venerdì 13 settembre 2024
Altro «no» della maggioranza all’esame veloce dello Ius culturae. Tajani prende tempo sulla proposta di legge targata Forza Italia: «Ora ci sono le priorità economiche». Il tema slitta al 2025
Una madre detenuta in carcere col figlio

Una madre detenuta in carcere col figlio - ANSA

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Niente più rinvio di pena per le donne in gravidanza o con figli di meno di un anno. L’eventuale differimento della carcerazione - quando il ddl sarà approvato definitivamente anche al Senato - sarà esaminato caso per caso dai giudici. È successo ieri alla Camera, nel corso delle votazioni sul “ddl sicurezza”. L’aula ha approvato l’articolo 15 che rende facoltativo - e non più obbligatorio - il rinvio della pena per le neo-madri detenute. Forza Italia, che inizialmente si era detta contraria, stavolta invece ha votato con Fdi e Lega. Cambio di opinione degli azzurri anche sullo Ius scholae, su cui quest’estate Fi aveva assunto una posizione diversa dal centrodestra. Nel ddl giro di vite anche sulla coltivazione di cannabis light, manifestazioni contro le opere pubbliche, occupazioni abusive di case.

Sulle neo-madri detenute dunque la maggioranza ha bocciato con voto segreto - chiesto da Avs e approvato - gli emendamenti delle opposizioni, approvando quello dei relatori che prevede una relazione annuale del governo sulla attuazione delle misure cautelari sulle detenute incinte o con figli di età inferiore a tre anni. A fronte di questo emendamento, Fi ha ritirato la sua proposta emendativa che puntava a ripristinare l'obbligo di differimento della pena. Proteste in aula per quella che le opposizioni hanno chiamato «la retromarcia di Forza Italia» su madri detenute e su Ius scholae. Al termine delle votazioni i deputati di Avs hanno alzato cartelli con su scritto “Fuori i bambini dalle sbarre”. «La relazione annuale è già prevista», ha protestato Debora Serracchiani (Pd). «Una pesantissima regressione culturale sulla giustizia», ha attaccato Ettore Rosato (Azione). «Siamo passati in poche ore dalla Ius scholae allo ius carcere», il commento Riccardo Magi (+Europa).

Proprio sullo Ius scholae la maggioranza, Fi compresa, ha respinto la richiesta di urgenza della proposta di legge di riforma della cittadinanza fatta da Vittoria Baldino per M5s. «Antonio Tajani ha fatto dello Ius scholae per tutta l’estate un cavallo di battaglia - ha detto Carlo Calenda - poi martedì abbiamo presentato un emendamento (identico alla proposta di legge del segretario di FI, ndr) e Forza Italia non l’ha votato».

«Sullo ius scholae non facciamo alcun passo indietro», la replica di Tajani: «Abbiamo idee chiare, il tema va affrontato in modo serio. Stiamo lavorando ad un testo che riguardi complessivamente la concessione della cittadinanza» perché «non si può affrontare la questione con un emendamentino al ddl sicurezza. C'è una priorità che si chiama Manovra. Ius scholae e Fine vita non sono ora una priorità».

L’aula ha anche bocciato la richiesta di stralciare la stretta sulla cannabis light, chiesta da Avs. Per Marco Furfaro (Pd) «il governo Meloni ha appena distrutto un pezzo di filiera agroindustriale di eccellenza italiana nel campo della cosmesi, del florovivaismo, degli integratori alimentari, dell'erboristeria: 15mila persone, 3 mila imprese, 500 milioni di fatturato. Vogliono far credere al Paese che la cannabis light produca un effetto drogante». Protesta anche il presidente di Cia, Cristiano Fini: «È inaccettabile e ingiusto bloccare in questo modo una delle filiere di eccellenza del Made in Italy agroindustriale, con un enorme potenziale produttivo tra cosmesi, erboristeria, bioedilizia, florovivaismo, tessile, tutti settori che non c'entrano nulla con il mercato delle sostanze stupefacenti». Il Dipartimento politiche antidroga della presidenza del consiglio martedì però affermava che l’emendamento «non criminalizza» le attività «di chi ha investito nel settore» ma solo «l’illecita produzione per uso ricreativo».

La Camera ha infine approvato l’aggravante per punire la violenza o la minaccia a un pubblico ufficiale se connessa per impedire la realizzazione di un’opera pubblica». La norma era stata bollata dalle opposizioni come “norma anti-Ponte e no Tav”. Nel ddl approvate anche norme contro l’occupazione abusiva di immobili.


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