Migranti soccorsi dalla ong Moas e sbarcati a Catania (Ansa)
Oltre 243 morti in un paio di giorni. E si tratta di stime prudenziali. Almeno due i naufragi nel Mediterraneo. A soccorrere i malcapitati non hanno fatto in tempo ad arrivare né le navi delle organizzazioni non governative, né quelle dell’agenzia Frontex.
Sarebbero quattro i gommoni salpati dalla Libia in momenti diversi, per un totale di 408 migranti, due dei quali colati a picco. I trafficanti avrebbero scortato i natanti al largo e poi, dopo avere staccato i motori, che verranno usati per altre traversate, sono tornati indietro abbandonando alla deriva il carico di vite umane.
L’ultimo di cui si è a conoscenza è accaduto domenica al largo delle coste libiche, in acque internazionali. I morti sono 163, secondo quanto ha riferito l’Alto commissariato dei rifugiati (Acnur), aumentando la stima di 113 morti fornita in una fase iniziale dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim). Stando ai racconti incrociati dei sopravvissuti, almeno altre 80 persone sono affogate nell’affondamento di un gommone: 40 i superstiti sbarcati a Pozzallo, nel Ragusano, portati a riva dal cargo danese "Alexander Maerks".
Tra le vittime ci sarebbe anche lo scafista, probabilmente un migrante senza soldi e perciò incaricato di pagarsi il viaggio governando, pur senza esperienza, il natante. La tragedia sarebbe avvenuta quando il gommone ha cominciato a imbarcare acqua, fino a ribaltarsi. Solo una quarantina sono riusciti ad aggrapparsi al relitto. Il comandante del cargo danese ha rivelato che alcuni dei cadaveri sono stati recuperati da un’altra nave impegnata nei soccorsi. Intanto la polizia ha sottoposto a fermo di indiziato di delitto un altro scafista individuato grazie alle testimonianze degli altri superstiti.
Un operatore dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, riporta che in un altro naufragio avvenuto all’altezza di Az Zawiyah, sono state salvate dalla Guardia Costiera di Tripoli sette persone (sei uomini e una donna), mentre altre 113 risultano disperse. Intanto, undici corpi senza vita sono stati portati a riva a ovest di Zawiya, ha riferito la Mezzaluna rossa, tra cui varie donne e una bambina di meno di un anno. «Sono circa 6.600 i migranti salvati nel Mediterraneo da venerdì scorso», scrive il portavoce di Oim Italia, Flavio Di Giacomo, sul suo profilo Twitter. Quest’anno, spiega Di Giacomo, sulla "rotta italiana" sono morte 1.222 persone, l’anno scorso 966, ma gli arrivi del 2016 sono stati 10mila in meno rispetto al 2017 (43 mila).
La nave Sirio della marina militare ha portato a Catania 541 migranti, mentre martedì a Salerno è attesa la nave di Frontex Siem Pilot, che porterà circa 990 migranti di nazionalità del Nord Africa, Pakistan, Bangladesh e dalla regione del Kashmir. A bordo, a quanto si apprende, c’è anche il cadavere di un bambino di tre anni.
Uno dei presunti scafisti è stato fermato dalla squadra mobile della Questura di Ragusa. È il somalo Nasrudin I Said, di 19 anni, indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La Squadra Mobile ha arrestato anche un marocchino che ha tentato l’ingresso clandestinamente che era destinatario di un ordine di carcerazione per furti e rapine commessi a Padova nel 2013.
Nel 2017 nell’Hotspot di Pozzallo hanno già fatto ingresso 3.908 migranti in occasione di 13 approdi. Gli scafisti fermati sono stati 38, 4 dei quali minorenni.
«Ancora una volta ci troviamo a ripetere l’evidenza che la traversata del Mediterraneo è una rotta che non si può interrompere se non creando canali umanitari sicuri», ha detto padre Camillo Ripamonti, direttore del Centro Astalli. Sullo sfondo resta la polemica sul ruolo delle Ong, innescata dalle parola del procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, che aveva adombrato collegamenti tra alcune organizzazioni umanitarie e i trafficanti. Martedì Zuccaro sarà ascoltato prima in commissione Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, poi in Commissione bilaterale Migranti. La scorsa settimana il magistrato, parlando davanti alla Commissione Difesa del Senato, aveva confermato le sue ipotesi sottolineando però di non avere prove in mano e chiedendo di fatto alla politica strumenti per poter indagare.
«Abbiamo l’obbligo di attuare misure immediate che garantiscano la possibilità di arrivare in Europa senza affidarsi ai trafficanti - ha insistito padre Ripamonti –. Fino a quando l’Europa, colmando un ingiustificabile ritardo, non provvederà a creare canali umanitari sicuri, chiediamo che si attuino operazioni di salvataggio realmente efficaci che soccorrano i naufraghi in pericolo».