I Navigli di Milano presi d'assalto in una delle serate estive - Fotogramma
Il 2024 non è ancora finito, ma per il turismo milanese ha già raggiunto numeri da record. Nei primi sei mesi dell’anno gli arrivi in città sono cresciuti del 6% rispetto al 2023, superando i livelli del 2019, considerato l’anno d’oro per il turismo meneghino, del 16,5%. Anche gli aeroporti milanesi segnano un’importante crescita dell’11% rispetto allo scorso anno, una crescita trainata soprattutto dagli arrivi internazionali: la quota di visitatori stranieri è salita infatti dal 57,3% del 2019 al 61,7% del 2023, con gli Stati Uniti al primo posto. «Dal post Covid in poi, c’è stata una forte ripresa dei flussi turistici e ovviamente manca ancora quel turismo internazionale legato ad aree di conflitto, ad esempio l’area russa e ucraina – commenta Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Monza, Lodi e Brianza –. I dati di oggi ci parlano di numeri percentualmente più importanti rispetto al 2019, numeri che hanno compensato alcune situazioni che invece ancora portano addosso gli effetti della crisi».
Aumenti nel costo delle materie prime e dell’energia e la crescita di alcune tassazioni locali - come il canone per la concessione di suolo pubblico cresciuto del 35% o l’incremento dell’Area C del 50% -, hanno determinato un aumento dei costi per le attività commerciali che, in parte, sono ricadute sui consumatori. «Le presenze turistiche, soprattutto internazionali, hanno compensato questi aumenti di costi per le imprese e questa non capacità di spesa degli italiani: questo ha permesso che Milano uscisse a testa alta dal post Covid e ancora oggi ha delle performance importanti per quanto riguarda il tema dei consumi», aggiunge Barbieri. Solo nei mesi di aprile, maggio e giugno scorsi, gli acquisti “tax free” sono cresciuti di oltre il 10% rispetto agli stessi mesi del 2023. Tra gli acquirenti internazionali, i più numerosi sono stati i cinesi e quelli provenienti dai Paesi vicini alla Cina (20%), gli americani (17%), quelli provenienti dai Paesi del Golfo (13%) e dal sudest asiatico (10%). Lo scontrino medio è stato di 1.382 euro; la spesa maggiore è stata quella dei visitatori cinesi, con scontrini che hanno sfiorato i 2mila euro. La maggior parte degli acquisti, pari all’82% si è concentrata nel settore dell’abbigliamento, il 14% in gioielleria e orologi.
A spingere la macchina turistica milanese ci sono soprattutto i grandi eventi che hanno caratterizzato questi mesi estivi. Il catalizzatore maggiore è stato il doppio concerto di Taylor Swift (sabato 13 e domenica 14 luglio), che ha portato alla città un indotto economico complessivo di quasi 180 milioni di euro. La spesa maggiore è si è registrata negli alloggi, a cui sono seguiti i servizi di ristorazione, i biglietti per il concerto e il trasporto locale. Le strutture alberghiere hanno registrato una crescita del 4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, 11,2% l’aumento per B&B e case vacanza.
«Vent’anni fa Milano viveva solo un turismo di business con una presenza di persone dal lunedì al venerdì. Oggi invece vediamo una presenza turistica a tutto tondo, per una città che viene visitata tutti i giorni, per le sue attività e i suoi eventi – spiega ancora Barbieri –. Ora Milano vive tutto l’anno. Se penso anche solo a dieci anni fa, ad agosto era tutto chiuso: oggi invece tutte le attività sono in funzione e la città è piena di turisti. Stesso discorso vale per mesi come dicembre, quando tutti i milanesi sono in montagna: molti turisti vengono a Milano ad apprezzare la bellezza del mese di dicembre, con una città che si trasforma molto tra luminarie e iniziative tecniche di attrazione. Infatti, registriamo percentuali di presenze sempre molto importanti».
Di fronte a flussi turistici così importanti, c’è da un lato la previsione del governo di aumentare l’imposta di soggiorno, ma dall’altro c’è anche chi teme che le presenze sempre più massicce di visitatori possano danneggiare il capoluogo. Nei giorni scorsi The Economist ha pubblicato un report in cui Milano figurava al terzo posto tra 20 città per il cosiddetto overtourism, il turismo di massa incontrollato, a conferma di un fenomeno che si fatica ad arginare nella metropoli lombarda.
«La preoccupazione forte che adesso noi abbiamo è per questo fatidico decreto ministeriale che vuole permettere di aumentare ancora l’imposta di soggiorno. Noi ci auguriamo che non avvenga, perché sarebbe solo un motivo per fare cassa nei confronti dei Comuni: non si può continuamente pesare sulle imprese e nello stesso tempo sui turisti e sui consumatori in generale. Sul fronte del cosiddetto overtourism di cui si parla tanto, per cui anche il sindaco si è detto preoccupato, io andrei molto cauto. Certo, ci sono giornate in cui in Galleria Vittorio Emanuele o in piazza Duomo si fa fatica a camminare; ma se ci si allontana appena un po’ la situazione è molto più tranquilla. Poi, ripeto, meno male che ci sono le presenze turistiche», conclude Barbieri.