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Alla fine li hanno trovati ancora aggrappati al loro sogno, sulla montagna che hanno tanto desiderato e che adesso li custodirà per sempre. I corpi di Daniele Nardi, 42 anni di Sezze, in provincia di Latina e di Tom Ballard, 30 anni, inglese ma da tempo residente a Vigo di Fassa, nel cuore delle dolomiti Trentine, sono stati individuati sulla parte rocciosa dello Sperone Mummery del Nanga Parbat, 8.126 metri, che i due alpinisti stavano cercando di scalare in prima invernale.
Dopo undici giorni di ricerche, le speranze di ritrovare ancora in vita i due sono definitivamente svanite nel primo pomeriggio di ieri, quando l’analisi delle fotografie dell’alpinista spagnolo Alex Txikon, effettuate con un potente telescopio e inviate alla famiglia di Nardi, al coordinatore delle ricerche Agostino Da Polenza e all’ambasciatore italiano in Pakistan, Stefano Pontecorvo, ha fugato ogni dubbio. Le sagome individuate martedì e osservate per ore, sono proprio quelle dei due dispersi. Nessun altra spedizione, in quei giorni, era infatti impegnata sulla montagna.
Ancora non si sa e forse non si saprà mai, che cosa sia successo ai due alpinisti, anche se il pool dei soccorritori esclude che siano stati travolti da una valanga. Nonostante il campo base sia stato smontato e trasportato verso la valle dell’Indo e gli effetti personali di Nardi e Ballard spediti a Islamabad a disposizione delle famiglie, un’ultima ricognizione sarà effettuata questa mattina da Txikon che, con la sua squadra, sarà prelevato dall’elicottero nei pressi del villaggio di Ser, intorno ai 2.700 metri, per essere nuovamente portato sulla montagna, il più vicino possibile ai corpi. Il velivolo non si poserà e nessuno sbarcherà perché è troppo alto il pericolo valanghe. Per questa ragione le salme non saranno recuperate ma rimarranno sulla montagna. Sullo Sperone che per Nardi era diventato il principale obiettivo della sua attività alpinistica.
In ogni caso, anticipa Da Polenza, l’annuncio ufficiale della morte dei due alpinisti sarà dato, questa mattina, dall’ambasciatore Pontecorvo. «Sapere che Daniele resterà per sempre sulla montagna che ha tanto desiderato non è una consolazione sufficiente», dice ancora Da Polenza, amico di vecchia data dell’alpinista laziale. «In questi giorni di trepidazione – continua – abbiamo toccato con mano quanto Daniele fosse amato dalla sua gente ma non solo. Abbiamo sperimentato la vicinanza di tantissime persone, molte sconosciute, che in vari modi hanno voluto manifestare solidarietà al dramma della famiglia». Anche la raccolta fondi per sostenere gli ingenti costi degli elicotteri, avviata dalla famiglia e dagli amici di Nardi, ha registrato l’adesione di oltre 5.300 persone che, in soli cinque giorni, hanno donato poco meno di 145mila euro. Soldi che, adesso, saranno utilizzati per finanziare i tanti progetti a favore dei bambini dei villaggi che sorgono ai piedi delle grandi montagne pachistane, che Daniele sosteneva da tempo. Scuole e ambulatori saranno così, aggiunge Da Polenza, «il segno perenne del suo grande amore per questa terra». Dove Daniele e Tom resteranno per sempre, nell’abbraccio della montagna.