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Lorenzo Fontana, il nuovo presidente della Camera, è veronese, 42enne, ex ministro della Famiglia, cattolico, vicino agli ambienti conservatori e anche una parte del mondo del volontariato e delle disabilità, con una biografia punteggiata da alcune prese di posizione che hanno fatto discutere.
Iscritto all’albo dei giornalisti come pubblicista, laureatosi in Scienze Politiche a Padova, e in Storia all’Università Europea di Roma e in Filosofia, inizia la sua carriera politica, tutta vissuta nella Lega, nel 2002 da vice-coordinatore federale del Movimento Giovani Padani, fino a diventare uno dei vice segretari, considerato vicinissimo a Matteo Salvini di cui ha condiviso la linea dura su immigrati e richiedenti asilo, impegnato in un’area, il Nordest, in cui spesso la sua leadership ha incontrato forti resistenze.
Eletto consigliere comunale a Verona, nel 2008 si candida alle elezioni politiche, ma non viene eletto. Ce la fa invece alle Europee del 2009 ottenendo oltre 50mila preferenze diventando, nel 2012, capodelegazione del gruppo della Lega Nord a Strasburgo. Rieletto nel 2014, nel 2017 viene rieletto anche al Comune di Verona, ricoprendo poi il ruolo vicesindaco e assessore.Il suo esordio alla Camera nel 2018 lo porta a dimettersi da eurodeputato. Diventa ministro per la Famiglia e le Disabilità nel governo Conte I, con deleghe alle politiche per la famiglia, l’infanzia, l’ adolescenza, le adozioni e la disabilità, ma anche per le politiche antidroga. Nel 2019 viene nominato ministro per gli Affari europei. Il 25 settembre scorso, è stato rieletto deputato nel collegio uninominale Veneto 2 (Verona) ottenendo il 53,60% dei voti.
È noto per il suo impegno contro l’aborto, per la contrarietà alle unioni civili e le battaglie sulle cosiddette teorie gender, e gli vengono addebitate alcune affermazioni e amicizie politiche controverse e imbarazzanti. Ha dichiarato ad esempio di guardare con favore al “modello identitario” russo, affermazioni precedenti però all’invasione dell’Ucraina, che ha condannato come “follia”, pur mantenendo perplessità, un po’ come lo stesso Salvini, per le sanzioni. Al Congresso mondiale delle Famiglie, organizzato a Verona nel 2019 con il patrocinio del Ministero da lui guidato, partecipò come ospite d’onore Alexey Komov che lavorava per la fondazione creata da Konstantin Malofeev, oligarca russo sotto sanzioni. “Dire che le sanzioni alla Russia vanno riviste, non significa essere filo putiniani, bensì filo italiani”, ha rivendicato.
Fra le cose che gli vengono addebitate il saluto portato, da dirigente della Lega, al congresso del movimento greco Alba Dorata, che mantiene posizioni neonaziste.
Nel 2018 Fontana ha chiesto l’abolizione della legge Mancino, che punisce le discriminazioni razziali perché, a suo dire, nel tempo si era “trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti”. In passato aveva espresso anche freddezza sulla festa del 25 aprile, dichiarando che preferiva festeggiare San Marco, più che la Liberazione.Tifoso dell’Hellas Verona, è sposato con Emilia Caputo, assistente al Parlamento Europeo, e ha una figlia, Angelica.
In una intervista ad Avvenire all’indomani della sua nomina a ministro della Famiglia, promettendo massimo impegno per la lotta alla de-natalità cui poi non diede gran seguito, ebbe modo di spiegare la sua posizione sulle unioni civili, respingendo l’accusa di omofobia per il suo essere contrario alle “famiglie gay”: “Io penso ai bambini – disse –. Per loro è fondamentale avere una mamma e un papà, consapevoli e responsabili, che fanno tutto il possibile per il bene dei loro figli. I bambini vanno tenuti al centro, sempre, ma non sono contro nessuno, sia chiaro”.