La vita all’aria aperta è uno dei punti fondamentali dello scautismo. Bisogna partire da qui per capire come mai, gli scout, fin dai lupetti (i più piccoli dagli 8 ai 12 anni) vengono educati alla solidarietà e alla comunità, ma anche all’autonomia e alla responsabilità. Autonomia che significa anche percezione del rischio, lavorando in sicurezza e con buonsenso. Durante le loro attività sul territorio, gli scout rispondono a una serie di linee guida redatte dall’Agesci nazionale, una serie di comportamenti e buone pratiche che vengono adottate e trasmesse ai capi durante una formazione obbligatoria permanente fatta di campi scuola e incontri di aggiornamento sui temi metodologici educativi ma anche pratici e tecnici.
La regola principale è sempre quella di adattare la proposta in base ai ragazzi e alle situazioni che si creano. Nel caso di un evento meteorologico violento rimanere al riparo è l’unica cosa da fare, se c’è un rifugio, una stalla e se non c’è, dentro la propria tenda o in cambusa, ossia la tenda che serve da magazzino dove riporre l’attrezzatura. Prima di ogni campo gli scout devono mandare una segnalazione alla Protezione civile, alla stazione locale dei Vigili del fuoco e al sindaco del Comune. In alcune regioni come l’Emilia-Romagna almeno un capo dello staff deve aver fatto un corso antincendio.
Infine, le tende devono essere montate in punti scelti con prudenza dal capo scout, e mai troppo vicino a un fiume. Il bosco è un luogo abituale dove accamparsi, ma la caduta di una pianta è purtroppo una fatalità.
Come quella che ha spezzato la vita di Chiara Rossetto, 16 anni, del gruppo Agesci Como 3, morta durante un violentissimo temporale in Vallecamonica. Dopo il rientro della salma della giovane guida, ieri sera la comunità del quartiere comasco di Tavernola si è riunita in preghiera con i familiari e oggi parteciperà al funerale. «Riposa in pace» è la scritta che campeggia a fianco dell’immagine sorridente di Chiara.
Anche l’altra sera, un gruppo scout ha chiesto aiuto per l’improvviso cambiamento del tempo. Questa volta, a spaventare i giovani sono state le fortissime raffiche di vento. Il gruppo si era accampato vicino alla Trappa di Sordevolo, un ex monastero a circa mille metri di altitudine, nell’alta valle Elvo, nel Biellese. Gli scout hanno chiesto aiuto, preoccupati per la propria incolumità e sono stati recuperati dai vigili del fuoco che hanno accompagnato i 35 giovanissimi all’oratorio del paese, dove hanno trascorso la notte.
Proprio per effettuare le uscite estive in sicurezza, qualche settimana fa l’Agesci ha confermato la collaborazione con il Corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico. «L’obiettivo principale di questa iniziativa – si legge in una nota congiunta – è sensibilizzare sull’importanza di vivere la montagna con prudenza e consapevolezza, fornendo gli strumenti e le conoscenze utili per affrontare le sfide e i pericoli che questo affascinante ambiente può presentare».
I principali consigli sono stati condensati in un video che Agesci e Cnsas hanno condiviso sui rispettivi canali social, a beneficio degli oltre 180mila scout italiani.
«La montagna è un ambiente meraviglioso, ma come tutti gli ambienti naturali può presentare delle insidie – avvertono il presidente del Cnsas, Maurizio Dellantonio e i presidenti del Comitato nazionale Agesci, Roberta Vincini e Francesco Scoppola –. Attraverso questo progetto vogliamo ribadire l’importanza del rispetto per la natura, che per lo scautismo è da sempre strumento educativo e valore imprescindibile, che è alla base della prudenza». L’iniziativa entra nel vivo proprio nel periodo in cui migliaia di scout e guide sono impegnati in campi estivi e route. «Farlo in maniera competente e consapevole permette di godere appieno dell’esperienza in montagna», concludono i referenti dell’iniziativa.