Perciò il Gip del tribunale di Modena Antonella Pini Bentivoglio ha disposto nuove indagini, allo scopo di identificare i due profili twitter da cui a maggio e ad agosto 2021 partirono i messaggi al centro della denuncia querela presentata dal sacerdote.
La richiesta di archiviazione aveva suscitato perplessità e polemiche anche per alcune valutazioni espresse dalla procura, secondo cui il sacerdote non avrebbe da lamentarsi visto che "porta il suo impegno umanitario (e latamente politico) sul terreno dei social o comunque del pubblico palco, ben diverso dagli ambiti tradizionali, riservati e silenziosi, di estrinsecazione del mandato pastorale". Al contrario per il giudice delle indagini preliminari non può essere considerato legittimo l'esercizio del diritto di manifestazione del pensiero attraverso espressioni gravemente offensive e lesive dell'onore e della reputazione che "attraverso maligni parallelismi". Tali devono essere considerati gli accostamenti di don Ferrari, in quanto "prete cattolico", a "nazisti e comunisti assassini", come si leggeva in uno dei tweet in risposta al prete che aveva definito "inaccettabile" il modo con cui un account aveva parlato della Libia. Quelle contro Ferrari sono espressioni che "certamente - per il gip - travalicano i limiti della continenza". E perciò vanno riconsiderate affermazioni dal tono minaccioso come "l'ambiguo e solo apparentemente ironico augurio di avere un giubbotto di salvataggio" come era scritto in un altro tweet segnalato dalla querela del sacerdote, che è peraltro da tempo sottoposto a tutela delle forze dell'ordine.
Il procedimento trae origine dalla denuncia querela sporta in data 18 agosto 2021 da Mattia Ferrari nei confronti dei gestori ed utilizzatori di due account Twitter ("Migrants Rescue Watch @rgowans" e "Caroline Frampton @Up Yours_Haftar").
Dall’identificazione degli autori e dei gestori dei profili social si comprenderà se si tratta di utenti comuni oppure di strumenti a disposizioni di una filiera organizzata, come sembra anche dai collegamenti di queste “utenze” con ambienti e figure istituzionali maltesi coinvolti nel dossier per l’uccisione della giornalista Daphne Caruana Galizia aMalta nel 2017, oltre che con esponenti del traffico di esseri umani in Libia.