lunedì 2 settembre 2024
Dopo l'apertura di Conte all'ex ministro i giochi sono quasi fatti. Schlein: «Passo indietro importante». l'ex premier pronto a uscire dalla giunta di Bucci a Genova. Prodi: «Però deve pentirsi»
Campo largo vicino a un accordo su Orlando. Resta il nodo Renzi
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Il campo largo a un passo dall’accordo in Liguria con il via libera del M5s alla candidatura di Andrea Orlando e il ritiro di Luca Pirondini. Una buona notizia per il fronte progressista deciso a riconquistare la Regione dopo il terremoto giudiziario che ha coinvolto il governo di Giovanni Toti. Anche se l’ipotesi di aprire le porte a Matteo Renzi continua a disturbare gli equilibri della coalizione.

Il passo indietro di Giuseppe Conte è arrivato domenica, quando ha annunciato di voler sostenere «convintamente» la corsa dell’ex ministro della Giustizia, per provare a «restituire ai cittadini liguri la possibilità di immaginare un futuro migliore». Il presidente 5s ha ringraziato Pirondini per aver accettato «in un primo momento la candidatura» del suo partito, ma «il bene della Liguria – ha aggiunto con realismo – significa oggi la convergenza sul profilo di maggiore unità» e pertanto i pentastellati «non si tireranno indietro». Dalla Festa dell’unità di Pesaro (la stessa che ha ospitato Renzi la settimana scorsa), Schlein si è detta subito «felice» del «significativo passo indietro» e anche Orlando ha parlato di «una decisione assolutamente importante», pur ammettendo che restano ancora «nodi da sciogliere».

Tra questi c’è proprio quello che riguarda Renzi, che a Genova sostiene ancora la giunta di centrodestra guidata da Marco Bucci. Oggi l’ex premier ha fatto capire che per lui non sarebbe un problema lasciarla se servisse «a creare l'alternativa al governo Meloni», anche se non è affatto sicuro che «il problema sia proprio quello». Una posizione di cui il primo cittadino si è limitato a prendere atto, ricordando però che al momento gli uomini di Iv sono ancora nella sua squadra e non hanno fatto sapere nulla circa un loro addio. Rispetto agli altolà di Conte, invece, Renzi ha preferito non replicare («non voglio parlar male di lui»), ma ha fatto notare che la linea la deciderà Schlein: «La segretaria ha proposto di smetterla coi veti. Chi li mette attacca lei, non Renzi». Poi una battuta sull’esperienza del Terzo polo, giusto per ribadire che «ormai ha vinto il bipolarismo», che «il tentativo di superarlo non ha funzionato» e che «il centro non ha oggi prospettiva di vita autonoma ma è decisivo per le coalizioni».

Tornando a Genova, Renzi ha assicurato che non terrà il piede in due staffe, come gli ha chiesto di fare la segretaria dem, e ha voluto anche ricordare di essere stato lui ad aver nominato Orlando ministro. Se poi il problema è la presenza di Italia viva nella coalizione, l’ex premier è anche disponibile a entrare in una lista riformista senza simboli in appoggio al candidato del centrosinistra. Sul suo destino si è espresso anche Romano Prodi, che ha usato metafore evangeliche per porre le condizioni di un suo eventuale rientro nel fronte progressista: «La politica esige una garanzia di continuità, questo ho sempre cercato nella mia vita», dunque «occorre riconoscersi peccatore e promettere di non farlo più».

Nel frattempo sul fronte opposto non c'è ancora un nome che metta d'accordo tutti. Dopo i ripetuti “no” del vice di Matteo Salvini ai Trasporti, Edoardo Rixi, la partita sembra ristretta ai nomi dell'ex giornalista Mediaset Ilaria Cavo (Noi Moderati), appoggiata soprattutto da Fratelli d'Italia e dai totiani, e del vicesindaco di Genova, Pietro Piciocchi, su cui punterebbe la Lega e che gode del sostegno di Bucci. Che la tensione sia alta in vista della sfida ligure lo si capisce anche dalle parole dello stesso Rixi. Il leghista si è detto infatti preoccupato dal messaggio che sta passando all'esterno e cioè che «su questa battaglia si decide il governo Meloni in Liguria. La nostra regione - ha continuato - non può essere sacrificata su lotte a livello nazionale, merita rispetto per le tragedie vissute in passato e di essere considerata fuori rispetto alle diatribe tra partiti. Non possiamo diventare noi merce di scambio». In ogni caso, ha poi assicurato, il nome per il centrodestra arriverà «entro la settimana».

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