Stefano Lepri - .
«L’approvazione all’unanimità dell’assegno unico e universale per i figli è stata una buona pratica del Parlamento, che ha visto i cattolici lavorare in sintonia, fra loro e con l’associazionismo». Stefano Lepri, ex parlamentare del Pd, di questa rara pagina positiva - che ha dato un primo segnale concreto alle famiglie dal 2022 – è stato protagonista e precursore. «La mia proposta ricorda – fu discussa già nel 2014, poi si arenò. Ripresa nella scorsa legislatura su iniziativa del capogruppo Graziano Delrio, è arrivata in porto con il contributo di tutti i partiti e i fondi trovati dal governo Draghi», ricostruisce Lepri, con l’amarezza di vederne poi il suo partito poco orgoglioso in campagna elettorale. E anche poco riconoscente verso il promotore, non avendo Lepri ottenuto la rielezione, in un contesto normativo in cui i parlamentari sono in larga misura designati. Oggi Lepri, in Piemonte, è referente di una rete di amministratori cattolici di area dem, fra i principali animatori dell’associazione I popolari.
Come fu possibile questo risultato?
Mettemmo assieme una decina di misure riducendole a una sola, in un lavoro molto proficuo in commissione, in particolare con Palmieri di Fi, Bellucci di Fdi, Bonetti di Iv che poi da ministro ha avuto un ruolo importante, Locatelli della Lega e Sportiello di M5s, per citare alcuni nomi. Ma è importante il lavoro che fece Delrio, coinvolgendo sin da subito tutti i partiti, in incontri con i capigruppo che ebbe nel suo ufficio.
E il risultato è arrivato.
Una semplificazione per 7 milioni di famiglie, nell’ambito delle quali circa 5 milioni hanno avuto un miglioramento economico sovente anche significativo. Un risultato riconosciuto da tutti, persino dal Papa, agli Stati generali della natalità. Una iniziativa parlamentare, peraltro, in una fase in cui la centralità del Parlamento è sempre più mortificata. Ma non ci saremmo potuti arrivare senza il ruolo attivo dell’associazionismo, in particolare del Forum delle associazioni familiari, nell’alimentare un dialogo franco fra cattolici e uomini di buona volontà su un tema urgente, a detta di tutti, come la natalità. È la lezione di Aldo Moro, spendersi al massimo per allargare il consenso su una proposta, per il bene comune, non per alimentare il consenso di una parte. Un risultato strutturale, peraltro, in grado di reggere, almeno come impianto, anche ai cambi di legislatura, come abbiamo visto, proprio grazie al vasto consenso ottenuto.
Poi però il Pd ha omesso di prendersene il merito. Come mai?
Confesso di non averlo capito. Il M5s ha costruito la sua affermazione elettorale nel 2018 sulla promessa di una misura che avrebbe adottato, noi avevamo da poter rivendicare una misura universale già adottata e non lo abbiamo fatto, lo ho detto anche a Enrico Letta. Io avrei fatto dei manifesti 6x3.
Castagnetti ha lamentato di recente di non avere nemmeno un esponente popolare in segreteria.
Però sono arrivate dalla segretaria parole importanti, quando ha detto che il Pd non esisterebbe senza il contributo dei cattolici. Vedremo gli sviluppi.
Nell’incontro in cui parlò Castagnetti avete messo a tema “osare la pace”. Possibile che neanche su questo ci sia un’iniziativa comune col M5s?
Bisogna osare la pace, sulla scia della profezia di La Pira e in nome della fratellanza universale di cui parla il Papa. Fra i nostri compiti prioritari in politica c’è quello di ribadire con una nostra iniziativa, che la guerra è uno strumento inaccettabile che la nostra Costituzione ripudia.