La tomba di Elisa Claps al cimitero di Potenza - Ansa
Un presidio che si sarebbe dovuto svolgere «nel più assoluto silenzio» e che invece si è tramutato in «offese, ingiurie, atti di sopraffazione delle volontà e delle libertà altrui», come raramente si è visto nel nostro Paese. È durissima la nota dell’Arcidiocesi di Potenza che descrive quanto avvenuto domenica pomeriggio, davanti alla chiesa della Trinità del capoluogo, dove, in occasione della prima Messa celebrata dal ritrovamento del cadavere di Elisa Claps nel sottotetto dello stesso tempio, il 17 marzo 2010, l’associazione Libera ha promosso un presidio davanti al luogo di culto, partecipato da 1.000 persone secondo gli organizzatori, svoltosi con ben altre modalità rispetto alle attese. La celebrazione eucaristica, alla quale hanno assistito circa 100 fedeli, è stata presieduta dall’arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Salvatore Ligorio, contestato per la decisione di tornare a celebrare la Messa in quel luogo sacro.
Il presule, giunto in chiesa accompagnato da due sacerdoti, ha attraversato la folla in attesa: appena è entrato, la gente ha applaudito ironicamente e ha cominciato a scandire: «Vergogna, vergogna!», e a ripetere il nome di Elisa. La folla (vi era anche il fratello di Elisa, Gildo Claps) è cresciuta con il passare del tempo. All'inizio della celebrazione, Ligorio ha detto che la riapertura della chiesa, il 24 agosto scorso, è avvenuta «su mandato che papa Francesco mi ha dato incontrandomi di persona. Il Pontefice ha sottolineato che la chiesa deve essere un luogo di preghiera». All'omelia, l’arcivescovo, citando i brani delle Scritture letti poco prima, ha ripetuto: «Io resto quieto e sereno come un bimbo svezzato nelle braccia della madre», evidenziando la «libertà per chi segue Cristo come per chi non vuole seguirlo».
Alla fine della Messa, Ligorio e i sacerdoti sono usciti accompagnati da alcuni poliziotti. La folla ha ripetuto applausi ironici e alcuni hanno gridato: «Vergogna! Assassini!». A bocce ferme, dalla curia arcivescovile è trapelato «stupore, rammarico e sconcerto per l'annuncio di una manifestazione silenziosa che non è stata tale«, e che invece «ha disturbato la celebrazione religiosa per tutta la sua durata». La libertà di «manifestazione del pensiero e quella di riunione – è detto in una nota - non possono mai trasmodare in offese, ingiurie, atti di sopraffazione della volontà e delle libertà altrui. La funzione religiosa è stata, tra l’altro, ininterrottamente disturbata da urla, canti, musiche ad alto volume».
La Chiesa ha stigmatizzato «quegli atteggiamenti che si sono concretizzati anche in sputi all’indirizzo di chi ha preso parte alla funzione religiosa e non può tollerare altri comportamenti espressivi di odio, di violenza verbale e fisica e di derisione come quelli diretti all’indirizzo di quanti hanno partecipato alla Messa e anche dell'arcivescovo e dei sacerdoti. Il tutto – denuncia l’Arcidiocesi - è accaduto senza un adeguato dispositivo di sicurezza a garanzia dei diritti costituzionali».
Inoltre, la curia ha ricordato che l'arcivescovo ha promosso vari incontri con la famiglia Claps e che «nell'ultimo, tenutosi il 1° agosto a casa loro, presenti il vicario episcopale don Antonio Savone e don Marcello Cozzi, la famiglia ha tuttavia ritenuto di interrompere in maniera brusca ogni dialogo». A conferma di ciò, il fratello di Elisa, Gildo, ha ribadito di «non volere un colloquio con Ligorio» e che «questa chiesa potrà riabilitarsi solo quando farà i conti con la vicenda di Elisa. Il problema è nella curia potentina», ha sentenziato.
Allo stesso presule sono giunti numerosi messaggi di solidarietà, tra i quali, a nome della Chiesa italiana, quello del segretario generale della Cei, l'arcivescovo Giuseppe Baturi. «Siamo vicini con la preghiera e comprendiamo il dolore della famiglia Claps - scrive l'arcivescovo di Matera-Irsina e vescovo di Tricarico, Antonio Giuseppe Caiazzo - perché è anche il nostro dramma e di quanti cercano la verità, la giustizia e rifuggono compromessi omertosi, ma l'affermazione di questo insopprimibile diritto non giustifica violenze di nessun tipo. Siamo, però, profondamento colpiti dai gravi giudizi espressi nei confronti dell'arcivescovo Ligorio che sappiamo uomo mite e seminatore di pace e fraternità».
A 24 ore dall'evento, il presidio di Libera di Potenza ha fatto sapere di «non volersi sottrarre all'assunzione di responsabilità rispetto ad alcuni episodi avvenuti durante il sit-in» e «si scusa per i toni accesi utilizzati da alcuni tra coloro che hanno partecipato. Lo facciamo perché è giusto, ad un certo punto, fare i conti con le proprie inadempienze, quando e se si verificano. Inopportune alcune cose gridate, da cui prendiamo le distanze», e «deplorevoli» anche gli atteggiamenti descritti dal vescovo. «Davanti alla Trinità c'era una comunità ferita che da trenta lunghi anni attende una verità ancora non pienamente restituita. E ieri ha voluto far sentire la propria voce. Una piazza - si legge ancora nella nota - che non era solo di Libera ma di tutti».