L'arrivo al Molo Favaloro di Lampedusa della motovedetta Cp324 della Guardia costiera che ha effettuato il soccorso di un barcone a 42 miglia dall'isola - Ansa
La Procura di Agrigento ha aperto una inchiesta sulla nuova tragedia del mare avvenuta giovedì sera al largo dell'isola di Lampedusa.
Su un barchino soccorso nelle notte tra giovedì e venerdì la Guardia costiera ha ritrovato otto cadaveri, tra cui tre donne e una in avanzato stato di gravidanza. Le persone sarebbero morte assiderate durante la traversate in mare, a causa del freddo.
L'inchiesta è coordinata dal Procuratore facente funzione Salvatore Vella. L'imbarcazione è partita da Sfax in Tunisia ed è stata soccorsa dalla Guardia costiera a 42 miglia dalla costa di Lampedusa.
Le ipotesi di reato, a carico di ignoti, sono favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. I sopravvissuti (fra cui 10 donne e un minore), originari di Mali, Costa d'Avorio, Guinea, Camerun, Burkina Faso e Niger, sono sbarcati durante la notte al molo Favarolo.
Poche sono le informazioni a disposizione finora, a bordo vi erano altre 46 persone sopravvissute alla traversata, fra cui due donne incinte. Secondo quanto raccontato dai superstiti che hanno parlato con gli investigatori della squadra mobile di Agrigento, c'è anche un neonato morto assiderato e poi gettato in acqua, in un gesto di estrema disperazione dalla madre e mai più ritrovato tra i morti dell'ultima tragedia del mare a Lampedusa. Il neonato risulta disperso, mentre la madre è morta subito dopo ed è stata trovata sul barchino con gli altri sette cadaveri. Dopo che la donna ha gettato in mare il figlio morto assiderato, un uomo si è tuffato in acqua per recuperarlo ma è stato inghiottito dalle onde. Sono, dunque, due i dispersi, al momento, oltre agli otto cadaveri.
Il Governo non ci lasci da soli a gestire quest'immane tragedia", l'appello del sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino. "Si parla, si parla, mentre si verificano tragedie su tragedie. Abbiamo bisogno di vicinanza concreta e non di parole. Serve che le istituzioni diano una mano d'aiuto al sindaco Mannino perchè così non si può veramente andare avanti" così si è espresso il parroco don Carmelo Rizzo, all'uscita della chiesa di San Gerlando di Lampedusa.
"La comunità di Lampedusa, sempre in prima linea nell'emergenza e sempre pronta ad accogliere i meno fortunati, rischia di sprofondare nell'indifferenza. E' terribile assistere a questi drammi, ma nessuno di noi - ha aggiunto - può fare nulla. E ogni volta quando gira la notizia che ci sono sbarchi in corso, il sospiro di tutti è uno soltanto: speriamo non ci siano morti. E questo anche perché siamo tutti consapevoli che qui non ci sono le condizioni per dare dignità alle salme". Don Carmelo, assieme ad alcuni fedeli, in mattinata raggiungerà la camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana: "Lo faccio sempre, senza renderlo noto. Lo faccio per andare a dare una benedizione alle salme, non posso fare altro. Serve - ha concluso, ribadendo, - che le istituzioni si interessino di noi, di questa terra dove è sempre più complicato vivere e di queste persone che vivono drammi e tragedie". Nel frattempo è giunta notizia che quattro delle 12 salme, fra cui quella di un bambino, ammassate nella camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana, in serata, lasceranno Lampedusa e con il traghetto di linea giungeranno a Porto Empedocle. Il sindaco Mannino è riuscito a trovare dei cimiteri dove potranno essere tumulate. "I documenti erano pronti, non riuscivamo però a trovare disponibilità affinché queste bare venissero accolti nei cimiteri agrigentini. Oggi ci sono riuscito - ha spiegato Mannino - e le bare partiranno con il traghetto della sera".
Poche ore prima sempre nel mar Mediterraneo la Capitaneria e la Guardia di finanza avevano soccorso altri due imbarcazioni con a bordo in totale 75 persone. Sul primo natante, con 37 persone originarie di Camerun, Costa d'Avorio, Ghana, Guinea e Senegal, anche 14 donne, una delle quali incinta, e un minore.
A Lampedusa sono approdate altre 71 persone a bordo di due imbarcazioni. A soccorrerle un pattugliatore dell'assetto Frontex e dalla Guardia di finanza. Salgono così a sei gli sbarchi dalla mezzanotte, per un totale di 269 persone provenienti da Camerun, Guinea, Senegal, Mali e Costa d'Avorio. Sul primo mezzo avvistato erano in 35, fra cui 7 donne. Sul secondo, invece, viaggiavano in 36, fra cui 8 donne e 3 minori non accompagnati. Entrambi i gruppi sono partiti da Sfax, in Tunisia e avrebbero pagato, secondo quanto da loro riferito, da 1.500 a 2.000 dinari tunisini ciascuno.
Nonostante la lettera inviata dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatović al governo italiano che invitava a ritirare o rivedere i decreti sicurezza e a sospendere la cooperazione con la cosiddetta guardia costiera libica e la bocciatura da Strasburgo della dottrina Piantedosi, i cui effetti vengono definiti «intimidatori», il Governo italiano continua ad assegnare i porti più lontani alle navi delle Ong dopo i soccorsi. Oggi è il caso della nave Sea-Eye 4, con a bordo 109 persone, a cui è stato assegnato il porto di Pesaro. Sebbene la Ong tedesca abbia chiesto un porto più vicino le autorità italiane "non hanno risposto" e la nave è sulla rotta del porto marchigiano, dove giungerà tra cinque giorni.