mercoledì 6 maggio 2009
L’esempio dell’edilizia del Parco del Sole nel centro dell’Aquila Le strutture sono indenni: le famiglie uscite illese dopo il sisma.
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Per entrare nel tunnel semibuio bisogna procedere uno alla volta, la galleria alta un metro e mezzo e larga sessanta centimetri che collega le fondamenta delle tre palazzine non sembra essere stata aggredita dalle decine di scosse di queste settimane. Non un calcinaccio a terra, non una vite fuori posto nei ganci che tengono sospesi i condotti dell’acqua, non un tubo lesionato per tutti i cinquecento metri di lunghezza, non un mattone delle tamponature scheggiato e, apparentemente, non una crepa nei sovradimensionati pilastri di cemento armato. Pensare che queste strutture siano state edificate negli anni ’60, nel cuore del Parco del Sole, nel centro del capoluogo aquilano, quando non esisteva alcuna normativa antisismica, sembra inverosimile; ancor più incredibile è percorrerli, facendosi largo tra le ragnatele, senza vedere alcun segno di terremoto: niente sulle pareti, niente fango a terra. A pochi metri dall’ingresso della palazzina C il tunnel si dirama prendendo le sembianze di un vero e proprio labirinto. I cunicoli, pensati dal progettista per meglio collegare le utenze del complesso residenziale, in corrispondenza degli edifici sovrastanti mostrano i mastodontici pilastri delle fondamenta. A scrutarle dall’alto al basso non si vede nemmeno un angolo scheggiato; eppure il terremoto alle 3.32 del 6 aprile ha provocato un movimento tale da creare una sollecitazione impressionante su queste strutture. Ma a stupire, anche ad un occhio non esperto, sono i mattoncini di riempimento rossi tra un pilastro e l’altro completamente integri ed allineati; in caso di sisma infatti, sono queste le prime finiture a “saltare”. I piloni si susseguono uguali e senza un graffio passando in rassegna tutte le fondamenta. A sentire chi questi palazzi li conosce come le sue tasche, la storia si fa interessante. Le colonne di circa cinquanta centimetri, infatti, dovevano sorreggere una struttura di sette piani, poi ridotta a cinque perché il costruttore che avrebbe occupato l’attico di uno degli edifici, era convinto che durante un sisma due rampe di scale in meno potevano salvare la vita. Il terremoto lo terrorizzava a tal punto che quando costruiva i palazzi esagerava con calcestruzzo e ferri in travi e pilastri, insomma. Franco Setta, noto imprenditore edile aquilano degli anni ’50, aveva fatto lo stesso per Parco del Sole, l’insediamento prima pensato come un complesso alberghiero e poi destinato ad uso abitativo, proprio sotto la basilica di Collemaggio. È grazie alla “fobia” di Setta se le 36 famiglie che vi risiedevano sono uscite tutte illese la notte del 6 aprile. «Mio marito aveva una paura matta del terremoto – racconta la vedova del costruttore, Anna Catalano – ricordo ancora quando vennero gli ingegneri per fare il collaudo della struttura, dissero a Franco se avesse dovuto costruire un grattacielo con tutti quei ferri nei pilastri. Mi ripeteva sempre che poteva vivere solo in questi palazzi per quanto erano resistenti». Sono ferri lisci quelli che in un solo punto delle intere strutture il terremoto ha portato a vista (cinquant’anni fa non ve ne erano zigrinati, come oggi), ma a stupire è la maglia fitta di quadrati dieci centimetri per dieci, quando di norma basterebbe una distanza doppia. Altrettanto curioso è analizzare la resistenza al carico di pilastri e travi; lo “sclerometro”, strumento che misura la resistenza del cemento armato, indica un valore di 450 nelle colonne delle palazzine; per gli edifici ad uso abitativo a quell’epoca, ma anche adesso, si progetta senza problemi e secondo la legge tra 250 e 300. Insomma il buon costruttore ha aumentato di oltre un terzo la quantità dei materiali e queste palazzine, seppur momentaneamente inagibili per alcune tamponature pericolanti, hanno probabilmente resistito proprio per questo alla furia dello sciame sismico. A confermarlo è l’ingegner Sergio Rossi della Protezione civile abruzzese che ha appena ispezionato gli edifici: «La struttura armata ha retto molto bene, quindi la sua costruzione è stata fatta a regola d’arte. Poi nell’unico punto in cui sono visibili i ferri posso dire che ce ne sono davvero molti». Durante un terremoto di questa intensità - continua il capo della squadra che sta effettuando i sopralluoghi - «da un palazzo costruito nel 1960 possiamo solo pretendere che faccia uscire vivi gli inquilini;
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