venerdì 25 ottobre 2024
Due giorni fa la decisione del Tribunale su Maysoon Majdi, accusata di essere una scafista. I giudici: venuti meno gli indizi di colpevolezza. L'udienza conclusiva il 27 novembre
L'attivista Maysoon Majidi dopo la notizia della scarcerazione in aula, mentre mostra le tre dita, simbolo di chi combatte per i diritti umani

L'attivista Maysoon Majidi dopo la notizia della scarcerazione in aula, mentre mostra le tre dita, simbolo di chi combatte per i diritti umani - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Libera. Il Tribunale di Crotone ha scarcerato Maysoon Majdi, la ventottenne curda iraniana dietro le sbarre dallo scorso 3 gennaio con l’accusa d’essere una scafista dello sbarco il 31 dicembre nel porto cittadino. La decisione dei giudici, su istanza dell’avvocato Giancarlo Liberati, difensore della donna, è stata assunta poiché, alla luce delle dichiarazioni dei testimoni citati dalla difesa nel corso dell’udienza di martedì, sono venuti meno gli indizi di colpevolezza a carico della ventottenne. Nell’ordinanza i togati sottolineano che «non consentono di ravvisare i gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina» contestati all’attivista dalla procura di Crotone. «Ho perso un anno di vita che nessun risarcimento potrà mai restituirmi. Sono rimasta in carcere 300 giorni per non aver fatto nulla. Non è giusto», s’è sfogata Maysoon mentre attendeva l’esito della camera di consiglio del tribunale. Poi, quando ha saputo della scarcerazione, ha gioito alzando la mano e mostrando tre dita, il simbolo usato da chi combatte per i diritti umani. La regista, attivista e oppositrice del regime teocratico iraniano, è ospitata in un appartamento a Reggio Calabria messo a disposizione dall’avvocato Liberati. Resterà qui fino all’udienza finale del processo il 27 novembre.

Maysoon Majidi è stata costretta a lasciare l’Iran nel 2019 dopo aver partecipato alle proteste contro il regime. È scappata nel Kurdistan iracheno continuando il suo attivismo per le donne curde e iraniane, ma ha dovuto abbandonare anche l’Iraq poiché perseguitata pure lì. S’è quindi imbarcata per raggiungere l’Europa. Tre giorni dopo lo sbarco, l'arresto in seguito al racconto di due migranti che la indicavano come uno dei capi su un’imbarcazione con settantasette migranti. Ricostruzione successivamente smentita dagli stessi testimoni, i quali, ormai all’estero, intervistati da una trasmissione televisiva, hanno affermato di non aver mai accusato la giovane donna.

Il sindaco di Riace ed europarlamentare, Mimmo Lucano, nei giorni scorsi dinanzi al tribunale di Catanzaro per l’udienza della giovane dinanzi al Riesame, ha annunciato che proporrà la cittadinanza onoraria per Maysoon Majidi. Il presidente dei senatori Pd, Francesco Boccia, parla d’una «bellissima notizia. Le siamo stati vicini e continueremo a farlo anche durante il resto del processo che la vede imputata, assurdamente. Per noi si tratta di una accusa ingiusta e persecutoria». Il vice capogruppo di Avs alla Camera, Marco Grimaldi, stigmatizza «accuse totalmente infondate e poi ritrattate. E ancora la attende un processo sulla base di un’ipotesi di reato che andrebbe cancellata dal nostro ordinamento». La deputata Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, Laura Boldrini, manifesta gioia e aggiunge: «Certo, il processo non è ancora finito, ma il fatto che il giudice abbia scelto di liberarla senza neanche disporre gli arresti domiciliari ci fa ben sperare».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: