C’è un dolore che le parole non riescono a contenere ma che è necessario raccontare. Perché diventi balsamo sulle ferite di una comunità che, improvvisamente, si è sentita inerme di fronte alla tragedia ma non si è data per vinta e ha saputo reagire con una forza ancora più potente: la forza della solidarietà. Due anni dopo quel 3 luglio 2022, il dramma della Marmolada è diventato racconto collettivo di chi, in quelle ore drammatiche e nei giorni successivi, è salito sulla montagna, rischiando ogni volta la vita, per cercare di recuperare anche il più piccolo segno di quell’umanità travolta dal crollo dell'enorme seracco che, nella sua folle corsa verso valle, ha stroncato undici vite. Tecnici del Soccorso alpino, medici, infermieri, sacerdoti, funzionari e rappresentanti delle istituzioni, forze dell’ordine: tutti hanno contribuito a scrivere questa pagina di storia, che ora è anche un documentario. Marmolada 03.07.22, di Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon (prodotto da Cineblend srl), dopo l’anteprima al Trento Film Festival, sta girando l’Italia e sarà proiettato in una quindicina di sale, con l’intervento di rappresentanti del Club alpino italiano e del Soccorso alpino.
«Ci siamo resi conto – spiegano i registi – che ogni proiezione, grazie al momento di confronto finale con il pubblico, diventa una preziosa occasione di riflessione e soprattutto di scambio».
Attraverso il racconto, pacato ma ficcante, di chi ha cercato in tutti i modi di dare una mano, lo spettatore è portato ad immedesimarsi nella fatica, nella trepidazione e anche nella paura che hanno contraddistinto quelle giornate sulla montagna. Costantemente esposti al pericolo di essere travolti da altre valanghe, gli uomini, ma anche i cani (il cui contributo è stato decisivo per ritrovare i corpi delle vittime sotto metri e metri di ghiaccio e roccia), non si sono risparmiati, unendo le forze con spirito di condivisione e solidarietà. E sapendo che, tra le rovine dell’enorme seracco staccatosi dalla montagna e precipitato a valle, avrebbero potuto incontrare anche le tracce di un amico, un compagno di cordata. Perché quel giorno, sulla Marmolada, non c’era un gruppo di alpinisti improvvisati, come purtroppo ancora si vede troppo spesso in montagna, soprattutto d’estate, ma gente preparata, tra cui guide alpine e tecnici del Soccorso. Ma la loro preparazione nulla ha potuto contro l’imprevedibilità della natura che sta inesorabilmente cambiando aspetto. Da qualche tempo a questa parte, anche la montagna non è più la stessa, sconvolta nel proprio millenario equilibrio, dal cambiamento climatico che anche in questi giorni sta presentando un conto salatissimo.
Anche di questo si parlerà al termine della proiezione del documentario di Lorenzato e Zarpellon. Ma, soprattutto, sarà una preziosa occasione per rendere omaggio e riconoscere il lavoro, oscuro ma fondamentale, di chi, ogni giorno, si impegna per rendere la montagna un luogo sicuro. E, attraverso le voci di queste donne e questi uomini, ricordare chi, quel giorno sulla Marmolada, ha perso la vita. Con il rispetto dovuto ai familiari delle undici vittime. Che, proprio per non indugiare nel solito pietismo, volutamente non sono stati coinvolti nel racconto. Ma si possono senz’altro riconoscere nella delicatezza del linguaggio di chi, invece, c’era. E non dimenticherà mai il silenzio che avvolgeva la montagna in quelle terribili giornate di inizio estate di due anni fa.