Lo ripete con forza Silvio Garattini, che alla soglia dei 90 anni proprio in queste ore lascerà la direzione dell’Istituto Farmacologico Mario Negri di Milano per diventarne presidente: «Non esistono le droghe leggere. Esistono le droghe, e le droghe possono avere effetti collaterali diversi. Tutte, nessuna esclusa, creano dipendenza ».
Professore, dunque è d’accordo col parere espresso dal Consiglio superiore di sanità di vietarne la vendita (CLICCA QUI PER LEGGERE). Lei per altro fa parte della Sezione V dell’organismo...
È esatto, anche se tengo a precisare che in questo frangente non parlo a titolo di membro del Css visto che a questo parere non abbiamo collaborato. Credo in ogni caso che le perplessità espresse siano assolutamente pertinenti visto che, anche se a bassa concentrazione, il tetraidrocannabinolo (detto comunemente Thc) è rischioso per la salute degli individui. Penso in particolare ai giovani e ai giovanissimi, sul cui sviluppo cerebrale questa sostanza può avere effetti devastanti. Effetti evidenziati con chiarezza da numerosi studi scientifici.
>>> IL PARERE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DI SANITA' (pdf)
Eppure la dicitura “cannabis light” è stata sdoganata...
Un grave errore, visto che avvalorare l’idea che una droga è leggera significa incentivare le persone a sottovalutarla, e a provarne il consumo. Il problema non è infatti solo sanitario, ma culturale ed educativo. Come possiamo promuovere fra i giovani corretti stili di vita e fare campagne contro il consumo di droga, alcol o persino sigarette se poi diciamo che in forma leggera, in piccole quantità, non fanno male?
Qualcuno sta già dicendo che il parere del Consiglio superiore di sanità ci “disallinea” dalla comunità internazionale.
E sbaglia, perché ogni Stato decide per sé e se uno Stato legittima l’impiego di sostanze che danneggiano la salute dei suoi cittadini questo non significa affatto che tutti gli altri debbano seguirlo nel suo errore. Io parlo da scienziato ovviamente, ed è alla salute delle persone che penso: la verità scientifica ci dice che la cannabis è rischiosa e che causa danni, lo ripeto, soprattutto nei giovanissimi che ancora hanno un sistema cerebrale in via di sviluppo. In più sappiamo che l’uso di cannabis aumenta di molto la probabilità che si passi all’uso di droghe più pesanti.
Appena un mese fa, professore, convocava a Milano gli Stati generali di esperti e addetti ai lavori per fare il punto sull’uso terapeutico della cannabis. Che cosa è emerso da quella giornata di studio?
L’uso terapeutico della cannabis è argomento completamente diverso. È chiaro che se ci sono benefici per i malati che la scienza potrà documentare in modo puntuale e preciso, sarà giusto impiegare questa sostanza per alleviarne il dolore o addirittura curarli. Ciò che è emerso in quel convegno tuttavia è che siamo ancora lontani sia dal capire se questi benefici effettivamente esistano (per ora siamo fermi a dei riscontri minimi sulla spasticità in persone con sclerosi multipla) sia dalla certezza che i farmaci a base di cannabis vengano confezionati in modo corretto, e omogeneo, su tutto il territorio. Da un punto di vista di sicurezza farmacologica, tuttavia, ai pazienti dobbiamo assicurare la qualità di ciò che viene loro somministrato e stabilire la qualità di un estratto da pianta è questione complessa. Servono studi, e ancora tanta ricerca.
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