Un danno alle casse dell’erario di 4 milioni e 600 mila euro. È quanto generato dall’occupazione per oltre 15 anni del palazzo a Roma dove c’è la sede di CasaPound.
Il calcolo è stato fatto dai magistrati della Corte dei conti nell’invito a dedurre che rappresenta una sorta di chiusura delle indagini. A risarcire il danno erariale per omessa disponibilità del bene e mancata riscossione dei canoni dovranno essere nove dirigenti dell’Agenzia del demanio e del Miur, proprietario dell’immobile di via Napoleone III. «Non è tollerabile in uno Stato di diritto una sorta di 'espropriazione al contrario' che ha finito per sottrarre per oltre tre lustri un immobile di ben sei piani, sede storica di uffici pubblici, al patrimonio (indisponibile) dello Stato, causando in tal modo un danno certo e cospicuo all'erario» scrive la Corte dei Conti nell'atto con cui chiude l’indagine sull'immobile occupato e sede anche di CasaPound.
Per i giudici contabili «l’occupazione sine titulo dell’immobile da parte di CasaPound e degli altri occupanti» ha «determinato una perdita economica per le finanze pubbliche e comunque una lesione al patrimonio immobiliare pubblico, dato che il cespite non è stato proficuamente utilizzato per oltre 15 anni». Così, la liberazione dell’immobile occupato, ha commentato la notizia della Corte dei conti il viceministro dell’Economia e delle finanze, Laura Castelli, «da oggi è ancora più prioritaria». «Attendere oltre è offensivo per lo Stato e per i cittadini onesti – ha aggiunto – Quel bene deve tornare alla collettività, per essere inserito, come già detto nelle settimane scorse, o in un piano di riqualificazione o in un piano di dismissioni del patrimonio pubblico, entrambi obiettivi prioritari di questo Governo».
Anche la sindaca Virginia Raggi plaude. «Dopo tanto silenzio, finalmente si è mosso qualcosa – ha scritto in un post su Facebook – L’occupazione di quell'immobile è una ingiustizia nei confronti di tante famiglie che a Roma attendono l’assegnazione regolare di un appartamento. Nel corso di questi tre anni ho sollevato la questione in tutte le sedi competenti e a tutti gli organi competenti: al Ministero dell’Interno di intervenire sgomberando il palazzo perché il Comune di Roma Capitale non può farlo in quanto non è nelle proprie competenze. Lo scorso gennaio ho scritto al Ministero delle Finanze che, attraverso l’Agenzia del Demanio, è proprietario del palazzo. Ho fatto di tutto. Non mi sono arresa di fronte a questa ingiustizia ai danni di tutti i romani. Ora finalmente qualcosa si muove».