«Un voto per far crescere, non indietreggiare, il progetto europeo». Lo chiede Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, che in queste elezioni si è federata con Forza Italia. «Un’Europa che riprenda in mano il disegno dei fondatori, nel segno di De Gasperi e della difesa comune che aveva in mente, come strumento di pace, di cui c’è più che mai bisogno in questo momento».
Come nasce questo progetto?
Nasce non per ragioni tattiche, o di corto respiro, ma per una piena comunanza di vedute sui contenuti e sul metodo. Sui contenuti perché di fronte alle “sfide epocali” evocate da Papa Francesco ci riconosciamo, insieme a Forza Italia, nel Partito popolare europeo, asse portante del progetto dei padri fondatori dell’Unione. Ma ci riconosciamo anche in un modo di vedere la politica basato sulla responsabilità e non sui toni gridati per eccitare gli animi a caccia di consensi. Che naturalmente chiediamo anche noi, ma puntando ai risultati concreti e duraturi, non alle sensazioni emotive.
La vostra è l’unica lista collegata alla Ppe. Non è sottostimata, in questo momento, la rappresentanza popolare italiana?
Lo è sicuramente, se solo pensiamo, senza andare troppo indietro nel tempo, alle percentuali che aveva il Popolo delle libertà. Ma questo è un po’ il cuore della nostra scommessa.
Voi siete, fra l’altro, l’unica componente della attuale maggioranza di governo che fa parte della maggioranza anche in Europa. Uno scenario che potrebbe ripetersi?
Le analisi si fanno dopo il voto, non prima. Noi puntiamo con decisione a un rafforzamento dell’area popolare, liberale e conservatrice che la renda auto-sufficiente nel prossimo Parlamento europeo e sia in grado di arginare una deriva ideologica che vediamo, su alcuni temi sensibili e su un ambientalismo esasperato che non tiene conto dei costi per famiglie e imprese. Tutti vogliamo la transizione green ma serve un piano strategico di finanziamento. C’è da rilanciare anche tutta la tematica della denatalità, che non è solo un problema italiano e dovrebbe diventare una assoluta priorità, come già lo sono la transizione digitale e quella ecologica.
Tajani però è stato chiaro nell’escludere alleanze con l’estrema destra.
Anche su questo c’è piena identità di vedute con Forza Italia. Non è pensabile nessuna alleanza con certe forze estremiste o nostalgiche, abbiamo una visione comune da portare avanti, e nessuna voglia di inseguire fantasmi.
De Gasperi propose la difesa comune al termine della sua parabola di statista che fu bloccata dall’opposizione della Francia. Ma quell’idea torna di attualità.
Settanta anni dopo ci viene di nuovo incontro la visione di Alcide De Gasperi, e degli altri padri fondatori, Robert Schuman e Konrad Adenauer. Serve una difesa comune. Non solo. Serve una politica estera comune, entrambe necessarie per portare avanti una plitica di pace, che è poi la ragione vera per cui è nata l’Europa. Insieme a una vera politica economica comune.
Serve quindi più Europa, non meno, come chiede invece Salvini?
Serve anche un’Europa diversa, ultimamente un po’ troppo concentrata sulla burocrazia e sui regolamenti. Bisogna rimettere al centro la persona, rilanciare un’Europa dei popoli, come era negli intenti iniziali.
Quindi Mattarella non ha detto niente di male nell’invocare, alla festa della Repubblica, una crescita del progetto europeo?
Non ha fatto altro che ricalcare la seconda parte dell’articolo 11 che, dopo aver sancito che l’Italia ripudia la guerra, prevede «limitazioni di sovranità» finalizzate ad assicurare «la pace e la giustizia fra le Nazioni»; e «promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Ma poi, aggiungo, che senso ha proporre di non esporre la bandiera europea quando per la realizzazione di tutte le infrastrutture c’è bisogno dei fondi europei?
Quando parla di infrastrutture ogni riferimento al ministro titolare è puramente voluto?
Beh, non credo che si possa realizzare nessuna opera, a partire dal Ponte sullo Stretto, senza il concorso dei fondi europei.
Competizione nella competizione, il voto di prefernza consentirà di misurarvi all’interno della lista.
Abbiamo sette candidati come Noi Moderati: Giorgio Silli, Chiara Fazio, Andrea Costa, Laura D’Incalci, Francesco Coppi, Riccardo Rosa e Massimo Dell’Utri, siamo presenti in tutte le circoscrizioni. Un esercizio importante di selezione della classe dirigente, che è precluso in altre competizioni, da utilizzare al meglio.
Solo un’alleanza elettorale, o è un progetto destinato ad andare avanti?
Sicuramente nelle nostre intenzioni rappresenta più di un’alleanza elettorale. Ma, come è giusto, saranno gli elettori a dare il loro giudizio, premiandolo o meno. Il resto sarà affidato al senso di responsabilità mio e di Tajani nel saperlo portare avanti.