La mobilitazione dei comitati del "No" alla realizzazione del cosiddetto "Pizzone II", l'ampliamento della centrale Enel situata dentro il Parco nazionale d'Abruzzo
Fa discutere il piano di ampliamento di un impianto tra Abruzzo, Molise e Lazio. Dopo le proteste di enti locali e comitati, concessi 120 giorni per raccogliere istanze migliorative da parte del territorio Isernia Una nuova centrale idroelettrica, anzi, tecnicamente un impianto di generazione e pompaggio, nel bel mezzo del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sta scatenando le proteste della popolazione locale da un lato, con tanto di manifestazioni di protesta, comitati e raccolta di firme anche online. Un’opera così discussa da aver già portato alle rassicurazioni dell’Enel, che ha garantito di voler rivedere il progetto dall’altro. Il progetto in questione è il nuovo impianto, denominato “Pizzone II”, e riguarda una centrale Enel che già esiste: questo ne sarebbe il colossale ampliamento. L’impianto dovrebbe sorgere proprio al confine tra Molise e Abruzzo, in una zona di rara bellezza ambientale, anche tra le meno conosciute (e a torto) dai turisti del Parco nazionale. Tutta l’opera andrebbe a coinvolgere, nelle provincie di Isernia e L’Aquila, i Comuni di Pizzone, Montenero Val Cocchiara, Alfedena, Castel San Vincenzo, quest’ultimo comprensivo della storica abbazia benedettina di San Vincenzo al Volturno, sotto la giurisdizione ecclesiale della non lontana Montecassino il cui Abate, dom Antonio Fallica, è pure intervenuto sul tema. Il primo dato di fatto, al momento, è che è entrata in vigore una sospensiva di 120 giorni concessa dal ministero dell’Ambiente, perché il progetto in questione venga per l’appunto rimodulato, nelle cui more Enel Green Power sta incontrando le comunità locali per raccogliere istanze di miglioramenti. La società ha intenzione di costruire questo impianto sulla scorta di un mega-progetto di centinaia di pagine ed elaborati tecnici che insiste tra i laghi di Alfedena e Castel San Vincenzo (destinati a fungere da bacini di pompaggio e quindi “svuotati” anche delle potenzialità turistiche), con invasi, scavi, lunghe gallerie nella “pancia” della montagna, pozzi pizometrici, cantieri e relative discariche, cementificazione di aree boschive.
I timori del territorio
La contrarietà delle comunità locali è nota da tempo. Ad iniziare dai vertici del Parco, che hanno subito tuonato: «L'entità, i lavori previsti per la sua realizzazione e la stessa natura dell'opera proposta sono tali da rendere l'intero progetto assolutamente incompatibile con le esigenze di conservazione di una delle porzioni di territorio più pregiate e incontaminate». Ferma anche la posizione del Consiglio regionale del Molise che ha approvato una mozione che impegna il presidente Francesco Roberti a ribadire la contrarietà alla realizzazione dell’opera. Si è fatta sentire anche l’Uncem, l’Unione delle comunità montane, attraverso il presidente nazionale Marco Bussone e quello del Molise e sindaco di Capracotta, Candido Paglione: « Noi vogliamo la transizione verde e la sostenibilità energetica, ma non si vincono così le crisi e non si contribuisce in quel modo a rendere più verde il Paese». Sul versante abruzzese, ad Alfedena è stato costituito il coordinamento “No Pizzone II” e comitati per il no si sono formati anche nella zona di Isernia, come pure si sono palesate preoccupazioni per la salute derivanti dal nuovo impianto, con un intervento dei medici per l’ambiente ad un incontro organizzato dall’associazione Terra Sancti Vincentii.
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Le parole dell’abate
Un intervento, come accennato, c’è stato anche da parte dell’Abate di Montecassino, che prima ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, richiamando soprattutto i termini e i valori dell’attenzione per il Creato cari a papa Francesco, e poi ha incontrato i vertici Enel, insieme a Giancarlo Pozzo, delegato ad omnia per l’Abbazia di San Vincenzo al Volturno. Dopo il colloquio, dom Antonio Fallica ha dichiarato ad Avvenire: «L’ampliamento della centrale comporterebbe un notevole impatto ambientale su un’area molto bella, storicamente significativa e spiritualmente ancor di più. È chiaro che io non ho competenze di carattere tecnico e politico, ma si trattava di porre l’attenzione, come ho già fatto scrivendo al Capo dello Stato, su quello che stava accadendo e rischiava di passare inosservato. Dall’incontro con Enel sicuramente è scaturito un duplice riscontro: la necessità di una maggiore comunicazione e di un maggior dialogo con il territorio e la popolazione locale e contemporaneamente la disponibilità a rivedere il progetto e di considerare più attentamente le ricadute ambientali. Mi piace usare un’immagine se volete banale ma semplice, per rendere l’idea: di certo c’è la giusta preoccupazione di ridurre le centrali a carbone e produrre energia pulita, ma quando si cerca un farmaco, occorre anche prestare attenzione agli effetti collaterali dello stesso».
L’azienda “apre” al confronto
Enel Green Power ha chiesto e ottenuto dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica la sospensione della procedura di valutazione di impatto ambientale «per approfondire ulteriormente – come si legge in una nota ufficiale - le osservazioni e le proposte di enti e stakeholder locali per proseguire con le integrazioni che già sta apportando alla documentazione sulla base degli incontri in corso con il territorio. La società conferma la massima attenzione all’ambiente e alle esigenze delle comunità locali e coglie l’occasione per rimarcare che l’ascolto è un elemento centrale della sua presenza sul territorio». Già oltre 50 gli incontri tenuti e, da quello che si è potuto sapere informalmente, il progetto vira verso una rimodulazione. Ma quanto e se soddisfacente per il territorio è ancora presto per dirlo.