Il luogo in cui si è ribaltata la Smart con quattro persone a bordo, una bambina è morta - ANSA
Michelle aveva solo otto anni. È rimasta schiacciata nella mini auto dove era stata costretta a prendere posto insieme alla sorellina, alla mamma e al compagno di quest’ultima. A Giugliano in Campania. Michelle era troppo piccola per capire il pericolo che correva, gli adulti, no. Le vite delle due ragazzine erano affidate a loro. Si sono comportati da sconsiderati. Pagheranno davanti alla legge la loro superficiale stoltezza. Francesco, il conducente, di anni ne ha 47. A quell’età almeno un pizzico di senno avrebbe dovuto averlo. Invece ha fatto una cosa inconcepibile, ficcando nella piccola vettura da soli due posti, quattro persone. Non solo, ma si è messo a guidare pur senza avere la patente. In quanto all’assicurazione, meglio lasciar perdere. Non si è scontrato con nessuno, l’auto si è accartocciata su se stessa. Evidentemente il peso eccessivo o la velocità sostenuta sono all’origine di questa sciagura prevedibile.
La notizia data e ripetuta per tutta la giornata di domenica, ha suscitato un’ondata di indignazione in tutti, grandi e piccoli, persone ligie al dovere e gente che facilmente si mette le regole del vivere civile sotto i piedi. Com’è possibile? Come si fa? Eppure quest’uomo era uscito il giorno prima dal carcere dopo aver scontato una condanna per furto. Le maledizioni che sono piombate addosso a lui e alla compagna non si contano. Tanti si sono sentiti in diritto di augurare loro tutto il male possibile. Il fatto, di certo, è di una gravità inaudita. Scrivo dopo una notte quasi del tutto insonne.
Michelle è all’obitorio, la mamma e la sorellina in ospedale, Francesco – ne sono certo - con la testa tra le mani sta ripetendo a se stesso e a chi gli vuole bene quelle inutili, insopportabili parole, tante volte ascoltate: se potessi tornare indietro…
No, Francesco, indietro non si torna, nemmeno di un istante solo. I conti occorre farli prima. Si chiama prudenza, si chiama sapienza, si chiama intelligenza. Gli uomini hanno la capacità di prevedere il bene o il male che scaturisce da una parola detta, un’azione fatta, una decisione presa. Se una volta per tutte la smettessimo di fare i furbi e cominciassimo a vivere da persone civili eviteremmo a noi stessi e agli altri tanta inutile sofferenza.
Quelle bambine, pur non essendo tue figlie, Francesco, in quel momento erano affidate anche a te. Senza patente non si guida. Lo so, lo avrai fatto tante altre volte e ti è andata bene. Resta il fatto che senza la patente a nessuno è dato di mettersi alla guida. Lungi da me – mentre scrivo mi tremano le mani – il pur minimo tentativo di appesantire il dolore immenso della mamma di Michelle, ma anche lei non avrebbe dovuto salire mai – e dico mai, nemmeno sotto tortura – in quella scatoletta.
Il dolore e il senso di colpa di questa donna per la morte della figlia sono immensi. Per lei dobbiamo conservare quel minimo di pietà senza la quale la nostra umanità scompare. Mai e poi mai ci sogneremo di mettere in dubbio l’amore che voleva e che vuole alle figlie. Ma dobbiamo dire ad alta voce – e questa ulteriore tragedia ce lo conferma – che l’amore non basta per svolgere il ruolo di mamma. Se non è accompagnato dalla responsabilità, dalla maturità, dalla volontà di opporsi al male, anche l’amore lascia il tempo che trova.
Certo, mi rendo conto, è facile parlare e scrivere stando lontani dai drammi che coinvolgono le persone, ma occorre pur farlo. È inutile piangere sul latte versato, ma occorre pur evitare che altro latte venga sprecato. Non facciamo fatica a credere che Francesco e la compagna erano poveri. In caso contrario avrebbero avuto a disposizione ben altre risorse. Dobbiamo fare attenzione a non rimanere prigionieri della pur vera considerazione che i poveri, cioè, sono quelli che pagano il prezzo più alto perché a loro vengono rubati i diritti più elementari. È vero, lo abbiamo detto e lo ripeteremo fino alla noia. Ma oggi la nostra riflessione vuole tenere presente loro, i nostri bambini, vittime inconsapevoli delle follie degli adulti.
Li vediamo, li vedo, mi arrabbio, impreco, prego per loro. Li vedo dietro pesanti moto o alla guida di motorini, senza casco, sfrecciare sotto gli occhi di tutti. Li vedo mentre chiedono l’elemosina ai crocicchi delle strade o sul sagrato delle chiese, senza che nessuno intervenga solo perché di etnia rom. I servizi sociali hanno l’obbligo di monitorare tutte le situazioni a rischio. Quando la famiglia alle spalle dei bambini è carente, quando gli stessi genitori necessitano di essere aiutati e sostenuti, quando corrono rischi per la salute o addirittura per la vita.
Michelle, possa la tua morte innocente, scuotere questo strano mondo degli adulti perché si rendano conto, una volta per tutte, che tutto ciò che riguarda i minori chiama in causa loro. È triste ammetterlo, ma dobbiamo dire che con la nostra superficialità, le nostre pigrizie, la nostra stoltezza, tante volte, pur senza volerlo, firmiamo la vostra condanna a morte.
Addio, Michelle. Se puoi, perdonaci.