La ministra dell'Interno Lamorgese in diretta da Che tempo che fa
Quello della Commissione Ue sembra un richiamo salomonico a Malta e Italia, le cui aree di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale sono confinanti. «Ci aspettiamo che gli Stati membri continuino a collaborare gli uni con gli altri, lavorando con Frontex in uno spirito di solidarietà» dice una portavoce. A Bruxelles, infatti, era arrivata la segnalazione di Luciana Lamorgese, poco dopo aver letto l’inchiesta e visto le immagini del dirottamento di migranti da La Valletta verso l’Italia. Un comportamento che il Viminale definisce «assurdo».
«Ho visto questo video, l’ho girato con un WhatsApp al ministro dell’Interno maltese», ha detto Luciana Lamorgese rompendo il silenzio del governo italiano su quanto è accaduto nei giorni intorno alla Pasqua: 2 barconi spinti dalle autorità maltesi verso l’Italia (178 persone in totale) e 51 superstiti ricacciati nelle prigioni libiche dopo essere sopravvissuti al naufragio con 7 dispersi e 5 morti di stenti. Una posizione che non esime Roma da un maggiore controllo della propria Sar. Il tema, sollevato nei giorni scorsi anche dalle Nazioni Unite, non riguarda tanto la diatriba sulle prerogative degli Stati. Ma il mancato soccorso nel Mediterraneo e i respingimenti verso la Libia, Paese con cui l’Italia continua a collaborare nonostante l’ininterrotta sequenza di crimini contro i diritti umani.
Da tempo, infatti, le motovedette italiane vengono inviate a pattugliare all’interno delle acque territoriali (12 miglia) e quasi mai presidiano lo specchio di mare più al largo, dove sarebbe più facile intervenire in soccorso dei migranti o, eventualmente, intercettare le attività dei trafficanti e salvare vite umane. Ed è proprio su quel confine disertato dalle marine militari che sono avvenuti i respingimenti e la “Strage di Pasquetta”, con 12 morti in cerca di giustizia in un tribunale di Malta.
Da Bruxelles preferiscono al momento non dire altro. Come si trattasse di un affare tra privati, una portavoce fa sapere che «la Commissione europea non ha commenti in merito alla richiesta di chiarimenti» della ministra dell’Interno italiana. Nel corso dell’intervista a “Che tempo che fa”, Fabio Fazio aveva domandato alla titolare del Viminale quale sia stata la reazione italiana alla ricostruzione congiunta di Avvenire e The Guardian. Fino ad ora, infatti, ad esclusione del viceministro dell’Interno Carlo Sibilia nessuna parola era mai venuta dai vertici del governo. Silenzio, soprattutto, dal ministero degli Esteri. È dunque toccato a Luciana Lamorgese dover spiegare di avere informato immediatamente il suo omologo maltese, Byron Camilleri. Ma la risposta ottenuta non deve essere sembrata convincente, tanto da essersi poi rivolta agli uffici dell’Ue. «Mi pare assurdo – ha detto Lamorgese nel corso della trasmissione – che un accordo che noi abbiamo fatto a Malta, poi veda questo Paese implicato in una situazione di questo genere. Il ministro mi ha detto che non era esattamente come risultava dal video, comunque ho ritenuto di segnalare la questione anche alla Commissione europea».
L’intervista al ministro ha permesso di ottenere una seconda informazione. Da giorni Avvenire chiede a Malta dei chiarimenti, ma la reazione del governo de La Valletta continua a essere il silenzio. Stando a quanto riferisce Lamorgese, secondo il collega Camilleri «la situazione non era esattamente come risultava dal video». A La Valletta, dunque, avrebbero una spiegazione alternativa. Che però resta nei cassetti.
La Procura di Ragusa intanto procede nelle indagini. Gli inquirenti sentiranno alcuni dei migranti arrivati il 12 aprile dopo essere stati riforniti di carburante ed equipaggiati di un nuovo motore. Analoghe verifiche verranno svolte a Siracusa nella cui provincia, a Capo Passero, era arrivato il 13 aprile il secondo gommone rifornito di carburante sempre a ridosso delle coste maltesi. Gli investigatori stanno anche riesaminando i principali episodi di sbarchi spontanei avvenuti negli ultimi mesi. «Le domande – riferisce un investigatore – principalmente sono due: li ha aiutati qualcuno? Perché la Guardia costiera e la Marina italiana si accorgono dei barconi sempre alle ultime miglia?». Per trovare queste risposte, aggiunge il funzionario, «tutte le strade portano a Roma».
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Intanto la situazione nel Mediterraneo centrale resta grave. Alarm Phone, il servizio di emergenza contattato dai naufraghi in mare, riferisce di aver perso contatto con due barconi: 55 persone di cui non si ha notizia dalle 18.13 di ieri e altre 85 le cui comunicazioni sono interrotte dalle 5.26 di questa mattina. Altre 91 hanno chiesto aiuto. L’ultimo contatto gps li segnalava 60 miglia a nord di Khoms. “Abbiamo contattato le autorità europee (Italia e Malta, ndr) e le autorità libiche, ma non rispondono”, denuncia Alarm Phone.