Un bambino nato prematuro in terapia intensiva - Ansa/Epa
Sono piccoli piccoli, certe volte tanto piccoli che li si può tenere sul palmo di una mano. Eppure la loro forza è talmente grande da superare sfide così pesanti che piegherebbero un adulto. Perciò si aggrappano alla vita dal primo respiro e stringono con energia il dito dei genitori da dentro le incubatrici, dando loro il coraggio a spaventati neo mamme e neo papà. Il mondo dei neonati in terapia intensiva è un microcosmo di piccoli grandi "miracoli"; un condensato di tante storie: storie di gioia, storie di decisioni difficili, storie di conflitti familiari, storie di abbandoni e di ricongiunzioni. Un universo complesso dentro il quale, in punta di piedi e con particolare discrezione, conduce il volume "Piccoli piccoli. Storie di neonati nell’Italia di oggi" scritto da Mario De Curtis e Sarah Gangi (edizioni Laterza), rispettivamente il già direttore dell’unità di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale del Policlinico Umberto I, oltre che professore ordinario di Pediatria presso la facoltà di Medicina dell’università La Sapienza, e della responsabile del servizio psicologia di quel reparto. Scorrendo le oltre 160 pagine, si entra così nei momenti complessi di un parto prematuro, di una vita appesa ad un filo dove madri e padri di estrazioni, culture e religioni diverse diventano uguali e pervasi dalla stessa sensazione d’impotenza; si entra nel tortuoso percorso di pensieri che si accavallano alle paure nella mente dei genitori, nei dubbi e nella fragilità di dover fare scelte faticose dall’esito incerto.
Ma è dalla determinazione di quei piccoli corpi nelle incubatrici pieni di tubicini e drenaggi che s’impara di più. Ad insegnare il senso della vita c’è infatti la storia di Giulio, Giada e Ginevra, gemellini nati da una madre single e ostinata; c’è la storia di Steve che alla nascita dopo 23 settimane pesava appena 600 grammi. Accanto c’è la storia di Dario che la madre ha scelto di lasciare in ospedale perché frutto di un adulterio. Poi ancora Beatrice, Magedara, Margherita. Con delicatezza comunque vengono raccontate esperienze di procreazione medicalmente assistita, di abbandoni per figli nati da relazioni extraconiugali o da abusi, di figli vittime di genitori tossicodipendenti. Con delicatezza, appunto. Ponendo domande di senso, interrogativi che anche medici e infermieri davanti a certe situazioni si chiedono. E in questo modo si impara a guardare le situazioni da una prospettiva inedita, volgendo lo sguardo su quei tanti operatori che nei reparti di terapia intensiva lavorano ogni giorno. E di cui si parla troppo poco.
L’obiettivo del volume, in cui nei sette capitoli le storie dei neonati e dei loro genitori vengono ampliate da una documentata analisi medico-statistica su fenomeni sociali e questioni mediche, è duplice, spiega la coautrice Sarah Gangi. Da un lato, «far sentire meno soli i tanti neo genitori che si trovano in situazioni difficili e che stanno soffrendo»; dall’altro cercare di dare «informazioni serie e documentate» su questioni bioetiche. E, ancor più in questo momento, il libro vuole essere anche «un orgoglioso tributo all’impegno che ogni giorno, tra mille difficoltà, il personale del Sistema sanitario nazionale dedica ai pazienti». Queste storie di sofferenza, ma anche di gioia – conclude Mario De Curtis – inducono perciò «a riflettere sul valore della vita, sui diritti della persona e del bambino, che dovrebbe essere sempre amato e protetto, soprattutto in presenza di situazioni che spesso documentano una profonda crisi della famiglia e un’inadeguatezza della società ad affrontare temi importanti come la maternità e l’infanzia».
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