mercoledì 11 gennaio 2023
Mancano 3.200 prodotti, il 50% dei quali già sostituito. L'alta domanda in relazione a influenza e Covid, la guerra e la mancanza di materie prime alla base del problema. Il ministro ordina verifiche
Nelle farmacie mancano le medicine, ecco perché (e cosa fare)

Ansa

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Sta diventando una preoccupante consuetudine. Si entra in farmacia per acquistare un farmaco, anche quelli a larga diffusione, e ci si sente ripetere che non è più disponibile. Diventa un’impresa, in questi giorni, trovare persino della Tachipirina o il Moment, così come prodotti a base di ibuprofene o quelli contenenti indometacina. Mancano antinfiammatori, antipiretici, antidolorifici, antibiotici; 3.200 farmaci in tutto, tra i quali rientrano anche antipertensivi, antidepressivi e diuretici. Non sono segnalati invece problemi per antivirali e vaccini (compresi quelli anti-Covid).

Sul sito dell’Aifa le motivazioni delle mancate consegne vanno dalla «cessata commercializzazione», definitiva o temporanea, a non meglio specificati «problemi produttivi», fino alla «elevata richiesta» e alla conseguente «distribuzione contingentata».
La stessa Agenzia del farmaco consiglia di rivolgersi al proprio medico o allo specialista per sostituire il medicinale solitamente utilizzato con uno generico, che ha la stessa composizione qualitativa e quantitativa in termini di sostanze attive, nonché la stessa forma farmaceutica e una bioequivalenza dimostrata scientificamente.

Ma perché questa carenza, particolarmente avvertita in tutta l’Ue? Secondo Farmindustria due sono i motivi alla base del problema: da un lato l’aumento della domanda di medicinali, in concomitanza con le patologie influenzali e da Covid; il secondo motivo ha radici geopolitiche e nello scoppio della guerra in Ucraina: «Alcune categorie di farmaci – a detta del presidente di Farmindustria, Marcello Cattani - scontano in questo momento delle carenze, ma il 50% è stato già sostituito».

Il punto, sottolinea, è che «siamo in uno scenario globale reso più complesso a causa della guerra in Ucraina, e l’effetto competitivo si è scatenato soprattutto sulle materie prime che concorrono alla produzione dei farmaci, un ambito nel quale l’Europa è esposta, poiché il 75% di tali materie o principi attivi deriva dall’import da Cina e India. Noi importiamo questi principi attivi pagandoli in dollari – aggiunge Cattani -: scontiamo la debolezza del cambio euro-dollaro e gli aumenti dell’energia e del gas, per cui questo settore è in grande difficoltà». Non solo: «Anche carta e imballaggi primari e secondari, quindi plastica e alluminio, sono sottoposti a tale dinamica competitiva». Una situazione che «sta gravando sempre di più sulle imprese del farmaco, che stanno ora provando a diversificare per arrivare a essere più autonomi nella produzione dei principi attivi».

Dal canto suo, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha appena istituito un tavolo permanente sul problema, ha ordinato un’indagine per individuare i farmaci che registrano una reale carenza, degli interventi di risposta a breve e medio termine per far fronte tempestivamente ai bisogni dei cittadini e la definizione di attività di comunicazione e sensibilizzazione al fine di evitare allarmismi e conseguenti ingiustificate corse all'acquisto.

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