Sergio Mattarella sulla tomba di don Diana - Ansa
«Sono venuto a portarvi l'apprezzamento e l'incoraggiamento della Repubblica. L'Italia guarda a voi con attenzione, solidarietà, simpatia, fiducia. Auguri». Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è congedato questa mattina dai ragazzi dell'Itc Carli di Casal di Principe, salutato da un lungo e scrosciante applauso. Molti i punti del suo discorso che hanno scatenato l'entusiasmo di una platea prevalentemente di adolescenti. Specie quando Mattarella scandisce: «Dovete essere fieri di vivere in questa città che ha saputo avere questa rinascita. Ricordate sempre che siete la generazione della speranza quella cui don Diana ha passato testimone legalità».
"Tutte le amministrazioni pubbliche devono far sentire con efficacia la loro presenza accanto ai cittadini. Insieme a tutte le espressioni della società civile. La politica sia autorevole nel dare risposte alle emergenze e ai problemi socio-economici dei territori. L'amministrazione sia efficiente, rapida nelle soluzioni e trasparente. Le istituzioni sono chiamate ad abbattere le barriere che impediscono ai giovani di realizzare i propri sogni nel territorio in cui hanno le loro radici", ha scandito Mattarella che è arrivato a Casal di Principe nell'anniversario dell'uccisione di don Giuseppe Diana, alla celebrazione della Giornata in memoria delle vittime di mafia.
La visita sulla tomba di don Diana...
Prima di arrivare a scuola, Mattarella ha visitato il cimitero di Casal di Principe dove ha incontrato alla cappella della famiglia Diana, gli stretti congiunti del sacerdote ucciso dalla camorra, in particolare i fratelli Emilio e Marisa e consorti e figli; c'era pure Augusto Di Meo, testimone oculare del delitto don Diana.
... e in parrocchia
Dopo aver parlato ai ragazzi dell'Itc Carli di Casal di Principe, dove insegnava lo stesso don Peppe Diana, Mattarella è andato nella chiesa di San Nicola di Bari, la parrocchia di don Diana, quella nella cui sagrestia è stato ucciso il 19 marzo 1994 mentre si apprestava a celebrare la Messa delle 7.30. In quella sagrestia Mattarella ha incontrato l'attuale parroco, don Franco Picone, i firmatari del documento "Per amore del mio popolo non tacerò" del Natale 1991, con il quale don Diana esplicitava la sua lotta alla camorra, il vescovo di Aversa, Angelo Spinello. Poi è uscito nella piccola piazza gremita di folla, soprattutto bimbi, con il tricolore in mano. Applausi lunghi, grida 'presidente, presidente', telefonini in mano per fotografare il passaggio a piedi de capo dello Stato.
La sorella di don Diana: dolore condiviso con Mattarella
"Con il presidente Mattarella abbiamo parlato, anche se per poco, dei nostri fratelli che entrambi abbiamo perso. È un dolore che non finisce mai, ma la sua presenza ci ha dato grande fiducia e speranza. E ancora piango se penso a quanto sarebbero stati orgogliosi della visita del Presidente papà, mamma e Peppe". Lo ha detto Marisa Diana, sorella del prete martire, raccontando l'emozione "troppo forte" provata oggi. Con Marisa c'erano il marito e i due figli, il fratello Emilio con la consorte e gli altri due figli, ed Augusto Di Meo, testimone oculare del delitto.
Il vescovo Spinillo: la presenza del Presidente ci incoraggia
"Vedere la presenza della piu' alta carica dello Stato incoraggia un cammino futuro e nell'incoraggiarlo ci invita a essere protagonisti, non sottomessi a nessuna forma di potere, ma capaci di essere invece creativi nello sviluppo di cio' che sara' il nuovo". Lo dice ai cronisti, dopo aver accompagnato il presidente della Repubblica, nella sua breve visita alla chiesa di San Nicola di Bari dove era parroco don Peppe Diana, monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Aversa.
"Nella diversita' delle competenze di ciascuno siamo in cammino verso l'unica giustizia, verso l'unica possibilita' di crescita e sviluppo dell'umanita' nella dimensione spirituale come nella dimensione organizzativa di vita della societa'. È necessario che ci sia un'alleanza nel rispetto delle reciproche competenze ma nel cammino comune verso il bene comune - aggiunge il vescovo - il presidente ha espresso la sua attenzione ai luoghi in cui don Peppe Diana ha vissuto ed è stato ucciso e poi ha sviluppato questa attenzione all'annunzio del messaggio del Natale del 1991, all'annunzio che deve poter essere per tutti noi impegno a dialogare, a essere creativi perché' si possa sviluppare una dimensione nuova del vivere sociale".
La manifestazione di Libera a Milano - .
A Milano 50mila in piazza Duomo
Sono circa 70mila, secondo gli organizzatori, le persone presenti al corteo per la XXVIII Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, organizzato a Milano da Libera e Avviso Pubblico.
Il primo giorno di primavera, da ventotto anni, è per Libera giorno di rinascita delle coscienze nel segno della memoria per le vittime innocenti delle mafie. "Sono 150 anni che parliamo di mafia - il monito di don Luigi Ciotti in uno dei passaggi del suo lungo intervento conclusivo dal palco in piazza Duomo - oggi noi qui da Milano diciamo che e' possibile. E' possibile un mondo senza mafie, un mondo di verita' e giustizia. Vi prego contagiate gli altri, scuotete le coscienze. Le mafie uccidono le speranze. Allora forza, ne vale veramente la pena".
La Madonnina d'oro della Cattedrale veglia su queste migliaia e miglaiia di persone che questa mattina hanno attraversato la città da Corso Venezia, giungendo da tutta Italia in una piazza Duomo tinta di giallo, arancione e fucsia per un giorno.
Tra loro, oltre 500 famigliari delle vittime che sono arrivati anche dall'estero, sin dal Messico, hanno sfilato in mezzo a migliaia di scolaresche e scout. Presenti alla manifestazione la segretaria del Pd Elly Schlein, il segretario della Cgil Maurizio Landini, il dem Gianni Cuperlo, l'ex presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi e il sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Ciotti, presidente e fondatore di Libera ha continuato: «Le mafie sono diventate moderne imprese. Ricorrono meno alla violenza diretta perché possono contare su quella bianca del capitale economico. La convivenza è dovuta a connivenza e sottovalutazione, a letture antiche che si continuano a fare sulle mafie, letture inadeguate dei fenomeni criminali che si sono evoluti assumendo forme e metodi che richiedono nuovi sguardi e nuove strategie. Allora forse la saldatura tra mafie e capitale economico richiede oggi dei nuovi paradigmi».
Da Schlein l'appello "al governo e a tutte le istituzioni" a fare "uno sforzo in più sulla lotta alla mafia", che non si fa "alzando il tetto del contante", semmai alzando "la guardia" che deve essere "massima" e trasversale alla "politica tutta" perche' "questa e' una battaglia fondamentale in un paese come il nostro" con "la corruzione e l'infiltrazione economica delle mafie nell'economia, oltre che nelle istituzioni, un elemento che aumenta le diseguaglianze".
Il 'popolo di Libera' e' tornato cosi' nel capoluogo lombardo dopo tredici anni, e al nord dopo tre, quando nel 2019 l'associazione di don Ciotti scelse Padova.
Milano non a caso: ricorrono infatti anniversari importanti in questo 2023, il trentennale della Strage di Palestro e il decennale dei funerali civili organizzati dal Comune di Milano per la testimone di giustizia Lea Garofalo.
In piazza Duomo, le prime a prendere parola sul palco sono state Emanuela e Simona, figlie di Piero Carpita, ucciso nel 1990 a Bresso durante una sparatoria tra clan di 'ndrangheta e camorristi: "Siamo cresciute pensando che nostro padre si fosse trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma era la mafia che non doveva trovarsi in quel luogo. L'omicidio di nostro padre non fu una fatalità, anzi, dimostrò la presenza della mafia in questa città".
Subito dopo l'intervento di Roberto Montà, sindaco di Grugliasco e presidente di Avviso Pubblico che in prima battuta ha voluto salutare gli amministratori ucraini per poi denunciare come "le mafie hanno consenso tra gli amministratori, i dirigenti pubblici e gli imprenditori: dobbiamo prenderci l'impegno di rompere queste catene perche' ne va della democrazia del paese", con "l'astensionismo" che è "sintomo di una politica malata".
Quindi la lunga lettura dei nomi delle 1069 vittime innocenti censite da Libera. A dare il via il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ricordando "quelle di cui conosciamo le storie, quelle di cui sappiamo solo il nome e tante di cui non abbiamo conoscenza".