Una lunga lettera, oltre 120 righe,
per spiegare la riforma della scuola direttamente ai professori.
E per assicurare che da parte del governo c'è apertura al
dialogo, disponibilità d'ascolto e nessun intento punitivo. Ecco
di seguito quanto il premier Matteo Renzi ha questa sera
indirizzato ai docenti.
"Gentilissime e gentilissimi insegnanti, oggi per la prima
volta dopo undici trimestri il PIL italiano torna a crescere. È
un risultato di cui dovremmo essere felici, dopo anni di
recessione. Ma personalmente credo non basti questo dato:
l'unica strada per riportare l'Italia a crescere è investire
sulla scuola, sulla cultura, sull'educazione. Non ci basta una
percentuale del PIL,
ci serve restituire prestigio e rispetto
alla scuola".
"Stiamo provando a farlo - prosegue - ma purtroppo le
polemiche, le tensioni, gli scontri verbali sembrano più forti
del merito delle cose che proponiamo di cambiare. Utilizzo
questa email allora per arrivare a ciascuno di voi e rendere
ragione della nostra speranza:
vogliamo restituire centralità
all'educazione e prestigio sociale all'educatore. Vogliamo che
il posto dove studiano i nostri figli sia quello trattato con
più cura da chi governa.
Vogliamo smetterla con i tagli per
investire più risorse sulla scuola. In una parola, vogliamo
cambiare rispetto a quanto avvenuto fino ad oggi. Dopo anni di
tagli si mettono più soldi sulla scuola pubblica italiana".
"L'Italia - sottolinea - non sarà mai una superpotenza
demografica o militare. Ma è già una potenza superculturale. Che
può e deve fare sempre meglio. Per questo stiamo lavorando sulla
cultura, sulla Rai, sul sistema universitario e della ricerca,
sull'innovazione tecnologica. Ma
la scuola è il punto di
partenza di tutto. Ecco perché crediamo nel disegno di legge che
abbiamo presentato e vogliamo discuterne il merito con ognuno di
voi".
"Intendiamoci. Non pensiamo di avere la verità in tasca -
assicura - e questa proposta non è "prendere o lasciare". Siamo
pronti a confrontarci.
La Buona Scuola non la inventa il
Governo: la buona scuola c'è già. Siete voi. O meglio: siete
molti tra voi, non tutti voi. Il nostro compito non è fare
l'ennesima riforma, ma metterci più soldi, spenderli meglio e
garantire la qualità educativa".
"Per questo - spiega con
una sorta di
scheda Renzi - con il progetto La Buona Scuola:
I.
Assumiamo oltre centomila precari. Ovviamente chi non
rientra nell'elenco si lamenta, quelli del TFA non condividono
l'inclusione degli idonei del 2012, quelli della GAE chiedono di
capire i tempi, quelli del PAS fanno sentire la propria voce.
Tutto legittimo e comprensibile. Ma dopo anni di precariato,
questa è la più grande assunzione mai fatta da un Governo della
Repubblica. E non è vero che ce l'ha imposta la Corte di
Giustizia: basta leggere quella sentenza per capire che la Corte
non ci ha certo imposto questo.
II. Bandiamo un
concorso per altri 60 mila posti il prossimo
anno. Messa la parola fine alle graduatorie a esaurimento si
entra nella scuola per concorso. Ma
i concorsi vanno fatti, non
solo promessi. Altrimenti si riparte da capo.
III. Mettiamo circa
quattro miliardi sull'edilizia
scolastica. Ancora non sono sufficienti a fare tutto, ma sono un
bel passo in avanti, grazie anche all'operazione Mutui BEI che
vale circa 940 milioni di euro. Costruire una Buona Scuola passa
anche dai controsoffitti e dagli infissi, non solo dalle
previsioni normative. É il più grande investimento in edilizia
scolastica mai fatto da un Governo della Repubblica.
IV. Diamo
più soldi agli insegnanti. Ci sono 40 milioni di
euro per la vostra formazione. A questi si devono aggiungere 500
euro netti a testa per la Carta del Professore: musica, libri,
teatro, corsi per pagare ciò che ritenete utile per aiutarvi
nella vostra crescita culturale. E ci sono 200 milioni di euro
per il merito. Possiamo discutere sui criteri con cui applicare
il merito, ma questi soldi non possono essere dati in parti
uguali a tutti.
V.
Attuiamo l'autonomia. Dopo anni di ritardi completiamo il
disegno dell'autonomia attribuendo libertà educativa e
progettuale alle singole scuole e impedendo alle circolari
ministeriali di governare in modo centralistico gli istituti. Si
rafforzano responsabilità (e conseguenti valutazioni) del
dirigente scolastico che non è certo uno sceriffo ma un primus
inter pares dentro la comunità educativa.
VI.
Realizziamo la vera alternanza scuola-lavoro. Abbiamo il
44% di disoccupazione giovanile e un preoccupante tasso di
dispersione scolastica. Segno evidente che le cose non
funzionano. Replichiamo le esperienze di quei Paesi come
Germania, Austria e Svizzera che già sono presenti sul
territorio nazionale in Alto Adige con il sistema duale,
puntando a un maggior coinvolgimento dei ragazzi nelle aziende e
ad un rafforzamento delle loro competenze.
VII.
Educhiamo cittadini, non solo lavoratori. L'emergenza
disoccupazione giovanile va combattuta. Ma compito della Buon
Scuola non è solo formare lavoratori: è innanzitutto educare
cittadini consapevoli. Per questo
reintroduciamo spazio per la
musica, la storia, l'arte, lo sport. E valorizziamo la
formazione umanista e scientifica.
VIII.
Affidiamo a deleghe legislative settori chiave. Ci sono
temi su cui da decenni si aspetta un provvedimento organico e
che finalmente stanno nelle deleghe previste dal testo. In
particolar modo un maggiore investimento sulla scuola 0-6 e gli
asili nido, sulla semplificazione normativa, sul diritto allo
studio, sulla formazione iniziale e l'accesso al ruolo degli
insegnanti.
"Ho letto tante email, appassionate, deluse, propositive, critiche", continua il premier. "Mi hanno aiutato a riflettere, vi sono grato. Leggerò le Vostre risposte se avrete tempo e voglia di confrontarvi.
Da subito posso fare
chiarezza su alcune voci false circolate in queste settimane:
- Le aziende non hanno alcun ruolo nei consigli di Istituto;
- I giorni di vacanza non si toccano;
- Nessuno può essere licenziato dopo tre anni;
- Il preside non può chiamare la sua amica/amico, ma sceglie
tra vincitori di concorso, in un ambito territoriale ristretto".
"C'è un Paese, l'Italia, che sta ripartendo. Con tutti i
nostri limiti - sottolinea - abbiamo l'occasione di costruire un
futuro di opportunità per i nostri figli. Sciuparla sarebbe un
errore. Conosco per esperienza di padre, di marito, di studente
l'orgoglio che vi anima, la tenacia che vi sorregge, la
professionalità che vi caratterizza.
Mentre scrivo sul computer
scorrono nella mente i volti e i nomi dei professori che mi
hanno accompagnato come credo accada spesso a ciascuno di voi:
le storie di chi all'elementare Rodari, alla media Papini, al
Liceo Dante si è preso cura della formazione mia e dei miei
compagni di classe. Un professore collabora alla creazione della
libertà di una persona: è veramente una grande responsabilità.
Vi chiedo di fare ancora di più: darci una mano a restituire
speranza al nostro Paese, discutendo nel merito del futuro della
nostra scuola. Il nostro progetto non è "prendere o lasciare" e
siamo pronti a discutere. Ma facciamolo nel merito, senza la
paura di cambiare. L'Italia è più forte anche delle nostre
paure. Aspetto le Vostre considerazioni. Intanto - conclude -,
buon lavoro in queste settimane conclusive dell'anno scolastico.
Molto cordialmente, Matteo Renzi".