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Un primo obiettivo è stato raggiunto: Giancarlo Giorgetti ha imposto il tema della natalità nel dibattito sulla manovra, quantomeno rendendolo “paritario” rispetto agli altri dossier economici e fiscali che saranno affrontati durante la sessione di bilancio.
Ieri a Palazzo Chigi il ministro dell’Economia ha avuto il secondo faccia a faccia in pochi giorni con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e il leader centrista Maurizio Lupi, rimettendo sul tavolo la sua proposta di una rimodulazione delle detrazioni che privilegi chi ha figli. Un’operazione non semplice alla luce dei ridotti margini di bilancio, ma che Giorgia Meloni condivide perché va nella direzione di quel «quoziente familiare» proposto durante la campagna elettorale del 2022.
Tuttavia, l’ipotesi dell’intervento delle detrazioni non è l’unica sul campo. Il Mef valuta un piano-B, più semplice e dunque più attuabile, che consisterebbe nel mettere sull’Assegno unico per figli le eventuali risorse che il governo riuscirà a trovare. Le remore nel mettere le mani sul contributo già esistente per figli sono da un lato politiche - l’Assegno unico non ha la paternità piena del centrodestra, anche se ottenne, durante il governo Draghi, il via libera di tutto il Parlamento -, dall’altro sono legate alla procedura d’infrazione europea. L’Ue, infatti, chiede che siano rivisti i criteri, ritenuti discriminatori, della residenza in Italia da almeno due anni e della presenza nel Belpaese dei figli. La procedura è stata definita «folle» da Meloni e ancora ieri la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha chiesto alle opposizioni di unirsi alla battaglia contro le richieste europee. Ma la questione è sostanziale in vista della prossima manovra, perché nuove risorse sull’Assegno, che poi dovrebbero essere spartite - insieme a quelle già esistenti - in una platea più ampia, avrebbero effetti limitati.
Ma non è che l’intervento sulle detrazioni per le famiglie con figli possa portare enormi vantaggi senza un intervento significativo sulle aliquote. I 5-6 miliardi di cui si parla per le misure sulla natalità sono al momento solo sulla carta. E già si è aperto un dibattito sul fatto di abbassare o togliere le detrazioni a chi non ha figli, con frange delle opposizioni contrarie. Tuttavia, proprio tra le minoranze si segnala la posizione non apertamente ostile del Pd all’opzione-Giorgetti, anche nella consapevolezza delle criticità evidenziate da Bruxelles sull’Assegno unico.
Di certo le parole di Giorgetti su fisco e figli hanno finito con l’alimentare il consueto “derby” tra imprese e famiglie. Non a caso ieri l’ex leader di Confindustria Emma Marcegaglia ha ricordato che «la priorità è rinnovare il cuneo». Obiettivo che sinora è apparso scontato, ma evidentemente al mondo produttivo le ipotesi del Mef sulle detrazioni sono sembrate alternative proprio al cuneo. Così non sembra essere, al momento.
In ogni caso, sino alla redazione concreta e ufficiale del Piano strutturale di bilancio, il “sostituto” del Def che disegnerà la traiettoria del debito nei prossimi 7 anni, parlare di misure concrete e risorse disponibili è un esercizio teorico. Il vertice di Palazzo Chigi di ieri ha confermato che martedì il Consiglio dei ministri darà una prima “visura” al Psb, poi, come già annunciato, si aspetteranno i dati Istat del 23 settembre. Come riferito da Tajani, c’è un cauto ottimismo che il dato del Pil per il 2024 possa restituire una sorpresa, superando la previsione dell’1 per cento. Superare questo paletto renderebbe un filo più agevole il processo di riduzione del debito e libererebbe qualche risorsa da spendere.
Certamente la prossima sarà una manovra senza ricorso al deficit, è stato ribadito nel vertice di ieri. Il colloquio tra i leader e il Mef ha rappresentato l’occasione per la premier anche per sigillare un impegno politico. I prossimi tre mesi, è il ragionamento, non devono essere intralciati da dossier potenzialmente divisivi. Il “buon esempio” l’ha dato FdI, accettando che l’iter del premierato riprenda nel 2025. La Lega dovrà invece calmare le acque sull’autonomia. Mentre ad Antonio Tajani la premier chiede di rinviare il posizionamento di FI sui «diritti», in particolare su cittadinanza e suicidio assistito. Non a caso il capo degli azzurri dopo al vertice ha definito i due dossier subordinati all’unica «priorità» del momento, la manovra appunto.