Discrezione e riservatezza tra chi vive la fede, ma in qualche caso trapela l’impegno personale o è conosciuta l’attenzione a valori essenziali - Ansa
Quanti cattolici ci sono nel governo Draghi? Domanda legittima ma problematica. Primo, perché attribuire un’etichetta può rivelarsi fuorviante, o limitativo. E poi, la qualifica va legata più alla pratica religiosa o alla coerenza delle scelte? Senza contare la discrezione con cui si vive la fede personale, o il legame con esperienze ecclesiali che ha lasciato un segno ma non necessariamente detta oggi percorsi e decisioni. Insomma, mappare il nuovo esecutivo in base alla religiosità richiede massima cautela. E tuttavia qualche notizia circola, si raccoglie tra fonti affidabili, emerge in mezzo a ripetuti inviti a prudenza e rispetto.
Tra chi conosce almeno alcuni ministri ricorre, ad esempio, la circostanza che Giancarlo Giorgetti sia uomo che alla Messa domenicale ama aggiungerne qualcuna durante la settimana, appena può, che abbia a cuore una formazione all'altezza degli impegni professionali e che apprezzi gli esercizi spirituali. Pubblicamente non si è tirato indietro quando associazioni cattoliche per la difesa della vita e della libertà educativa gli hanno chiesto di partecipare a iniziative e mobilitazioni, un impegno che viene riconosciuto anche a Massimo Garavaglia e, sul fronte della libertà scolastica, a Mariastella Gelmini. Di Erika Stefani, avvocato, è nota la sensibilità sociale, oltre che la frequenza alla Messa e alla preghiera personale, particolare rivelato nell’intervista radiofonica in cui confidò quanto l’avesse segnata un ricovero in ospedale con alcuni giorni in coma.
Sul fronte delle frequentazioni ecclesiali, Patrizio Bianchi ha condiviso iniziative pubbliche sulla formazione con il cardinale Zuppi rilasciando nell’aprile 2020 una lunga intervista all’Osservatore Romano in cui convergeva con densità di argomenti sul pensiero di papa Francesco su educazione, economia e ambiente. Un’affinità di idee, valori e impegno già familiare in una figura come Enrico Giovannini, ben noto ai lettori di Avvenire. La discrezione è la cifra caratteristica di Marta Cartabia, la cui fede cattolica – praticata con assiduità nella Messa, spesso quotidiana – è conosciuta al pari dell’attenzione alle carceri, animando il viaggio della Corte Costituzionale in alcuni istituti di pena.
E se di Elena Bonetti tutti conoscono l’impegno nella sua diocesi di Mantova e il percorso negli Scout – evocato nella crisi di governo con l’immagine dello zaino sempre pronto –, di Lorenzo Guerini viene sottolineata l’attenzione da uomo di fede ai cappellani militari come ministro della Difesa. Di famiglia cattolicissima è Mara Carfagna, che al ministero del Sud porterà la primogenita Vittoria, 4 mesi: una maternità che si aggiunge all’impegno per i bambini, specie gli orfani di femminicidi, sua personale battaglia come quelle contro il suicidio assistito e l’utero in affitto, con la proposta di legge per il bando internazionale. Di lei si sa che – senza pubblicità – dona parte dello stipendio da parlamentare a famiglie napoletane bisognose e ad associazioni benefiche.
E il premier? Se degli altri ministri quel poco che trapela è avvolto nella riservatezza, per Mario Draghi la discrezione è proverbiale, ovviamente anche per l’aspetto religioso. La formazione all’Istituto Massimo di Roma – la scuola dei gesuiti – è arcinota, come la profonda gratitudine che l’ex governatore della Bce prova per quegli anni e per ciò che apprese: «Tutti noi – confidò a Radio Vaticana nel 2010 – al di là di quello che potevamo fare come scolari, al di là di quanto noi potessimo apprendere, avevamo un compito nella vita. Un compito che poi il futuro, la fede, la ragione, la cultura, ci avrebbero rivelato». Con la moglie condivide la Messa festiva e il legame con Città della Pieve, dove la famiglia ha la casa di campagna. E Serenella Draghi ha una cara amica claustrale.