sabato 10 agosto 2024
Il via libera del Quirinale arrivato nell’ultimo giorno utile per il disegno di legge Nordio (approvato il 10 luglio) che ha abolito l’abuso d’ufficio Forza Italia chiede di rivedere la legge Severino
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il ministro della Giustizia Carlo Nordio

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il ministro della Giustizia Carlo Nordio - ANSA

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Alla fine la firma è arrivata, senza rilievi al testo o alcun rinvio alle Camere, ponendo fine all’apprensione che stava sorgendo nel governo. Le scarne informazioni - filtrate nei giorni scorsi dal Colle e riportate da Avvenire - sono state confermate ieri poco dopo mezzo-giorno, quando è giunta notizia della promulgazione, da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del disegno di legge Nordio che ha abrogato il reato di abuso d’ufficio.

La conseguente pubblicazione in Gazzetta ufficiale consentirà l’entrata in vigore della legge. Dal 10 luglio, dopo il via libera del Parlamento, il testo era rimasto all’attenzione del capo dello Stato, al quale la Costituzione (all’articolo 73) assegna un mese di tempo per l’esame di una legge da promulgare. E il Quirinale se l’è preso tutto, forse per valutare al meglio le implicazioni di modifiche su cui si sono addensate critiche delle opposizioni e dell’Associazione nazionale magistrati, sconcertata dalla cancellazione di un reato della Pa ritenuto “spia” di crimini come la corruzione. Ma il vuoto nel codice penale aperto dalla cancellazione dell’abuso d’ufficio non viene colmato dalla reintroduzione del “peculato per distrazione”.

E a Bruxelles è allo studio una direttiva anti corruzione che prevede una tipologia di abuso d’ufficio (perseguito in 25 Stati Ue) e ciò potrebbe porre problemi interpretativi, quando la direttiva dovrà essere recepita dall’Italia. Non è invece stata resa nota ancora la data dell’incontro fra il capo dello Stato e il Guardasigilli Carlo Nordio, richiesto dallo stesso ministro per prospettargli le nuove misure per affrontare l’emergenza causata dal sovraffollamento carcerario (60mila detenuti di fronte a una capienza di 50mila posti; 65 suicidi da inizio anno; il rischio di tensioni e rivolte, evocato in una circolare penitenziaria). Il decreto «Carcere sicuro», ormai legge, viene ritenuto «inutile» dalle opposizioni e da diversi addetti ai lavori. E ora il ministro Nordio intende assumere altri magistrati di sorveglianza (oggi sono 236, ne servirebbero almeno altri mille).

Ma, nella maggioranza, c’è chi spinge per provvedimenti più incisivi. Da Forza Italia, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè sul Foglio invita il resto della coalizione a uscire dalla «discarica giustizialista» e ad affrontare il problema, «altrimenti che ci stiamo a fare al governo?». A suo parere, Forza Italia dovrebbe «accelerare sulle misure alternative al carcere», rilanciare gli istituti di custodia attenuata; appoggiare la proposta di far scontare la pena in “case famiglia” alle mamme detenute con figli sotto i 3 anni; sostenere percorsi lavorativi per i detenuti e sulle comunità per tossicodipendenti. Sempre Fi avanza una proposta di «modifica della legge Severino per evitare, in barba al principio di presunzione di innocenza, che gli amministratori pubblici condannati in primo grado siano sospesi dalle funzioni».

L’annuncia il deputato di Fi Pietro Pittalis, ricordando i «casi di sindaci, consiglieri regionali e presidenti di Regione condannati in primo grado e poi assolti perché il fatto non sussiste». Un nodo su cui esistono già due proposte di legge del Pd e di Azione. Sempre Pittalis conferma l’intenzione del centrodestra di «accelerare in Parlamento sulla separazione delle carriere e la riforma del Csm». Ce n’è abbastanza per intuire come, dopo un’estate di fuoco, sul fronte della giustizia pure l’autunno si preannunci rovente.

Le misure del ddl Nordio

Sono otto gli articoli del disegno di legge Nordio, approvato il 10 luglio dalla Camera e promulgato ieri. Tratteggiano una significativa riforma del codice penale, del codice di procedura penale e dell'ordinamento giudiziario. Si va dall'abrogazione dell'abuso d'ufficio alle modifiche al reato di traffico di influenze; dall'informazione di garanzia alle intercettazioni fino alla limitazione della possibilità per il pm di proporre appello contro le sentenze di assoluzione di primo grado. Di seguito, ricordiamo le novità più importanti.

Via l’abuso d’ufficio. Viene abolita la norma del codice penale che, nell’articolo 323, punisce il pubblico ufficiale che - violando consapevolmente leggi, regolamenti o l’obbligo di astensione - cagiona un danno ad altri o si procura un vantaggio patrimoniale. Nel 2020 quell’articolo era stato modificato, precisando che il reato non si poteva configurare in presenza di margini di discrezionalità amministrativa nell’adozione di un provvedimento. Ora viene cancellato del tutto. Nel frattempo, il governo nel decreto carceri ha reintrodotto una parziale copertura penale per gli abusi patrimoniali dei pubblici ufficiali, ripristinando quello che nel 1990 era definito «peculato per distrazione».

Traffico di influenze. Si restringe l’ambito di applicazione di questo reato. La mediazione viene ritenuta illecita se finalizzata a far compiere un reato ad un pubblico ufficiale. Viene eliminata l’ipotesi della “millanteria”, restano le condotte più gravi. Ma aumenta il minimo della pena: da un anno e 6 mesi a 4 anni e 6 mesi.

Avviso di garanzia. Dovrà contenere una descrizione sommaria del fatto su cui si indaga e la sua consegna dovrà garantire la riservatezza del destinatario.

Intercettazioni e tutela di chi è estraneo. Non dovranno essere riportate le conversazioni e i dati relativi a soggetti non coinvolti dalle indagini, se irrilevanti per il procedimento. E nella richiesta di misura cautelare del Pm e nell’ordinanza del giudice, si dovranno stralciare le intercettazioni che contengono dati relativi a soggetti diversi dalle parti, laddove non essenziali.

Interrogatorio preventivo. Si tratta di uno dei punti più innovativi e, potenzialmente, più complicati sul piano applicativo. Il giudice dovrà procedere all’interrogatorio dell’indagato prima di disporre la misura cautelare, previo deposito degli atti, con facoltà della difesa di averne copia. L’indagato potrà così avere la possibilità di una difesa preventiva, prima di eventuali misure come la custodia cautelare in carcere.

Tre giudici per ogni arresto. Viene introdotto un organo collegiale, formato da tre giudici, responsabile delll’adozione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Atto che attualmente è invece sempre disposto dal giudice monocratico (per consentire le necessarie assunzioni di magistrati, l’entrata in vigore è differita di due anni). La collegialità non è prevista però, quando la misura è adottata durante le procedure di convalida di arresto o fermo.

Limiti all’appello. Viene limitata la possibilità del pm di proporre appello contro le sentenze di assoluzione di primo grado (ma non per i reati più gravi). Inoltre, per i giudici popolari in corte d’Appello, il requisito massimo d’età è fissato a 65 anni, al momento della nomina.



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