venerdì 11 agosto 2017
Sos Mediterranée spiega di aver deciso di firmare, questa mattina al Viminale, dopo che il ministero ha acconsentito a inserire un addendum. Niente uomini armati, continuano i trasbordi coordinati
La nave Aquarius di Sos Mediterranée in azione (Isabelle Serro / Sos Mediterranée)

La nave Aquarius di Sos Mediterranée in azione (Isabelle Serro / Sos Mediterranée)

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Dopo giorni di tensione sembra arrivata la svolta nei rapporti tra Ong e governo. Il Viminale, infatti, ha deciso di allentare la pressione concordando una serie di modifiche al codice di condotta, così che le richieste delle organizzazioni finora non firmatarie venissero accolte. Un modo per salvaguardare il coordinamento delle autorità italiane e per non privarsi della presenza delle navi umanitarie senza le quali il dispositivo di Ricerca e soccorso rischierebbe il collasso con un prezzo altissimo di vite umane perse durante le traversate.


In particolare, Sos Mediterranée spiega di aver deciso di firmare questa mattina al Viminale il codice per le Ong che operano nel Mediterraneo perché "il ministero dell'Interno ha acconsentito ad includere i punti sollevati da Sophie Beau, cofondatrice e vicepresidente di Sos Mediterranée International, aggiungendoli all'attuale codice di condotta in forma di addendum".


Tramite l'addendum, il Codice contempla alcuni concetti chiave, senza i quali non si sarebbe arrivati alla firma e che probabilmente faciliteranno la sottoscrizione dell’intesa anche da parte delle ong finora perplesse. Nell'addendum si specifica infatti che: "Il codice di condotta non è legalmente vincolante e prevalgono le regolamentazioni e le leggi nazionali ed internazionali”.

Inoltre, e questo era uno dei nodi da risolvere soprattutto per garantire la neutralità delle organizzazioni che, appunto, sono “non governative”, l’intesa non menziona “il portare armi e Sos Mediterranée non si impegna dunque a ricevere uomini armati a bordo della sua nave”.

Salvo alcune condizioni: “in caso di mandato rilasciato nell'ambito del diritto nazionale o internazionale” e a patto che gli “ufficiali di polizia siano ricevuti a bordo della nave di ricerca e soccorso” e questi “non interferiranno con la missione umanitaria di salvare e proteggere vite”. In altre parole, potranno svolgere indagini ma senza in alcun modo condizionare né limitare l’operatività dei vascelli di soccorso: “Il codice di condotta non limita i trasbordi dei sopravvissuti ad altre navi, quando coordinati dal Mrcc (Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, ndr) di Roma”.


Durante l’incontro, la co-fondatrice e Vice-presidente di SosMediterranée International, Sophie Beau, ha condiviso “le preoccupazioni dell’Italia, che è lasciata da sola a rispondere alla tragedia umanitaria che si dispiega alle porte dell’Europa”.

Parole e toni che confermano la volontà di ristabilire relazioni di cooperazione, come nel tentativo di ricostruire una “coalizione umanitaria” che non può fare a meno delle organizzazioni indipendenti. “Abbiamo apprezzato molto - ha detto Sophie Beau - l’impegno del Ministro dell’Interno italiano nel discutere ed accettare i nostri emendamenti in modo da poter superare le nostre principali preoccupazioni sul Codice di Condotta per le Ong”. Chiuso questo capitolo, “adesso ci possiamo concentrare su questioni molto importanti quali i preoccupanti sviluppi nella zona di ricerca e soccorso”.


L’addendum prevede la non limitazione “della pratica dei trasbordi e che i trasbordi saranno effettuati sotto il coordinamento esclusivo del Mrcc (il centro di coordinamento di Roma, ndr) nel quadro della legge marittima internazionale vigente”.

Resta inteso che la regolamentazione esistente “e le altre norme di diritto internazionale applicabili, le competenze del comandante e i differenti mandati e competenze delle persone giuridiche interessate come previsto dal diritto nazionale ed internazionale - rispetto alle quali i funzionari di polizia non interferiscono e non dovranno interferire - prevalgono in materia come precisato nel detto Codice di Condotta”.

In particolare, la presenza a bordo di ufficiali di polizia giudiziaria “eventualmente e per il tempo strettamente necessario, su richiesta delle Autorità italiane competenti”, non può interferire con la missione umanitaria svolta sulla nave, “in particolare con le cure e la protezione delle persone soccorse, e che deve essere rispettato un periodo minimo di 24 ore di riposo per tutte le persone soccorse”. Come già avviene l’ong continuerà a ricevere “ufficiali di polizia giudiziaria italiana a bordo quando la nave è in porto in Italia e si impegna a mantenere questo approccio e a cooperare con le autorità italiane nella lotta contro il traffico di esseri umani”.



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