Il ministro dell’Interno Marco Minniti mercoledì presenterà al Parlamento il documento - di cui sono già uscite alcune indiscrezioni - sulle politiche che il governo intende attuare per fronteggiare la situazione migranti.
Nuove regole per i profughi e per l’accoglienza, come ad esempio lavori socialmente utili per chi chiede asilo ma anche tempi abbreviati per l’appello al provvedimento con cui si nega lo status di rifugiato. Il piano prevede anche novità per i Cie, i Centri di identificazione ed espulsione. Minniti ne prevede una ventina, più piccoli rispetto a quelli già attivi (Caltanissetta, Torino, Brindisi e Roma) e con una capienza ciascuno di max 100 migranti, in edifici demaniali, lontano dai centri urbani e vicino agli aeroporti. Sono inoltre previsti accordi bilaterali con i Paesi africani che prevedono aiuti a fronte di rimpatri.
Auspica che le nuove proposte «siano migliorative sul piano della tutela, del percorso di valorizzazione della presenza dei richiedenti asilo e della sburocratizzazione dei tempi», monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes.
Anche Oliviero Forti (responsabile immigrazione di Caritas) ricorda che il tema del lavoro per i profughi è uno di quelli che Caritas ha sostenuto sin dall’ inizio. Manifesta invece più perplessità sul tema Cie e rimpatri. «Al di là del cambiamento di nome, rimane il tema di fondo – commenta Forti – a cosa servono i Cie oggi? Resta da affrontare la questione di come rimpatriare le persone che non hanno diritto a rimanere nel nostro Paese e su questo c’è ancora molto da fare. Soprattutto per quanto riguarda gli accordi bilaterali».
Preferisce invece attendere il piano che Minniti presenterà al Parlamento, Crithopher Hein, consigliere strategico del Cir, il Consiglio italiano rifugiati, perchè «alcuni punti non sono molto chiari». Anche padre Camillo Ripamonti (Centro Astalli) preferisce aspettare il testo. «Siamo però un po’ preoccupati – commenta – perchè c’è la tendenza ad accentuare l’aspetto sicurezza>