odore camorristico. A don Marcos vanno la solidarietà e la vicinanza di tutta l’amministrazione comunale e la condanna netta di questo tentativo di portare nel nostro territorio pratiche losche che sono lontane dalla serietà e dalla compostezza dei nostri concittadini. Ci auguriamo che al più presto possa essere individuato il colpevole, perché il nostro Comune non deve essere annoverato tra quei luoghi in cui vengono compiuti atti vandalici, ma come un territorio in cui vigono la cura delle persone e il rispetto delle regole». L’associazione Abele Legalità Giustizia e Sicurezza, guidata da Salvatore Mezzarano, esprime «la sua fermata solidarietà a Don Marcos» e chiama «a raccolta tutta la comunità francolisana per una riflessione seria ed una netta presa di posizione», ricordando come il «vile atto avvenga a pochi giorni dal 30° anniversario dell’assassinio di Don Peppe Diana, avvenuto il 19 marzo 1994. «Non è accettabile che accadano queste cose e non si può sminuire un atto che è senza dubbio socialmente allarmante».
Sale la preoccupazione anche in Calabria: domenica, prima della Messa nella chiesa di San Nicola di Pannaconi, frazione di Cessaniti (Comune del Vibonese sciolto per infiltrazioni), don Felice Palamara è stato vittima di un tentativo di avvelenamento. Qualcuno ha versato candeggina nelle ampolline contenenti acqua e vino. Durante la celebrazione don Felice ha sentito uno strano odore e non ha bevuto, poi si è rivolto a un laboratorio per le analisi, che ha rinvenuto la sostanza tossica. Il sacerdote ha denunciato l’accaduto ai carabinieri, che hanno avviato le indagini per identificare i responsabili. Il parroco era già stato oggetto di intimidazioni nei giorni scorsi: qualcuno gli aveva danneggiato l’auto con scritte offensive.
Sotto attacco anche lo stesso parroco di Cessaniti, don Francesco Pontoriero: a lui era stata recapitata una lama con minacce di morte e sulla sua auto era stata abbandonata la carcassa di un gatto. Si tratterebbe, in realtà, di “messaggi” trasversali indirizzati a monsignor Attilio Nostro, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, sostenitore di una linea della fermezza verso i clan di ‘ndrangheta e il loro sottobosco. A dicembre don Nostro aveva chiesto gli elenchi delle duecento confraternite esistenti nel Vibonese, con l’obiettivo di garantire la trasparenza e tener lontano le mire mafiose - e massoniche - dalla religiosità popolare, che spesso i clan strumentalizzano a fini di consenso popolare.
Il governo si è subito schierato a difesa dei sacerdoti: «Il continuo attacco a uomini di Chiesa nelle comunità del Vibonese è allarmante e merita una risposta decisa delle istituzioni» ha affermato il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro (Fdi). «Esprimo la mia vicinanza – ha aggiunto Ferro - a don Felice Palamara e a tutti i sacerdoti che, in una terra difficile, sono impegnati nell’affermazione della cultura della legalità, contro le logiche di violenza e sopraffazione».
Alcuni giorni fa don Gianni Rigoli, parroco di Varapodio, nel Reggino, aveva avuto “problemi” simili. Prima le botte per aver richiamato alcuni fedeli al rispetto delle regole anti Covid e poi - dopo la netta presa di posizione del vescovo di Oppido-Palmi Giuseppe Alberti - il rogo della sua auto. Quando la Chiesa si mostra intransigente e alza la voce, insomma, i criminali non ci stanno. E rilanciano la sfida a modo loro.