Meloni torna a frenare le accelerazioni di Macron: nessun escalation in Ucraina - ANSA
La risposta di Giorgia Meloni all'idea del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg di rimuovere il divieto imposto all'Ucraina di utilizzare le armi occidentali per colpire in territorio russo è tutta in una parola: prudenza. Prudenza vuol dire altolà alla Nato. Prudenza vuol dire alzare un muro per impedire una drammatica escalation. Il governo è compatto. «Non esiste un segretario Nato o una Nazione che decide la linea per tutte le altre», sbotta il ministro della Difesa Guido Crosetto. Nel mirino c'è Stoltenberg, ma c'è anche Macron. Le sue «accelerazioni» non piacciono al governo italiano. Non piace l'idea del presidente francese di mandare soldati europei in Ucraina. Sono ore di confronto. Ore per capire. Mosca replica decisa alla Nato: se attaccate sarà guerra mondiale. La tensione sale. Meloni, davanti alle telecamere scandisce l'altolà: «Non so perché Stoltenberg dica una cosa del genere. Bisogna essere molto più prudenti... Sono d’accordo sul fatto che la Nato deve mantenere la sua fermezza, non deve dare segni di cedimento... Ma sono molte le dichiarazioni discutibili, ricordo Macron...». Ecco la linea: no accelerazioni, no escalation. Meloni pensa che sia importante che la Nato «continui a mantenere il sostegno all’Ucraina per raggiungere la pace». L’ancoraggio atlantico della premier è comunque saldissimo. «È come se chi sostiene l’Ucraina vuole la guerra e chi invece non la sostiene vuole la pace... Io penso sia esattamente il contrario: se noi avessimo consentito quella guerra imperialista, la guerra sarebbe arrivata più vicina a noi. Chi ha aiutato l’Ucraina sta fermando la guerra».
Si guarda avanti. Crosetto immagino lo scenario a cui lavora il governo italiano: «La Nato si muove, e si muoverà nell'incontro che avremo a Washington a luglio, portando dei progetti, dei piani, delle idee. Le singole spinte valgono poco. Io ritengo che in questo momento sia sbagliato aumentare una tensione già drammatica. Occorre sì aiutare l'Ucraina a difendersi, perché se non la aiuti scoppia davvero la terza guerra mondiale. L'aiuto all'Ucraina serve a non fare scoppiare la guerra. Ma questo aiuto deve essere fatto in modo da lasciare aperta la possibilità della costruzione di una tregua immediata e la partenza di un tavolo di pace». La cronaca è ricca di fatti. Uno su tutti: la storica visita del presidente francese Macron a Berlino dal cancelliere tedesco Scholz. L'Italia non teme un accordo sulle posizioni di Stoltenberg. Anzi sa bene come la pensa il Cancelliere: nessuna apertura a Stoltenberg, le regole concordate per l'Ucraina stanno funzionando. E Crosetto conferma: «La Germania ha una costituzione uguale a quella italiana. Noi non possiamo attaccare. Possiamo solo difenderci», spiega ancora Crosetto. C'è anche un dibattito tutto italiano. Con l'occhio puntato al voto europeo la Lega va all'attacco di Stoltenberg. «Con il primo strumento disponibile depositeremo un testo parlamentare per invitare il governo a censurare le parole di Stoltenberg che, senza alcun mandato per farlo, ha previsto un utilizzo offensivo e non difensivo degli aiuti militari mandati a Kiev a supporto dell'Ucraina», tuona il senatore del Carroccio Claudio Borghi. E aggiunge: «Prevedere impieghi di soldati italiani o l'uso delle nostre armi per colpire il territorio di un'altra nazione è una pazzia e Stoltenberg non ha alcun diritto di trascinarci in conflitti armati. La Nato è un'alleanza difensiva, la guerra se vuole vada lui a farla ma senza di noi. Netta anche la posizione del Pd: il sostegno a Kiev «non può e non deve tradursi, come è sempre stato chiaro, in un ingresso diretto dell'Ue in guerra con la Russia. L'Ue deve avere una sua autonomia strategica e lo sforzo deve essere tutto orientato a sostenere la conferenza di pace in Svizzera di metà giugno, non a creare ulteriori escalation», dice la segretaria Elly Schlein.