L'imbarcazione "Bayesian" vittima del maltempo - Ansa
Il maltempo è stato la causa, con una violenta tromba d’aria, della tragedia che si è consumata ieri, nelle acque di Porticello, frazione del Comune di Santa Flavia, in provincia di Palermo. Uno yacht a vela, imponente e lussuoso, il Bayesian, è affondato intorno alle quattro del mattino. A bordo c’erano ventidue persone, turisti impegnati in una vacanza siciliana. Il bilancio provvisorio della giornata dice che ci sono ancora sei dispersi. Un corpo, verosimilmente quello del cuoco di bordo, è stato recuperato. In quindici sono stati messi al sicuro. Fra i dispersi, il tycoon inglese Mike Lynch, 59 anni, fondatore della multinazionale dell'informatica “Autonomy”. Un uomo ricco e famoso, definito in patria il “Bill Gates britannico”. La moglie, Angela Bacares, è tra le persone soccorse, secondo i media del Regno Unito. A quanto riporta il Times, tra i dispersi figura anche Jonathan Bloomer, 70 anni, presidente della Morgan Stanley International, amico stretto di Mike Lynch.
Gli speleo-sommozzatori dei Vigili del fuoco provenienti da Roma, da Sassari e da Cagliari, sono arrivati, ieri pomeriggio, per le ricerche a cinquanta metri di profondità, dove si trova l’imbarcazione. Non pioveva da tanto a Palermo, alle prese, come l’intera Sicilia, con gravissimi problemi di siccità. L’acquazzone che si è abbattuto sulla città e sulla provincia, domenica pomeriggio, per poi ripetersi di notte, era stato salutato sui social come una benedizione, dopo tanta arsura. Solo ieri mattina si è appreso del tragico evento. Tra i primi a muoversi per cercare di dare una mano, l’equipaggio della nave olandese Sir Robert Baden Powell, che stazionava in zona. Questa la testimonianza del comandante, Karsten Börner, viso incorniciato da barba e capelli bianchi: «Avevamo intenzione di rientrare in porto, ma abbiamo visto che il tempo era brutto. Così abbiamo cercato di stabilizzare la barca, poi abbiamo visto un’altra barca che stava affondando, accanto a noi e abbiamo subito prestato soccorso».
«Siamo stati investiti dalla tempesta – ha proseguito il comandante -, abbiamo provato a tenere la posizione con i motori accesi. Infine, abbiamo capito che la barca accanto alla nostra non c’era più. Abbiamo visto un razzo rosso di segnalazione, così io e il mio primo ufficiale siamo saliti sul tender e siamo andati a prestare soccorso: abbiamo recuperato quindici naufraghi, compresa una bambina. Dopo avere lanciato l'allarme sono arrivate anche le unità della Guardia costiera. Sentivamo delle urla, abbiamo continuato a perlustrare la zona ma non abbiamo trovato nessuno oltre le persone che avevamo già aiutato».
Diverse sono le voci che hanno fissato i momenti drammatici dell’affondamento. «Ero a casa quando c'è stata la tromba d'aria – ha raccontato Pietro Asciutto, pescatore di Porticello -. Ho chiuso le finestre. Poi ho visto l'imbarcazione, aveva un solo albero, era molto grande. L'ho vista affondare così, davanti ai miei occhi». «Intorno alle 3.55 abbiamo assistito alla tromba d’aria. Dopo un quarto d’ora abbiamo visto un razzo a 500 metri di distanza dalla banchina – ha ricostruito Fabio Cefalù, un altro pescatore -. Verso le 4.35 siamo usciti in mare per dare aiuto, però abbiamo visto solo i resti dell'imbarcazione che galleggiavano. Non c’erano uomini a mare. Abbiamo subito chiamato la capitaneria di porto».
La Procura di Termini Imerese ha aperto un'inchiesta per accertare l'esatta dinamica della sciagura. La tromba d'aria ha colpito anche altre imbarcazioni e diversi locali lungo la costa. «Esprimo il mio più profondo dolore e sgomento oltre alla sincera vicinanza alle famiglie colpite dal tragico naufragio della nave a vela inglese al largo delle coste siciliane a causa del maltempo» ha detto il presidente della Regione, Renato Schifani. «Le mie preghiere in questo momento sono rivolte ai dispersi del naufragio della barca a vela a Porticello. Ai passeggeri e ai membri dell'equipaggio tratti in salvo va tutta la mia vicinanza» ha detto il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. Il giorno della tragedia di Porticello è tramontato con un sentimento condiviso di dolore e di apprensione. Quello che sorge oggi sarà un martedì di lacrime, ricerche e preghiere.
Sofia, la bimba che s'è salvata, e il racconto choc della madre
La bambina sopravvissuta alla tragedia del veliero Bayesian, affondato a Porticello, è stata trasportata, subito dopo, all’Ospedale dei Bambini di Palermo. Sta bene. Si chiama Sofia e ha un anno. Sua madre l’ha salvata dal naufragio, afferrandola in mezzo alle onde, quando il tempo stava per scadere. I medici e gli infermieri del nosocomio l’hanno successivamente tranquillizzata. Sofia è rimasta a lungo abbracciata alla mamma, in corsia. Aveva paura. Piangeva. «Poi ha cominciato a relazionarsi con noi – racconta Domenico Cipolla, il primario, da anni nella trincea della sanità siciliana –. Ha mangiato un po’ di pane, qualche biscottino. È stata sistemata in una culla con dei pesci di peluche arancioni che le sono piaciuti molto». Nelle stanze della degenza ci sono sempre dei giocattoli per alleviare lo spavento, o, più semplicemente, per accogliere i più piccoli e farli sentire il più possibile a casa.
È stata Charlotte Golunsky, la mamma di 35 anni, a evitare l’irreparabile. «Siamo finiti in mare e per due secondi ho perso Sofia – ha raccontato – poi l'ho subito riabbracciata. L'ho tenuta forte, stretta a me, tra le onde. Per fortuna si è gonfiata la scialuppa di salvataggio e in undici siamo riusciti a salirci sopra». Charlotte, nazionalità britannica, era a bordo della Bayesian insieme alla figlia, al marito James Emsilie, di 35 anni, ai colleghi di una società di Londra e ad alcuni amici. Lei ha riportato qualche escoriazione.
Ma il macigno sul cuore, per la tragedia di un naufragio, resterà lì molto a lungo. «È stato terribile – ha detto ancora Charlotte - in pochi minuti la barca è stata investita da una tromba d'aria e da un vento fortissimo. Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di capire cosa stesse accadendo, la barca è affondata e ci siamo ritrovati tutti in mare...». La piccola comunità cittadina che ha assistito al disastro del veliero è scesa in campo, per cercare di dare il massimo appoggio possibile. Giuseppe D’Agostino, sindaco di Santa Flavia, ha confortato i superstiti ospitati in albergo. «Sono tutti molto provati e nemmeno riescono a parlare, come è ovvio che sia – ha riferito -. Il nostro paese ha mostrato, ancora una volta, il suo cuore generoso. Tutti si sono impegnati per alleviare la sofferenza: dai pescatori che si sono precipitati in mare, ai commercianti che hanno offerto generi di prima necessità». «La direzione ha messo a disposizione camere per gli sfollati così come parte dei nostri uffici sono utilizzati per coordinare le operazioni di terra e mare» ha detto Manuel Dallori, amministratore delegato della società che gestisce i servizi alberghieri del Domina-Zagarella, il resort di Santa Flavia che ha dato riparo ad alcuni dei sopravvissuti.