Da escludere? Robert Chemonges, Uganda, il vincitore della 17a Green Europe Marathon, con il tempo di 2:11:45 in una foto del 2016 a Trieste, dove quest'anno non potrebbe correre pur essendo un campione, almeno secondo uno degli organizzatori (Ansa)
"Nessun atleta africano sarà ingaggiato per la mezza maratona". Basta una frase pronunciata in conferenza stampa dall'organizzatore Fabio Carini per accendere le polemiche sul Trieste Running Festival, in programma dal 2 al 5 maggio.
Polemiche, sportive ma soprattutto politiche, che hanno coinvolto pure il governo, dopo la decisione degli organizzatori dell'importante appuntamento sportivo triestino, decisione che è stata motivata dal presidente della società “Adp Miramar”, Fabio Carini, a margine della presentazione con il governatore della Regione Friuli Massimiliano Fedriga, con la volontà di combattere lo sfruttamento dei corridori di colore, spesso a suo avviso utilizzati e sottopagati da manager senza scrupoli. Non ha però spiegato perché nello sport a essere sfruttati sarebbero solo gli africani.
ll dibattito però diventa di fuoco. Il caso finisce anche a Roma e interviene pure Giancarlo Giorgetti, della Lega e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega allo sport, che dice secco: «è sbagliato escludere gli atleti africani. Non è così che si risolvono i problemi». Anche l'assessore alla Sicurezza e immigrazione della Regione Friuli Venezia Giulia Pierpaolo Roberti scarica il responsabile dell'esclusione, negando con forza che sia stata vietata l'iscrizione alla corsa ad alcuno.
Alla fine arriva la marcia indietro, il sabato sera. Carini in in una nota spiega: "L'invito agli atleti africani arriverà come abbiamo fatto con quelli europei, lavorando con quei procuratori che siano in grado di garantire e certificare un comportamento trasparente e tracciabile". "Ho sollevato un problema che esiste - afferma - e che per ipocrisia viene spesso ignorato dagli organizzatori di eventi di running: lo sfruttamento di atleti africani da parte di procuratori che si arricchiscono alle loro spalle".
E poi arrivano anche le scuse: "Riconosco - va avanti -Carini che avremmo dovuto sollevare il problema in tempi e modi diversi ed è quello che faremo. Sono dispiaciuto per le reazioni che questa scelta ha sollevato, mi scuso con coloro che si sono onestamente sentiti offesi ma certamente non condivido le strumentalizzazioni politiche che sono state fatte".
Cosa è successo dopo le dichiarazioni di Fabio Carini
Dopo la conferenza stampa in cui Carini ha affermato che sarebbero stati esclusi gli africani sono arrivate subito le accuse di razzismo. Mentre Carini ha smentito decisamente, mentre la polemica montava anche in campo nazionale. Secondo Carini, infatti, la ‘provocazione’ è doverosa perché in Italia "troppi organizzatori subiscono pressioni di manager poco seri che sfruttano gli atleti e li propongono a costi bassissimi: ciò va a scapito della loro dignità e danneggia atleti italiani ed europei, che non vengono ingaggiati perché hanno costi di mercato".
Ma per il Pd si tratta solo di pretesti. Per il segretario regionale Cristiano Shaurli "con motivazioni che hanno un retrogusto d'ipocrisia, la nostra regione riapre la stagione dell'apartheid nello sport". Il vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Russo richiama "l'Alabama del Ku Klux Klan: credo che Trieste meriti di meglio che essere ricordata come la città in cui le istituzioni gettano nei cassonetti le coperte ai clochard e organizzano le mezze maratone monocromatiche".
Ed ecco che ha deciso d’intervenire pure l'esponente della Lega Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega allo sport, affermando perentoriamente: «è sbagliato escludere gli atleti africani. Non è così che si risolvono i problemi. Ma attenzione perché il malessere esploso a Trieste nasconde l'ennesimo sfruttamento, quelli che chiamo gli scafisti dello sport», ha messo le mani avanti l’esponente di Governo, confermando che aprirà «subito un'indagine interna per quanto riguarda le mie competenze. Ascolterò tutte le parti in causa per fare chiarezza».
Dopo le dichiarazioni di Giorgetti è sende in campo anche l'assessore regionale alla Sicurezza e immigrazione Pierpaolo Roberti, che ha immediatamente scaricato Fabio Carini, affermando su Facebook che "Non è stata vietata l'iscrizione a nessuno. Anche un atleta africano, anche keniano, può partecipare e vincere la Trieste Half Marathon il 5 maggio prossimo. Se vuole venire qua si porta anche a casa il premio in denaro". "Nessuno - spiega Roberti - né la Regione, né il Comune, né la Miramar (associazione organizzatrice, ndr) ha deciso di escludere gli atleti africani". Anzi, rincara l'assessore, "la Miramar ha semplicemente detto di non volere dare più soldi a manager che sfruttano gli atleti". "Stiamo valutando - conclude - delle querele. E suggerirei anche agli organizzatori di valutare queste ipotesi".
Quanto scritto dall'assessore Donati però si differenzia da quello che Carini ha, tra l'altro, detto: "Quest'anno - spiega Carini, riportato dal l'Agenzia Ansa - abbiamo deciso di prendere soltanto atleti europei affinché vengano presi provvedimenti che regolamentino il mercimonio di atleti africani di altissimo valore, che vengono sfruttati. Questa è una cosa che non possiamo più accettare". Carini quindi ha smentito le accuse di razzismo, ma non ha smentito la decisione di esclusione, definendola una "provocazione" con fini antisfruttamento.
Problemi di comunicazione, anche tra Regione e organizzatori? Se andiamo a vedere sul sito ufficiale del Trieste Running Festival la pagina relativa alla presentazione ufficiale dell'evento, il 26 aprile, CLICCA QUI non c'è alcun accenno alla questione degli africani. Le dichiarazioni di Carini e i suoi approfondimenti non sono riportati. Ma un paragrafetto lascia perplessi: "Le 1390 iscrizioni già pervenute comprendono partecipanti da 28 Paesi di tutti i continenti. In prima linea sicuramente austriaci e ungheresi ma sono in arrivo corridori anche da Australia, Giappone, Sud America, Brasile e Stati Uniti". Si sottolineano "austriaci" e "ungheresi", forse un richiamo storico all'Impero o magari un omaggio «politico» ai vicini di casa, ma soprattutto non c'è alcun riferimento ad alcun Paese africano, seppure da qui arrivino da sempre grandi specialisti di mezza maratona, e nonostante si affermi la presenza di atleti da tutti i continenti.
La preoccupazione, fra l’altro, è che questa nuova polemica possa avere ricadute negative negli ambienti del Comitato internazionale olimpico o che fra due mesi dovrà decidere sulla candidatura per le Olimpiadi invernali 2026 fra Milano-Cortina e Stoccolma; il Coni è in recupero dei voti recentemente persi a seguito di altre polemiche e certo questa vicenda non mette in buona luce il nostro Paese, in Africa ma non solo.
È intervenuta anche la Fidal, ricordando che «siamo la federazione che applica già uno ius soli molto avanzato, dove l'uguaglianza e il rispetto sono l'assoluta normalità e assicurando di vigilare «con la massima attenzione, verificando i fatti e le motivazioni» come ha precisato Fabio Pagliara, segretario generale.
È scesa in campo anche l’Asgi (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) esprimendo sconcerto e ricordando come le norme del diritto sportivo e quelle dello stesso regolamento della gara non consentano discriminazioni fondate direttamente sulla nazionalità o sul continente di provenienza, né tanto meno, direttamente o indirettamente, sull’elemento etnico-razziale.
"E' giusto combattere lo sfruttamento dei corridori africani – ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio - il professionismo è professionismo sempre e come tale deve essere retribuito, ma non è cosi' che si fa, non è escludendoli da una gara che si combatte il problema. Anzi, così il problema si aggrava e la vicenda in sé per come sta emergendo rasenta la follia".
Dal canto suoi, monsignor Ettore Malnati, vicario per il laicato e la cultura della diocesi di Trieste ha detto di auspicare che «a fronte della preoccupante esclusione di alcuni atleti, il Trieste Running Festival diventi il momento da cui far partire un'analisi sportiva e politica per trovare una soluzione che dia dignità e rispetto a tutti i maratoneti e a tutti gli sportivi aldilà della loro appartenenza culturale, sociale ed etnica".