lunedì 3 giugno 2024
Il capo dello Stato aveva parlato di «sovranità della Ue». La Lega attacca, Borghi evoca le dimissioni. Ira delle opposizioni. Meloni chiama Salvini? Il capo della Lega nega: il governo è saldo
Retromarcia di Salvini: io e la Lega con Mattarella
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Parole per chiudere il caso. Parole che suonano come una chiara retromarcia. «Nessuna polemica della Lega con il presidente Mattarella, che ha il mio rispetto, e il rispetto della Lega, e che è garante della nostra Costituzione che ripudia la guerra. Lo stesso rispetto non hanno in Europa alcuni altri presidenti, come Macron, che rischiano di portare l'Europa verso la terza guerra mondiale». Matteo Salvini parla con un obiettivo chiaro: evitare di scavare un solco troppo profondo con il Quirinale. Un passo indietro. Nel giorno della Festa della Repubblica il capo dello Stato parla di Italia, Costituzione, Europa. Un passaggio del messaggio dell'inquilino del Quirinale non piace alla Lega. «Con l'elezione del Parlamento europeo consacreremo la sovranità della Ue», dice Mattarella. La prima reazione è di Claudio Borghi senatore della Lega molto ascoltato da Salvini. «Se il presidente pensa davvero che la sovranità sia dell'Unione europea invece che dell'Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi, perché la sua funzione non avrebbe più senso». È un affondo duro. Un attacco deciso. Il motivo del contendere è decisamente politico e riguarda le diverse visioni sul futuro dell'Europa a pochi giorni dalle elezioni che la premier Giorgia Meloni ha definito un «referendum tra due idee d'Europa». Passano alcune ore surreali in attesa di una smentita della Lega al suo senatore, notoriamente provocatore nelle sue uscite, e invece niente. Anzi, scende in campo il leader, nonché vice-premier, e l'attacco al Colle diventa qualcosa di più serio: «Oggi c'è la festa della Repubblica, oggi è la festa degli italiani, della Repubblica, non della sovranità europea», replica Salvini a chi gli chiede conto proprio del fendente a Mattarella. Ci vuole ancora qualche ora per spingere Salvini ad una mezza frenata dando la colpa ai giornali che hanno "travisato" le parole del presidente: «Noi non chiediamo le dimissioni di nessuno. Borghi è un nostro ottimo senatore, e io penso che il capo dello Stato sia stato travisato da qualche giornale perchè nel giorno della festa della Repubblica, nel giorno in cui la Costituzione ci ricorda che la sovranità appartiene al popolo, parlare di sovranità europea...». Quel mezzo chiarimento non basta. Le opposizioni insorgono all'unisono chiedendo un intervento della premier a tutela della figura del presidente. Ma da Chigi non esce una sillaba e in serata anche dalle parti di Fratelli d'Italia vige la consegna del silenzio. Si dissocia invece nettamente Forza Italia con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, con una posizione che ben disegna le distanze esistenti in maggioranza sulla politica europea: «Ogni scelta anti europea è deleteria per l'Italia. Fa bene Mattarella a sottolineare la nostra prospettiva europea. Gli esprimo la mia solidarietà per gli attacchi che ha ricevuto». Anche Maurizio Lupi si smarca e pizzica la Lega ricordando che fu tra i partiti a votare per Mattarella.

Il contendere infatti è proprio l'Europa e, nel bene o nel male, finalmente la campagna elettorale italiana ha iniziato a parlare dell'Unione europea. Certamente non si può avere dubbi su quale sia la "visione" di Sergio Mattarella che a pochi giorni dal voto fissa la sua linea. «... i Padri della Patria erano consapevoli dei rischi e dei limiti della chiusura negli ambiti nazionali e sognavano una Italia aperta...». Parole non proprio simili a quelle pronunciate poco dopo da Giorgia Meloni: torniamo «all'idea di Europa, che era una idea di Europa che immaginava che la sua forza, la forza della sua unione, fosse anche la forza e la specificità degli stati nazionali». La tensione sale. «È gravissimo l'attacco che è arrivato dalla Lega al Presidente della Repubblica, è un attacco senza precedenti», commenta Elly Schlein chiedendo alla premier di prendere le distanze. Analoga l'uscita di Giuseppe Conte che giudica la mossa della Lega «indegna e sconclusionata». È una complicata per Salvini. E questa mattina vira e corregge il tiro. Un intervento di Giorgia Meloni? Il capo della Lega nega: «Non ho sentito Meloni dopo il tweet di Borghi...». E chiosa: il governo è saldo, andremo avanti fino al 2027.

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