martedì 25 giugno 2024
Rapporto ConfcommercioI-sfort: negli oltre 3.800 centri c'è un patrimonio che potrebbe entrare nel circuito del turismo internazionale, ma è soffocato dalla mancanza o scarsa accessibilità
Tre anziani a Sant'Arcangelo in provincia di Potenza

Tre anziani a Sant'Arcangelo in provincia di Potenza - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Grandi potenzialità di sviluppo e vocazione al turismo, ma mancano i treni. Il “bravo ma non si applica” adattato all’Italia dei piccoli Comuni nelle aree interne del Paese. Sono oltre 3mila e 800, la metà del totale di quelli totali, e comprendono quasi un quarto della popolazione. Tradizioni e piatti tipici, le piccole vie che si incrociano per portare al piccolo centro, l’odore di pane, il cane che abbaia scorrazzando in libertà. Un patrimonio locale che potrebbe entrare nel circuito del turismo internazionale, ma è soffocato dalla mancanza o scarsa accessibilità.

Nei Comuni delle aree interne vive quasi un quarto della popolazione, poco meno di 14 milioni di residenti. Oltre l'80% si trova in zone rurali, sono collocati soprattutto al Sud (il 67%) e sono principalmente sotto i 5mila abitanti. Gli svantaggi in termini di mobilità limitano l’accesso ai servizi essenziali e la crescita di attività economiche. È quanto emerge dall’indagine di Confcommercio, realizzata in collaborazione con Isfort.

Il 77% dei comuni delle aree interne è a vocazione turistica: un universo di quasi 3mila Comuni, maggiore al Centro-Nord, in cui vive il 91% della popolazione complessiva di questo segmento del Paese. Questa vocazione al turismo è legata non solo aa fattori primari, come le condizioni ambientali o il patrimonio storico, artistico e culturale, ma anche dalla presenza di strutture ricettive, musei e visitatori. In questo senso, esempi eclatanti sono le aree alpine e le zone del Centro Italia. Nel Mezzogiorno e nelle Isole, invece, sono soprattutto comuni costieri a rientrare nelle aree interne proprio per la loro condizione di perifericità.

La ridotta accessibilità penalizza le possibilità di sviluppo delle aree interne e l’ingresso nel mercato turistico internazionale. La mancanza o la carenza di infrastrutture e di servizi di mobilità non solo determina la marginalità dei territori ma riduce anche le potenzialità di sviluppo che, se opportunamente valorizzate, possono restituire centralità a questi luoghi facendo leva sulle peculiarità delle risorse locali e del patrimonio ambientale, artistico e culturale. Infatti, i Comuni delle aree interne contribuiscono ad appena il 17,4% della mobilità italiana, misurata in passeggeri per chilometro, quasi tutto imputabile a quelli turistici. In particolare, tra i punti di debolezza si segnalano la forte dipendenza della popolazione dall’uso dei mezzi di trasporto privati (circa l’80%), l’inefficienza del trasporto pubblico locale, anche se il settore delle autolinee commerciali mostra segnali di dinamicità, e l’inadeguatezza del trasporto ferroviario. A riprova del fatto che circa il 90% della popolazione di questi territori non utilizza né l’autobus né il treno. «si tratta, in sostanza, di attuare un piano concreto di interventi ed azioni improntati alla flessibilità, alla sostenibilità e alla compatibilità», ha sottolineato Giacomo Bramucci, membro del Consiglio di Confcommercio incaricato per i borghi.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: