La pandemia ha avuto un impatto importante sull'andamento degli infortuni sul lavoro: con fabbriche e cantieri fermi per il lockdown, sono diminuite le denunce complessive, mentre l'esplosione della pandemia, a partire dal mese di marzo, ha provocato un forte incremento delle vittime tra i lavoratori, a partire dagli operatori sanitari. È questa la fotografia, in chiaroscuro, scattata dal bilancio 2020 dell'Inail sugli infortuni sul lavoro. Complessivamente, nel corso dei dodici mesi all'Istituto sono arrrivate 554.340 denunce di infortunio sul lavoro (-13,6% rispetto al 2019), mentre i casi mortali sono stati 1.270 (+16,6%). In diminuzione anche le malattie di origine professionale, che sono state 45.023 (-26,6%).
L'impatto della pandemia sul lavoro
«Il confronto tra il 2020 e il 2019 - si legge nel report dell'Inail - risente principalmente di alcuni fattori che hanno fortemente condizionato l’andamento infortunistico dell’anno scorso: la sospensione su tutto il territorio nazionale tra il 9 marzo e parte del mese di maggio, ai fini del contenimento dell’epidemia, di ogni attività produttiva considerata non essenziale, la contemporanea chiusura dei plessi scolastici e la difficoltà incontrata dalle imprese nel riprendere la produzione a pieno regime nel periodo post-lockdown, che si sono tuttavia rivelati determinanti solo per il calo delle denunce di infortunio in complesso, e l’inclusione, a partire dalla rilevazione del marzo 2020, delle denunce di infortunio relative alle infezioni da Covid-19 avvenute nell’ambiente di lavoro o a causa dello svolgimento dell’attività lavorativa e in itinere, che ha avuto un impatto significativo sull’andamento dei decessi finora registrati, che risultano per questo motivo in deciso aumento».
Sanitari: +750% dei casi
Una conferma di queste considerazioni, arriva dall'andamento delle denunce. Mentre nei primi nove mesi del 2020 hanno fatto registrare un calo del 21,6%. nell'ultimo trimestre dell'anno sono aumentate del 9,1% rispetto allo stesso periodo del 2019. Circa un quarto delle denunce totali sono da attribuire ai contagi da Coronavirus, ricorda l'Istituto. «Tra i settori economici - prosegue il report - il settore “Sanità e assistenza sociale” si distingue per il forte incremento delle denunce di infortunio durante quasi tutto l’anno: +206% su base annua (dai più di 27.500 casi del 2019 agli oltre 84mila del 2020), con punte di oltre il +750% a novembre e tra il +400% e il +500% a marzo, aprile, ottobre e dicembre, nel confronto con i mesi dell’anno precedente».
Vittime: +181 in un anno
Circa un terzo dei morti sul lavoro, ricorda l'Inail, è da attribuire ad infezione da Covid. I 1.270 casi mortali denunciati nel 2020 sono stati 181 in più rispetto al 2019. In diminuzione soltanto gli infortuni mortali in itinere, quelli cioè verificatisi durante il tragitto casa-lavoro e viceversa, passati da 306 a 214 (-30,1%).
Malattie professionali: -26,6%
Le denunce di malattia professionale, infine, nel 2020 sono state 45.023, 16.287 in meno rispetto al 2019 (-26,6%). A parte gli incrementi di febbraio (+17%) e agosto (+1%), a influenzare la flessione è stato soprattutto il numero di denunce presentate ad aprile (-87%), maggio (-69%) e marzo (-40%). Seguono i mesi di giugno (-29%), novembre (-22%), luglio (-18%), ottobre (-16%) e dicembre (-14%), mentre settembre, al pari di gennaio, ha presentato un calo superiore al 5%.