"Io ho conosciuto personalmente i lager. L'ultima volta sono stato a Mauthausen nel maggio del 1944 a interrogare il figlio di Badoglio, Mario, per ordine di Himmler. Ho girato quel campo in lungo e in largo per due giorni. C'erano immense cucine in funzione per gli internati e all'interno anche un bordello per le loro esigenze. Niente camere a gas". È quanto scriveva Erich Priebke nella lunga intervista-testamento scritta in occasione dei suoi 100 anni. Sempre sulle camere a gas l'ex capitano delle Ss affermava:"A Norimberga sono state inventate un'infinità di accuse. Per quanto riguarda quella che nei campi di concentramento vi fossero camere a gas aspettiamo ancora le prove. Nei campi i detenuti lavoravano, molti uscivano dal lager per il lavoro e vi facevano ritorno la sera. Il bisogno di forza lavoro durante la guerra è incompatibile con la possibilità che allo stesso tempo in quel punto del campo vi fossero file di persone che andavano alla gasazione. L'attività di una camera a gas è invasiva nell'ambiente, terribilmente pericolosa anche al suo esterno, mortale. L'idea di mandare a morte milioni di persone in questo modo nello stesso luogo dove altri vivono e lavorano è pazzesco".
"In quegli anni terribili di guerra, rinchiudere nei lager popolazioni civili che rappresentavano un pericolo per la sicurezza nazionale era una cosa normale - dichiarava - Nell'ultimo conflitto lo hanno fatto sia i Russi che gli Usa. Questi ultimi in particolare con i cittadini americani di origine orientale".La strage delle ArdeatineAveva compiuto 100 anni il 29 luglio scorso Erik Priebke, il capitano delle Ss morto oggi e condannatoall'ergastolo nel 1998 per aver partecipato alla pianificazione e alla realizzazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, rappresaglia tedesca contro l'attentato di via Rasella. Nato a Hennigsdorf nel 1913, Priebke aderì a 20 anni al Partito Nazista dei Lavoratori Tedeschi. Heinrich Himmler lo fece entrare nelle SS e lo aiutò nella carriera all'interno dell'esercito tedesco, dove raggiunse il grado di capitano.
Nel 1942 divenne capo della sezione di Brescia della Gestapo. L'anno successivo si trasferì a Roma sotto il comando di Herbert Kappler. Dopo l'attacco partigiano che i Gruppi d'azione patriottica misero a segno contro il battaglione 'Bozen' in via Rasella a Roma, il 23 marzo 1944, Kappler lo coinvolse nel piano di organizzazione delle esecuzioni dei 335 ostaggi per vendicare i 33 morti tedeschi. Un eccidio che avvenne il giorno successivo alle Fosse Ardeatine, nelle cave di pozzolana situate due chilometri oltre Porta San Sebastiano. Con un colpo alla nuca vennero uccisi, secondo tempi calcolati e programmati con meticolosità, in circa cinque ore, dal primo pomeriggio alle 20, 335 persone di ogni età e di varia condizione sociale.