La Marina americana smentisce di aver abbandonato in mare i corpi di 12 migranti morti in un naufragio avvenuto due giorni fa al largo della Libia, precisando in una nota "di aver inizialmente visto circa 12 corpi in acqua che sembravano non rispondere" e nelle successive ricerche non sono state "trovate altre persone sul posto". "Se necessario - si precisa nel comunicato - le navi della marina Usa sono in grado di conservare i resti nel deposito refrigerato". Nella nota si ricorda che sono 40 le persone tratte in salvo e "portate subito a bordo della Trenton dove hanno ricevuto cibo, acqua, vestiario e assistenza medica". "Le autorità americane si stanno coordinando con i nostri partner internazionali per definire la loro disposizione finale", conclude la marina Usa. La nave si trova ora "davanti ad Augusta, in Sicilia", secondo quanto precisato dal portavoce per l'Italia dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), Flavio di Giacomo.
Il giallo delle salme gettate in mare dalla Trenton
Dopo due gironi di attesa, l'equipaggio della nave americana Trenton avrebbe deciso di gettare in mare le salme dei 12 migranti recuperati al largo della Libia. Secondo il quotidiano online La Repubblica, perché la nave sarebbe priva di celle frigorifere. La Uss Trenton della marina militare americana era in attesa di indicazioni dalle autorità italiane per sapere come comportarsi con i 41 migranti e i 12 cadaveri recuperati martedì dopo un naufragio al largo delle coste libiche.
La Ong tedesca Sea Watch era a sua volta in attesa di un'indicazione dal centro di coordinamento di Roma, dopo aver offerto la sua disponibilità al trasferimento dei naufraghi dalla nave americana (non attrezzatta per operazioni umanitarie in mare) e fornire la prima assistenza e accoglienza.
L'appello dell'Oim: urgente un attracco
La nave militare "Trenton" della Sesta Flotta Usa con 41 migranti a bordo è al largo di Augusta (Siracusa), riferisce in un tweet il portavoce dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), aggiungendo che "è urgente autorizzare la nave ad entrare in un porto" perchè i migranti a bordo "hanno bisogno di assistenza immediata". La nave della ong Sea Watch 3 per ore aveva atteso le istruzioni del Centro di coordinamento dei soccorsi di Roma per effettuare il trasbordo dei 41 migranti recuperati dalla "Trenton".
Il viaggio verso Valencia della Aquarius
Attualmente Aquarius sta viaggiando all'interno delle acque territoriali italiane, a una decina di miglia dalle coste della Sardegna orientale e ad una velocità di quasi 9 nodi. Il passaggio nelle bocche di Bonifacio allo stato è previsto nella prima mattinata di domani mentre l'arrivo a Valencia è ipotizzato nella serata di sabato.
Intanto è tornata la calma fra i migranti a bordo dell’Aquarius, la nave Ong al centro della querelle politica e di un caso diplomatico. C’è una mamma che allatta il suo bambino, un migrante che fa il bucato e una giovane coppia che dorme abbracciata. Gli operatori della Ong Sos Mediterranee riprendono fiato, mentre i medici di Msf monitorano i feriti e le persone bisognose di cure. È la fotografia scattata sul ponte della nave da una operatrice, a poche ore dalla partenza verso la Spagna. Lo Stato europeo che ha offerto l'accoglienza ai 600 migranti salvati in mare domenica scorsa, dopo la decisione del governo di chiudere i porti alle Ong. «Alcuni necessitano di piccoli interventi chirurgici – fanno sapere i medici volontari a bordo – perché le ferite che si portano dalla Libia sono state infettate dall’acqua del mare e dalla benzina». Durante la prima giornata di navigazione, è stata fatta una sosta al largo della Sicilia per ricevere da una nave della Guardia costiera italiana i rifornimenti essenziali per poter proseguire il lungo viaggio fino a Valencia. «Le condizioni meteo non sono buone, si è alzato il vento a 25 nodi, c’è stata pioggia e nelle prossime ore il mare peggiorerà: nel tragitto verso la Spagna avremo onde di 4 metri» racconta Alessandro Porro, membro dello staff di Sos Mediterranee a bordo dell’Aquarius. Ci sono ancora circa 700 miglia da percorrere. Quattro giorni di navigazione, che si aggiungono alle 72 ore trascorse in mezzo al mare in attesa di un via libera dalla centrale operativa di Roma.