Luigi Di Maio, leader del M5S (Ansa)
La giornata politica è stata agitata da un articolo del Foglio che accusa il Movimento 5 Stelle di avere modificato il suo programma presentato prima delle elezioni, mettendone in rete subito dopo le elezioni un versione diversa. Rinnovata, ad esempio, nella parte relativa alla politica estera. Il tutto alla chetichella, senza che gli elettori ne fossero a conoscenza e senza la possibilità di esprimersi on line dopo una discussione. La Repubblica è riuscita a recuperare la vecchia versione della "sezione esteri" e l'ha pubblicata mettendola a confronto con la nuova.
I 5S hanno reagito con una certa lentezza, nel pomeriggio: "Su questa storia dei programmi del MoVimento 5 Stelle siamo costretti a smentire il Foglio, perché la vera truffa è proprio l'articolo che oggi ci accusa di aver modificato i punti programmatici subito dopo il voto delle elezioni politiche", si legge sul blog del movimento, rispondendo all'articolo de Il Foglio che ha analizzato i programmi dei grillini in campagna elettorale e quelli attualmente disponibili sul sito del Movimento mettendone in luce tutte le differenze.
Tra l'altro la questione era stata sollevata anche dalla senatrice 5 Stelle Elena Fattori, che in un post su Facebook, rimosso nell'arco di qualche ora, dopo uno scontro sulla chat dei parlamentari, a fine febbraio aveva segnalato come ci fossero stati cambiamenti, ad esempio, nel punto di vista sull'obbligo dei vaccini. Questa critica interna, però subito silenziata, darebbe ragione al M5S in quanto la modifica, almeno quella sui vaccini, sarebbe avvenuta a ridosso delle elezioni, seppure in assenza di dibattito interno. Resta da vedere se altre parti, gli Esteri appunto, sono state modificare subito prima o subito dopo il voto di marzo. In ogni caso sempre senza un confronto interno.
Per il M5S il programma definitivo (si presume quindi poi mai più ritoccato) è stato pubblicato il 21 febbraio 2018, dopo un'ultima revisione dedicata all'impostazione grafica". Inoltre anche per la parte degli Esteri "i punti votati dai cittadini sono gli stessi inseriti nel programma. Leggete e verificate voi stessi", è l'invito dei grillini. Nella parte del Medio Orienta, appare però esserci stata ben più di una "revisione grafica".
Leggendo i due testi, come recuperati da La Repubblica, ci sono state delle messe a punto abbastanza consistenti. Tra i punti cambiati o almeno rimessi "a fuoco" nel programma "postelettorale", secondo il Foglio, "pre-elettorale di poco" secondo M5S, significativo quello che riguarda la Nato. Si è passati da una critica dura a una più sfumata, certamente meno urticante.
Più morbidi sulla Nato e con l'Arabia Saudita
Nel primo programma si ricorda come i" recenti scenari bellici in Iraq, Libia e Siria nonché il rinnovarsi di un clima internazionale da II Guerra Fredda, dimostrano un chiaro cambio di finalità da parte della NATO rispetto al quadro difensivo per cui era stata ideata". E si osserva che una sempre "sempre più ampia è la fetta di italiani contrari all'impegno italiano nelle missioni militari della NATO considerate in aperto contrasto con la lettera e lo spirito dell'art.11 della Costituzione e, su tutto il nostro territorio, sono numerosissimi i comitati e le associazioni che combattono il deposito e il transito di armi nucleari, batteriologiche e chimiche nonché le installazioni e gli addestramenti militari considerati dannosi per la salute".
Fino ad arrivare a un giudizio molto duro e preciso: "Il sistema di sicurezza occidentale non solo non ci ha reso più sicuri, ma è il primo responsabile del caos odierno. Dalla gestione drammatica dell'invasione della Libia fino alla distruzione pianificata della Siria, passando per il finanziamento, il supporto e la vendita di armi ai "bancomat del terrorismo internazionale" (Arabia Saudita su tutti), il sistema di sicurezza occidentale ha registrato una serie di fallimenti che hanno portato alle popolazioni dei Paesi membri, miliardi di euro di perdite, immigrazione fuori controllo e destabilizzazione di intere aree un tempo fondamentali per la sicurezza e l'economia dell'Europa".
Nel programma post elettorale le posizioni si ammorbidiscono. Tanto per cominciare sparisce l'accusa all'Arabia Saudita. Compaiono tutta una serie di numeri relativi alla Nato in Italia (basi, militari americani presenti, contributo del nostro Paese...), spiegando anche perché si è verificata questa situazione. Poi compare un riferimento all'adesione al Nuovo concetto strategico assunto nel vertice di Washington nel 1999. Adesione che viene ritenuta non legittima dal punto di vista costituzionale e quindi "si ribadisce l’esigenza di aprire un tavolo di confronto in seno alla NATO affinché il modello in vigore sia superato adeguandosi alle esigenze dei singoli Paesi alleati".
Insomma si passa da un atteggiamento di opposizione a uno di governo, con proposte di adeguamento e discussione sul ruolo dell'Alleanza atlantica, "contemplando un inquadramento delle sue attività in un’ottica esclusivamente difensiva".
Medio Oriente: cambiati gli obiettivi prioritari
Tra i due programmi c'è una notevole discrepanza per quanto riguarda il Medio Oriente. Nel primo si punta quasi del tutto su Iraq, Libia e Siria con un duro attacco oltre all'Arabia Saudita anche a Qatar, Turchia e Paesi del Golfo che hanno sostenuto il terrorismo islamista che ha distrutto la Siria. Nel secondo tutto questo scompare ed il ragionamento politico viene spostato quasi completamente su Israele e Palestina. Vediamo:
"Iraq, Libia e Siria - si legge nella prima versione - sono gli ultimi fallimenti di una strategia che ha favorito solo terrorismo, destabilizzazione e immigrazione incontrollata. Non sarà certamente facile prendere in eredità i disastri compiuti in questi anni. L'atto più responsabile dell'Occidente, oggi, sarebbe quello di chiedere scusa. I nostri governi hanno distrutto intere popolazioni, come quella siriana, seguendo l'interventismo occidentale della NATO, cui l'Italia ha colpevolmente prestato il fianco rompendo le relazioni diplomatiche con Damasco, sostenendo i sedicenti "Amici della Siria" che, sul campo, sono quei "ribelli moderati" alleati di Al-Nusra (Al-Qaeda) e finanziando e supportando quei mercenari provenienti da 89 paesi che hanno, insieme al terrorismo, spolpato, distrutto, devastato un Paese che offriva il Welfare più sviluppato della regione. I nostri governi hanno armato, finanziato e supportato i principali "bancomat del terrorismo" come Arabia Saudita, Qatar, Turchia e Paesi del Golfo permettendo così all'Isis di occupare ampie zone della Siria e dell'Iraq".
Nella fase due, diciamo così, ecco che invece al primo posto compare il conflitto israelo-palestinese: si "lavorerà prioritariamente al riconoscimento dello Stato di Palestina nei confini stabiliti dalle Nazioni Unite nel 1967 e all'applicazione dell’embargo totale di armi a tutti quei Paesi sospettati di finanziare, direttamente o indirettamente, il terrorismo internazionale". Gli altri punti vengono, come dire, ridimensionati con un linguaggio molto più diplomatico.
Smantellamento della Troika
Invece la linea sembra inasprirsi sul fronte europeo. Dello smantellamento della Troika (Commissione europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) e del suo potere sui governi si parla anche nella prima versione del programma, ma nella seconda la proposta viene presentata con maggiore enfasi e visibilità, insieme alla denuncia dei privilegi concessi alla multinazionali: "Al contempo combatteremo affinché non sia possibile per le multinazionali continuare ad eludere il fisco mediante triangolazioni internazionali aggressive e lesive del principio di giusta contribuzione".