mercoledì 18 settembre 2024
La Capitaneria di porto di Trapani ferma la Mare Jonio: non è certificata per i salvataggi, quindi deve lasciare a terra gommoni e mezzi di prima necessità. Ma Mediterranea non ci sta
La Mare Jonio della Ong Mediterranea. La Capitaneria di porto di Trapani l’ha fermata per presunte irregolarità 

La Mare Jonio della Ong Mediterranea. La Capitaneria di porto di Trapani l’ha fermata per presunte irregolarità  - Ansa

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La mazzata era nell’aria e si è puntualmente abbattuta. La Mare Jonio, la nave della ong Mediterranea Saving Humans, è di nuovo in stato di fermo amministrativo. E’ la conseguenza dell’ispezione effettuata martedì dalla Capitaneria di porto di Trapani. Un controllo programmato fino a un certo punto, perché all’ultimo momento all’intervento previsto del personale locale si è aggiunta una verifica “occasionale” eseguita da una squadra inviata dal Comando generale di Roma. Secondo Luca Casarini, capomissione di Mediterranea, si tratterebbe della “squadra anti ong” che dal 2020 esegue questo tipo di interventi. La Capitaneria non si è però limitata alla notifica del nuovo stop, ma ha ordinato alla Mare Jonio di scaricare a terra tutto l’occorrente per effettuare i soccorsi in mare, in primis gommoni e zattere «che negli ultimi anni sono serviti a salvare più di mille persone» rivendica Casarini.

«Abbiamo un ordine, impartito dal ministero dei Trasporti, di sbarcare, immediatamente, i mezzi di soccorso, pena la perdita dell’idoneità di navigazione» ha specificato Casarini in una conferenza stampa convocata ieri a Trapani, dove la Mare Jonio - reduce dalla missione con Migrantes - è ormeggiata. «L’ispezione cosiddetta occasionale è durata 10 ore e mezza» ha rimarcato l’attivista. Ma è proprio il termine “occasionale” a esser contestato da Mediterranea: secondo l’ong, questo tipo di controlli scatta solo in seguito a un problema specifico del natante, come ad esempio un’avaria. Non era questo il caso. Il punto cruciale riguarda però l’abilitazione a svolgere attività di soccorso. Secondo quanto attestato dal Registro italiano navale, la Mare Jonio ha le caratteristiche idonee allo scopo. Ma la Capitaneria la pensa diversamente, perché applica la contestata circolare 167 del 2022 (contro cui Mediterranea ha fatto ricorso al Tar del Lazio, che non si è ancora pronunciato), che impone alle navi “rescue” ulteriori e più rigorosi requisiti.

In virtù di questa norma, ieri la Capitaneria ha rilevato «irregolairtà», ovvero «la presenza a bordo di equipaggiamenti correlati all’attività di salvataggio, attività per la quale la nave non è certificata». Di che si tratta? Di due container contenenti materiale di primo soccorso, docce, bagni chimici e battelli pneumatici: «Tale materiale – notifica la Capitaneria – risulta incompatibile e non correlato con lo svolgimento dei servizi per cui l’unità è certificata, pertanto dovrà essere sbarcato con effetto immediato pena la decadenza del certificato di idoneità».

È su questo passaggio che si svolgerà la battaglia legale a più livelli, a partire dal ricorso al Tar. «Credo che sia la prima volta che si intima a una nave di non avere a bordo dispositivi di salvataggio, semmai dovrebbe essere il contrario - ha continuato - ci dicono che possiamo navigare senza però soccorrere nessuno». In conclusione, Casarini ha puntato nuovamente il dito verso il ministro delle Infrastrutture: «Questa visita occasionale è avvenuta “occasionalmente” durante il processo a Salvini sul caso Open Arms. Abbiamo informato i nostri legali di parte civile di quel processo perché informino il tribunale di quello che sta accadendo: poiché è l’imputato che ordina queste ispezioni, è opportuno che i giudici sappiano quello che sta succedendo a noi che siamo parte civile al processo. Ma noi torneremo in mare molto presto a salvare chi ha bisogno di noi». Perché, ha aggiunto, «siamo la stessa nave che ha aiutato la Guardia costiera su sua richiesta. Anche se ci minacciano, andremo avanti». Per mettere meglio a fuoco il concetto, Casarini cita addirittura un precedente “epico”: «Salvini si metta il cuore in pace: non riuscirà mai a dire a delle persone di non soccorrere chi ha bisogno di aiuto in mare. Accade dall’Odissea e anche da prima».

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