venerdì 13 settembre 2024
Dario Iacovacci rivela i timori di Vittorio poco prima dell’agguato: «Mi disse che c’era troppa agitazione. Alcuni personaggi non lo convincevano. Anche la Difesa faccia chiarezza»
Vittorio Iacovacci

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«Mi chiedo perché l’Arma dei carabinieri non si sia costituita parte civile. Eh sì, perché in Congo è morto anche un carabiniere. Mio fratello Vittorio». Lo sfogo di Dario Iacovacci investe in pieno gli onorevoli. È un militare, come suo fratello. Per questo gli fa doppiamente male vedere che la verità sull'agguato di tre anni fa in Congo è ancora lontana. Per questo ha condiviso la scelta di Salvatore Attanasio -papà dell'ambasciatore Luca Attanasio - di recarsi a Roma per rivolgere un appello diretto alle forze politiche. Dario infatti va dritto al punto - abituato com'è, da sottufficiale delle forze speciali, a trovare soluzioni rapide ed efficaci - e fatica a comprendere le tortuosità della Ragion di Stato.

«Quando il generale Mori è stato indagato (per presunte complicità nelle stragi di mafia, ndr), l’Arma non ha esitato a schierarsi dalla sua parte. Non è accaduto altrettanto con la mia famiglia. Non c’erano al processo ai due funzionari del Pam, e questo mi fa pensare che purtroppo in questa storia tutti abbiano qualche responsabilità». Iacovacci recapita un messaggio anche al ministro Guido Crosetto: « Auspico che anche la Difesa si schieri in prima linea per chiarire la dinamica dell’agguato di Goma. Bisogna fare piena luce su una missione su cui erano già emerse in precedenza alcune criticità». Linguaggio tecnico, da “operativo”. Ma una volta terminato l’incontro alla Camera, Iacovacci non ha difficoltà a spiegare il concetto in modo più esplicito. E rivela che, poche ore prima della partenza del convoglio del Pam, suo fratello lo chiamò manifestandogli una certa preoccupazione. «Non ricordo bene se era il giorno stesso o quello precedente, appena dopo il loro arrivo nel Nord del Congo. So che erano in un edificio, probabilmente del Pam, e si stavano preparando a partire con le jeep. Ebbene lui mi disse che la situazione non era chiara. Nell’aria c’era troppa agitazione…».

Segno inequivocabile, all’occhio allenato di un militare ben addestrato, che qualcosa non sta andando come dovrebbe. Iacovacci aggiunge però anche un altro dettaglio prezioso, finora mai emerso. «Mi disse anche che sul posto c’erano alcuni personaggi che non lo convincevano, non gli piacevano… Ma per ora non voglio dire di più. Lasciamo che le indagini proseguano. Certamente dentro di me ho tanti dubbi». Coabitano con il dolore, enorme. «Questo evento ha sconvolto la mia vita, quella della mia famiglia e della compagna di Vittorio: avrebbero dovuto sposarsi. Non posso accettare un sistema che usa l’immunità in questo modo, credo che lo strumento sia da rivedere. Continuo a chiedermi come sia possibile non risolvere questa situazione. Oppure non si agisce per convenienza?»

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