La richiesta di perdono di Gaetano Puzzangaro ci aiuta a comprendere la forza salvifica che alcuni uomini stanno toccando con mano in questo anno della Misericordia. Pentirsi e convertirsi, come urlato da Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, dopo oltre 20 anni del gesto violento e crudele che fu l’assassinio del giudice Rosario Livatino, ci riporta all’immagine del Padre che accoglie il figlio e lo fa rientrare in casa. Questa richiesta di perdono ed il cammino di rinascita nella fede che lo ha prodotto non può che darci gioia e farci constatare che dopo il male ci si può sempre rialzare. La giustizia umana farà e ha fatto il suo corso, ma quella di Dio segue altri sentieri e il pentimento di Puzzangaro ne è la prova».
Commenta con queste parole il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, la notizia del pentimento e della conversione di Gaetano Puzzangaro, uno dei componenti del commando omicida che il 21 settembre del 1991 uccise barbaramente il giudice Rosario Livatino. Nel mese di aprile era stato un altro membro di quel gruppo di giovani appartenenti alla Stidda, Domenico Pace, a pentirsi del gesto commesso in quella scarpata della Statale 640, anche se poi la sua famiglia aveva in qualche modo ritrattato le sue dichiarazioni. Quella di Gaetano Puzzangaro appare, invece, un pentimento di diverso tenore rispetto a quello di Domenico Pace, anche a don Giuseppe Livatino, postulatore della causa di beatificazione del giudice Rosario Livatino, durante la quale lo stesso Puzzangaro verrà sentito come testimone. La lettera che un anno fa Puzzangaro scrisse a don Giuseppe, «per sua stessa volontà – ci tiene a sottolineare il postulatore – non è stata resa pubblica, la conservo e ne ho fatto conoscere il contenuto al nostro arcivescovo perché anche lui si rendesse conto della conversione e del pentimento manifestato da Gaetano Puzzangaro».
Don Giuseppe Livatino, ad un anno di distanza da quella lettera, lo scorso 4 maggio ha incontrato presso il carcere di massima sicurezza di Opera, in provincia di Milano il "killer" del giudice dopo aver concordato l’incontro con il cappellano del carcere don Antonio Loi e con il direttore Giacinto Siciliano. Un incontro durante oltre due ore in cui don Giuseppe Livatino ha ascoltato un nuovo Gaetano Puzzangaro. «Mi sono trovato di fronte un uomo – racconta – fortemente colpito da quell’enorme errore commesso 26 anni fa. Un uomo fortemente pentito di quello che aveva fatto, che non riusciva a perdonare se stesso. In lui – prosegue don Giuseppe Livatino – ho trovato tanti elementi di sincera conversione convalidati dalle dichiarazioni del cappellano e delle due suore che, in questi anni hanno seguito Gaetano nel cammino di conversione».
È molto convinto del desiderio di cambiare di Gaetano Puzzangaro il postulatore del giudice Livatino: «è forte in lui il desiderio di recuperare e riparare e di evitare che altri possano commettere gli atroci errori che ha commesso lui 26 anni fa quando era un ventenne». Un uomo che oggi rivede con occhi critici quel ragazzo che, ubriacato dal denaro facile, dalla droga e soprattutto dalla possibilità di trovare spazio e sempre maggior potere all’interno dell’organizzazione criminale di cui faceva parte, accolse senza alcun dubbio di far parte del gruppo armato che doveva uccidere il giudice Livatino, il quale, come ha raccontato lo stesso Puzzangaro a don Livatino, non sapeva neanche chi fosse. «Adesso – conclude il prete – Gaetano Puzzangaro è un uomo cambiato che si sta dedicando alla poesia e ad attività culturali all’interno del carcere e sta cercando di dare il suo contributo affinché questa nostra società sia fondata su valori ben diversi da quei disvalori che erano alla base della sua vita precedente».