Un sì e un no. Il tormentone sull’evoluzione del Pdl e sugli effetti che potrebbe determinare il passaggio a Forza Italia, continua ad agitare le acque del centrodestra. E se Angelino Alfano dichiara che la leadership di Silvio Berlusconi è fuori discussione, la figlia dell’ex premier, Marina, torna a smentire le ipotesi che la indicano come in procinto di assumere la guida della nuova formazione politica.La diretta interessata interviene nel giorno, il lunedì, che Berlusconi tradizionalmente dedica al pranzo con i figli e i dirigenti delle aziende di famiglia. «Di fronte alle ennesime voci e a ricostruzioni giornalistiche totalmente lontane da ogni pur minimo collegamento con la realtà, ancora una volta – afferma la presidente di Fininvest – mi vedo costretta a smentire, e nel modo più tassativo: non ho mai avuto e non ho alcuna intenzione di impegnarmi in politica». Attività per la quale aggiunge di avere grande rispetto, «ma amo moltissimo il mio lavoro e le aziende nelle quali sono impegnata da ormai oltre vent’anni». Ieri però dalla cerchia familiare del Cavaliere non si è fatta sentire solo la primogenita. Anche Barbara, quarta figlia, avuta dalla seconda moglie Veronica Lario, ha rilasciato un’intervista durissima all’Huffington Post. Per smentire le ricostruzioni che davano anche lei - attualmente alla guida della Fondazione Milan onlus - in procinto di entrare in politica. E ha usato parole di fuoco contro i «tanti che hanno finto di sposare le sue idee politiche, ma che in realtà agivano per interesse personale, per le poltrone e per il potere». La rampolla di casa Berlusconi vede in questo atteggiamento «unito a una palese inadeguatezza» la causa dell’attuale «totale assenza di idee e contenuti politici». Certo, fanno notare molti osservatori (vedi articolo a fianco) anche la discesa in campo del celebre papà fu preceduta da smentite a raffica. Ma dall’entourage Mediaset si levano voci che tendono a rafforzare la definitività del «no». O quantomeno la auspicano. «Spero che nessuna delle due sia condannata a fare politica», dice Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset. Anche un uomo d’affari amico del cavaliere, Tarak Ben Ammar si dice scettico sulla discesa in campo di Marina.Intanto resta incerta la data della convocazione del Consiglio nazionale chiamato a sancire il passaggio dal Pdl a Forza Italia, anche se per ora si continua a parlare dell’8 dicembre. E rispetto a possibili divisioni tra i fautori della nuova formazione politica e gli ipotetici scissionisti, Alfano ferma ogni illazione. «I sottoscritti consiglieri nazionali si riconoscono nella leadership di Silvio Berlusconi, ovviamente a cominciare da me. Questo sarebbe il primo rigo di ogni documento che dovessi sottoscrivere», dice il ministro dell’Interno e vicepremier a Bruno Vespa, che lo intervista per il suo nuovo libro. «Non è vero – puntualizza l’esponente pidiellino – che circola un documento degli "innovatori" da far sottoscrivere già per il prossimo Consiglio nazionale».Il dibattito, sottolinea poi lo stesso Alfano parlando con i giornalisti, non è neanche intorno al nome di Forza Italia, «che richiama anni bellissimi». Le questioni sono altre e le «porremo all’attenzione dell’opinione pubblica, oltre che del nostro movimento politico, nei prossimi giorni». Insomma sul tavolo resta sempre la questione di come rapportarsi rispetto al governo e quindi se e come continuare l’esperienza dell’attuale maggioranza. «Nessuno di noi vuole la scissione, nessuno di noi vuole la divisione e smettiamo di pensare che qualcuno voglia fare un centrino o un centretto con Casini o con Mauro, che hanno fatto la loro scelta a febbraio», rassicura un altro esponente dell’ala ministeriale, il titolare delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Che rinnova l’impegno a concentrasi sul da fare per il Paese. L’8 dicembre inizierà un percorso e «un confronto sulla modalità con cui Forza Italia dovrà aprirsi alla società civile e riorganizzarsi».Le sottolineature in senso unitario del duo Lupi-Alfano ridanno vigore alle posizioni dei cosiddetti "pontieri". Come Altero Matteoli, che mette in chiaro come tale «unità non può essere a tutti i costi, ma deve nascere sui programmi e, possibilmente, anche sugli organigrammi del partito intorno alla leadership di Berlusconi». Ciò, insiste però Fabrizio Cicchitto, richiede condizioni che l’ex capogruppo non vede: «Ho capito poco i fuochi d’artificio contro i ministri», perché sono un modo «per radicalizzare le posizioni e non fare una discussione seria».