sabato 20 gennaio 2024
A seguito dell'occupazione di dicembre i 170 studenti che si erano autodenunciati hanno avuto 5 in condotta e 10 giorni di sospensione. Ieri sit-in di protesta. I prof: ma coi ragazzi dialoghiamo
La protesta ieri di un gruppo di studenti del liceo Tasso

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Via Sicilia, ore 14 e 15. Oltre duecento ragazzi seduti sull’asfalto davanti al liceo Tasso bloccano la strada, mentre a turno col megafono una ragazza e un ragazzo del Cpt, il Collettivo politico del Tasso, arringano i compagni. Protestano «contro la negazione della libertà di espressione e di dissenso». È la reazione alle sanzioni disciplinari arrivate per tutti e 170 gli studenti che hanno dichiarato di avere partecipato all’occupazione del loro liceo classico, dal 5 all’11 dicembre: un’autodenuncia che si è tradotta in un 5 in condotta alla fine del primo trimestre, più 10 giorni di sospensione - questi non ancora assegnati - di cui due a casa a leggere un libro assegnato per poi riferirne. Non escluse attività socialmente utili. Ma bisognerà attendere le decisioni dei Consigli di classe.

Sanzioni severe - stavolta - «come da regolamento d’istituto approvato l’anno scorso, analogamente a molti altri istituti», spiega un docente di lungo corso del liceo, considerato uno dei migliori istituti della Capitale. Scuola storicamente di sinistra, da cui sono passati politici e intellettuali. E ora i loro figli. Assieme a tanti altri “non vip”, ovviamente.

Un epilogo spiacevole dell’occupazione - atto comunque illegale - che ha messo suo malgrado la comunità scolastica sotto i riflettori. Prima per il plauso non richiesto del ministro dell’Istruzione e del merito, il leghista Giuseppe Valditara, al preside Paolo Pedullà, dirigente apprezzato da genitori e insegnanti, assai meno ora dagli studenti del Collettivo. Poi l’apprezzamento di Matteo Salvini. Le proteste contro le sanzioni di alcuni genitori hanno offerto ad alcuni giornali l’occasione per ricamare sui papà e le mamme radical-chic che prima sostengono i figli occupanti, poi protestano per le conseguenze.

Gli occupanti rivendicano orgogliosamente l’autonomia delle scelte e non gradiscono affatto l’intervento dei genitori, Ma il coinvolgimento deigli adulti è stato inevitabile per gli studenti minorenni.

Il 1° dicembre un genitore (Francesco De Benedetti), aveva lanciato su Change.org una petizione contro l’occupazione, già nell’aria, che raccolse 187 firme. «Auspico che non avvenga - scriveva il genitore - e in passato, simili iniziative hanno gravato pesantemente sulla continuità didattica, sul rapporto di fiducia tra studenti e i docenti e in particolare hanno nuociuto agli studenti più fragili. Al di là delle motivazioni di alcuni studenti, sottolineo come la dirigenza del Tasso abbia sempre proposto e, quest’anno, in particolare, già concordato con i rappresentanti democraticamente eletti dagli studenti, una settimana di autogestione». Ma l’evento è implacabilmente arrivato. L’assemblea di una minoranza di studenti ha votato, a larga maggioranza, per l’occupazione.

La protesta stavolta si è conclusa tutto sommato senza troppi danni. Un vetro sopra il portone d’ingresso spaccato da una sassata che sarebbe stata tirata da fuori e attribuita ai “rivali” di destra del Collettivo. Alcune serrature forzate. La scuola ha dovuto spendere 3 mila euro per la sanificazione, il resto per le riparazioni. In tutto 4.700 euro. Non pochi comunque per una scuola pubblica dai bilanci ridottissimi.

Nessuna devastazione, insomma, come invece accadde nel 1997, quando al Tasso si fece Capodanno. Bilancio: danni per 20 milioni di lire. Colpa degli esterni, si giustificarono allora gli studenti. «Ma sparirono microscopi. E solo quelli funzionanti», racconta un professore.

Sovraesposizione mediatica e occupazione hanno messo a dura prova il dirigente scolastico. Nel suo ufficio dai soffitti altissimi il professor Pedullà non ha voglia di rilasciare interviste. Ma due cose le dice: «Fare il genitore è il mestiere più complicato del mondo: non intendo esprimere giudizi e individuare categorie sociologiche». Poi aggiunge: «Quello che auspico è che si parli anche dei genitori di quelli che non hanno occupato, ai cui figli è stata negata una settimana di scuola e cinque giorni di autogestione, che sarebbe stata alternativa all’occupazione. Sul resto sospendo il giudizio». Contro l’occupazione, e a favore dell’autogestione, si era dichiarato peraltro anche Marcello Ambrogi, 17 anni, rappresentante d’istituto e membro del Collettivo.

Il Collettivo però non ha accettato la proposta, decidendo per l’occupazione che - spiegano al sit-in, «avrebbe avuto un peso politico maggiore, di fronte al rifiuto del Ministero dell’Istruzione di accettare il dialogo». La richiesta del Cpt al ministro era di avere «una scuola libera da ogni dinamica patriarcale e da ogni autoritarismo», con la storia raccontata a partire dai protagonisti femminili, corsi di educazione sessuo-affettiva, uno sportello per consulenze psicologiche. Da qui la contestazione ai tagli sulla salute mentale in legge di bilancio.

«Non abbiamo mai avuto intenzione di sfuggire alle nostre responsabilità - dice Pietro del Cpt - e lo abbiamo dimostrato autodenunciandoci e rivendicando il nostro gesto di disobbedienza civile. Sapevamo delle sanzioni, un esempio di autoritarismo che fa diventare la scuola un luogo punitivo, e non educativo e di libertà». Anche dai genitori: «Non vogliamo che si intromettano nella scuola che è di noi studenti». Il protagonismo dei genitori? «Una tempesta mediatica».. Occupazione e sanzioni come spesso accade hanno oscurato i motivi della protesta.

Sulla consapevolezza dei ragazzi non ha dubbi Emilia Grossi, presidente del Consiglio d’istituto che si è spesa per tutta l’occupazione nel dialogo con gli occupanti: «Ho fatto solo il mio dovere, per evitare divisioni e far rientrare la situazione - dice - per limitare le conseguenze, eravamo a fine trimestre, ma hanno rifiutato. Le ragazze e i ragazzi hanno dichiarato di volersi prendere le loro responsabili da cittadini. Anche altri presidi hanno applicato e le sanzioni. L’occupazione è stato atto di forza, che ha impedito alla maggioranza degli studenti di usufruire della scuola. Col professor Pedullà abbiamo anche convinto il collegio dei docenti a tornare sulla decisione di escludere dai viaggi di istruzione programmati chi aveva occupato. Sono momenti educativi importanti».

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