sabato 1 gennaio 2022
Se ne va un pezzo importante dell’imprenditoria italiana degli anni Ottanta-Novanta, caratterizzato da un elevato grado di innovazione di prodotto, ma anche spericolate incursioni nella finanza
Calisto Tanzi, in una foto scattata a Parma nel novembre del 2013

Calisto Tanzi, in una foto scattata a Parma nel novembre del 2013 - Ansa

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Con la scomparsa di Calisto Tanzi se ne va un pezzo importante dell’imprenditoria italiana degli anni Ottanta-Novanta, caratterizzato da un elevato grado di innovazione di prodotto ma anche accompagnato purtroppo da spericolate incursioni nella finanza che portarono la sua Parmalat, che aveva inventato il latte a lunga conservazione, al crac scoperto nel 2003 (il più grande perpetrato da una società privata in Europa), nonostante successivamente sia stato dimostrato come le difficoltà finanziarie fossero rilevabili già agli inizi degli anni Novanta.

L’ammanco lasciato dalla società, mascherato dal falso in bilancio, si aggirava sui 14 miliardi di euro: con l’accusa di bancarotta fraudolenta Tanzi fu rinviato a giudizio e in seguito condannato a 17 anni di reclusione, per la quale si trovava ai domiciliari, con condanne anche a dirigenti, revisori dei conti e sindaci. Il crollo finanziario della Parmalat è costato l’azzeramento del patrimonio dei piccoli azionisti, mentre i risparmiatori che avevano investito in obbligazioni hanno ricevuto solo un parziale risarcimento. L’impresa fu salvata dal fallimento e la sua direzione venne affidata al commissario Enrico Bondi, che ne risanò parzialmente i conti a partire dal 2005 finché fu comprata dalla francese Lactalis.

Nel 1973 il giro d’affari del Gruppo era pari a 20 miliardi di lire, saliti a ben 550 nel 1983. Nel mezzo, tra gli anni ’70 e ’80 Tanzi investì massicciamente nella promozione commerciale dei propri marchi, con campagne pubblicitarie innovative e programmi di sponsorizzazione sportiva: dai campioni di sci alpino Gustav Thöni e Ingemar Stenmark, ai piloti di Formula 1 Niki Lauda e Nelson Piquet e alla scuderia Brabham. Proprio negli anni Ottanta è l’acquisto del Parma Calcio, neopromosso in serie A e che durante la sua gestione conquistò i suoi più grandi successi, tra cui la Coppa delle Coppe nell’indimenticabile notte di Wembley nel 1993.

Negli anni Ottanta Tanzi entrò in contatto per la prima volta con Ciriaco de Mita, in seguito capo del governo, col quale strinse un forte legame. Parmalat così aprì uno stabilimento a Nusco, città natale di De Mita e grazie all’appoggio della politica acquisì poi la Margherita Yoghurt e la Cipro Sicilia entrambe fortemente indebitate. A fine anni Ottanta i debiti della Parmalat ammontavano a un centinaio di miliardi di lire. Per evitare il peggio Tanzi decise di quotare la società in borsa, ma le forti perdite di Odeon Tv, controllata dal gruppo di Collecchio, obbligarono l’imprenditore a rivolgersi alle banche per un prestito.

Un gruppo di istituti di credito erogò 120 miliardi di lire, garantite dal 52,24% del capitale della società parmigiana e per completare l’operazione Parmalat dovette liberarsi anche dell’emittente televisiva italiana.
Nonostante una successiva riorganizzazione che portò alla nascita della nuova Parmalat Finanziaria, i conti della società non migliorarono e i debiti avrebbero potuto decretarne il fallimento. Per occultare alla Consob questi dati Tanzi affidò per anni all’avvocato Gian Paolo Zini il compito di creare una rete di società distribuite tra i paradisi fiscali di Caraibi, Delaware e Isole Cayman.

Attraverso un sistema di false fatturazioni orchestrato dal direttore finanziario Fausto Tonna fu inventato un conto corrente presso la Bank of America, intestato alla società Bonlat, con sede alle Cayman, in cui figuravano 3,9 miliardi di euro, al fine di avere la credibilità delle banche per ottenerne finanziamenti. Le cifre che le banche concedevano a Tanzi servirono anche per acquisizioni, in modo da dare l’idea che la Parmalat fosse una società solida e in crescita: ad esempio Citigroup propose l’acquisto di obbligazioni Parmalat ai risparmiatori fino a pochi giorni prima del crac, facendo leva sulla maschera dorata che la società si era creata.

Le difficoltà maggiori per Tanzi cominciano nel 1999 quando acquistò Eurolat dal gruppo Cirio di Sergio Cragnotti per un prezzo esorbitante, oltre 700 miliardi di lire, per consentire a Cragnotti di rientrare dei debiti con la Banca di Roma di Cesare Geronzi. Uno schema che, secondo gli inquirenti, si ripetè anche quando nel 2002 Tanzi decise di comprare le acque minerali da Giuseppe Ciarrapico, anche lui indebitato con Banca di Roma. Si pagavano debiti, insomma, contraendo altri debiti.

Nel 2003 Tanzi chiamò Bondi al capezzale di Parmalat, ma il super-consulente subito si rese conto che Parmalat non poteva fare fronte pagamento di un bond di 150 milioni di euro in scadenza di lì a poco. Il 27 dicembre dello stesso anno Tanzi venne arrestato e cominciò così, dopo l’avventura economica, anche la sua vicenda giudiziaria, culminata a dicembre del 2010 con la condanna a 18 anni di reclusione per aver creato quella che, secondo la definizione degli inquirenti, era diventata «la più grande fabbrica di debiti della storia del capitalismo europeo».

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