venerdì 18 ottobre 2024
Manifestazione con i ministri Giorgetti, Valditara e Calderoli, oltre a parlamentari nazionali e regionali del Carroccio. Arringa della Bongiorno. Assegnata la scorta alla pm
La manifestazione della Lega a Palermo

La manifestazione della Lega a Palermo - Ansa

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In piazza Politeama a Palermo manifestazione della Lega per solidarietà a Matteo Salvini, per il quale la Procura ha chiesto sei anni di carcere per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere impedito cinque anni fa - quando era ministro dell'Interno nel governo Conte 1 - lo sbarco a 147 migranti soccorsi dalla Open Arms rimasti in mare per 19 giorni. In piazza ci sono i ministri Giancarlo Giorgetti, Giuseppe Valditara e Roberto Calderoli, oltre a parlamentari nazionali e regionali del Carroccio. Presenti anche alcuni cittadini militanti. «Credo di essere un cittadino libero che va dove ritiene di dovere andare, manifestare la solidarietà a Matteo Salvini credo sia un atto doveroso per chi crede nella sua politica». Così il ministro Valditara ha risposto ai cronisti che gli hanno chiesto se sia opportuna la sua presenza come rappresentante delle istituzioni alla manifestazione in sostegno di Salvini. «Sono qui primo perché ero al governo con lui in quel momento e secondo perché sono della Lega come lui», sottolinea il ministro dell'Economia. «Io ho legittimo diritto come cittadino a manifestare non contro qualcosa, ma a sostegno di Salvini. Sono convinto che la difesa dei confini sia sacra e un dovere e per me Salvini dovrebbe essere premiato, non punito, peggio ancora condannato». A dirlo è stato il ministro per gli Affari regionali.

"Colpevole di avere difeso l'Italia, art.52 la difesa della patria è sacro dovere dei cittadini #iostoconSalvini" è la scritta che campeggia sulle magliette nere con stampato al centro il volto di Matteo Salvini indossate da dirigenti e militanti della Lega in piazza a Palermo. Attraverso gli altoparlanti vengono diffusi stralci degli interventi in Tribunale dell'avvocata Giulia Bongiorno, legale di Salvini.

L'arringa difensiva della Bongiorno

«Open Arms ha avuto innumerevoli possibilità di fare sbarcare i migranti soccorsi, ma ha opposto innumerevoli rifiuti e dall'1 al 14 agosto del 2019 ha scelto di bighellonare anziché andare nel suo Stato di bandiera, la Spagna». Inizia così l'arringa difensiva di Giulia Bongiorno, legale del ministro Salvini, sotto processo a Palermo per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per non aver fatto sbarcare i migranti soccorsi dalla nave Open Arms ad agosto del 2019. L'imputato è presente in aula.

«Gli orari in questo processo hanno un significato fondamentale. Sappiamo che una cosa è soccorrere e un'altra è prendere appuntamento. Una cosa è imbattersi e un'altra è concordare una consegna. Chi ha dato puntuali informazioni a Open Arms, prima di Alarm phone?». Così la legale proseguendo l'arringa difensiva al processo Open Arms. «Il soccorso in mare non è una operazione "fai da te", ci sono delle fasi da seguire e rispettare», dice. «Open Arms non si è imbattuta casualmente nel barcone coi migranti né a indicare alla ong la barca coi profughi fu Alarm Phone. La verità è che ci fu una consegna concordata perché qualcuno ha dato indicazioni precise a Open Arms molto prima della segnalazione di Alarm Phone che, peraltro, non era corretta. Open Arms stava dirigendosi a Lampedusa e invece improvvisamente cambia direzione e comincia a pendolare in attesa - spiega -. Alle 8 si registra una accostata, un cambio repentino di rotta e alle 8.30 un cambio di velocità. Cosa è accaduto?". Da qui l'idea che la ong spagnola Open Arms avesse concordato il soccorso dei profughi». «Il video girato dal sommergibile Venuti parla chiaro: non c'era alcuna avaria, la barca coi migranti non era fuori controllo. L'imbarcazione aveva capacità governo e c'era chi manovrava verso poppa. Non c'era poi nessuno squarcio: persino il consulente dell'accusa ha detto che quello che è stato fatto passare come un buco era solo una chiazza di colore diverso. La barca era integra, non c'era alcun distress e i motori funzionavano», continua.

«Nell'agosto del 2019, dopo il soccorso di un gruppo di migranti nel Mediterraneo, il Pos, cioè il porto sicuro, è stato dato due ore dopo l'ingresso della Ong Open Arms in acque territoriali italiane. La circostanza è stata annotata nel diario di bordo», precisa. E aggiunge: «Nella decisione del Tar del 10 agosto non c'era alcuna sospensione o annullamento del divieto di ingresso della Open Arms, i giudici si limitano a consentire l'ingresso nelle nostre acque per garantire assistenza alle persone soccorse più bisognose. Il Tar non parlava di annullamento, diceva solo che, in attesa di discutere, si doveva dare assistenza».


«Prima redistribuire i migranti con i Paesi europei, poi farli sbarcare: questa era la linea politica del governo e ogni azione ha seguito questa linea. Già nel caso Diciotti Conte scrisse all'Europa che prima si redistribuisce poi si fa sbarcare. L'indirizzo era questo», ricorda Bongiorno.

Assegnata la scorta alla pm

Dopo la valanga di insulti e minacce social, seguite alla richiesta di pena fatta dalla Procura di Palermo al processo al ministro Matteo Salvini, imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio, è stata assegnata la scorta alla pm Giorgia Righi, una delle magistrate che rappresenta l'accusa. Righi, che fa anche parte della Direzione Antimafia, era l'unica del pool a non essere ancora tutelata.

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