Una bimba di 4 anni è morta. Dopo giorni in attesa dei soccorsi, sul barcone in mezzo al mare, la piccola non ce l’ha fatta. È spirata prima di arrivare in ospedale, dove era giunta a bordo di un elicottero. Era stata evacuata dall’imbarcazione con a bordo 60 migranti che da diversi giorni chiede soccorso dalla Sar di Malta, in cui si trova. La bambina, spiega Alarm Phone, era stata presa a bordo di un elicottero dal mercantile che aveva soccorso i migranti ma è spirata prima di arrivare in ospedale.
Un epilogo tragico, ampiamente annunciato. Perché Alarm Phone aveva dato notizia della richiesta di soccorso oltre tre giorni fa, indicando una barca partita dal Libano e «in viaggio da dieci giorni». «La barca sta affondando, e non hanno cibo nè acqua», aveva scritto la Ong su Twitter. Nelle ore successive un mercantile si era avvicinato all’imbarcazione, ma senza assisterli: «Malta rifiuta di autorizzare il mercantile Sti Solace, che si trova nell’area, di soccorrerli».
Altri due migranti, secondo quanto affermato dai testimoni, sono morti nelle ore del naufragio. Nel conto dei giorni, il mercantile Mv Uno battente bandiera maltese «non è intervenuto e ha abbandonato la barca» al proprio destino. Martedì Alarm Phone spiegava che l’imbarcazione continuava a essere alla deriva, tornata indietro in acque greche ma «diversi mercantili, tra cui lo Msc Nela e l’Ha Long Bay, le sono passati accanto senza aiutare» i migranti e che «nello scafo entrava acqua». Poi, anche i parenti dei naufraghi hanno perso i contatti con la barca fino a ieri, quando, la tv libanese ha annunciato il salvataggio in Grecia del barcone alla deriva con i 60 migranti libanesi, siriani e palestinesi. La presenza del barcone di migranti tra Malta e la Grecia aveva persino spinto un ex ministro libanese, originario del nord del Libano da cui parte la maggior parte dei migranti verso l’Europa, ad appellarsi alle autorità italiane perché intervenissero a trarre in salvo le decine di persone, tra cui donne e bambini. Il Libano è da tre anni alle prese con la peggiore crisi economica della sua storia. L’Onu afferma che l’80% della popolazione residente, inclusi i palestinesi e i profughi siriani, vivono in stato di povertà. Ad aprile scorso, un altro barcone con a bordo circa 80 migranti, partito sempre dal nord del Libano, era affondato dopo uno scontro con una motovedetta delle autorità libanesi, e più di 30 persone, per lo più bambini e donne, sono morti annegati.
Non si fermano così le partenze dall’altra parte del Mediterraneo. A Crotone sono 87 le persone arrivate a bordo di una barca a vela soccorsa dalla Guardia di finanza. Sono 111 le persone tratte in salvo da un gommone in pericolo nella zona Sar della Libia. Il soccorso è stato compiuto dalla nave Sos humanity in cooperazione con il veliero Nadir della Ong Resqship. Mentre in Tunisia, la guardia costiera ha rinvenuto altri 3 corpi senza vita di migranti dispersi dopo il naufragio domenica scorsa di un’imbarcazione con a bordo 15 persone, al largo di Gabes.
Intanto è stato assegnato il porto di Taranto alla nave Ong Geo Barents con 267 migranti a bordo e da sette giorni in attesa di toccare terra. «Taranto – ha affermato Msf – è a oltre 24 ore di navigazione dal punto in cui ci troviamo ora. Il viaggio dei sopravvissuti non è finito».