Sono i millennials della politica europea. Un partito di giovani under 30, nato appena due anni fa, vuole candidarsi alle elezioni del 26 maggio per dire che c’è bisogno di un’Europa più forte, più attenta alle problematiche sociali ed economiche. Si chiama Volt, come la forza elettromotrice e il viola è il colore del simbolo, in riferimento alla prima Women’s March di Washington. In Italia conta più di 4mila volontari, 20mila se si allarga il fronte in Europa, e si presentano con lo stesso programma elettorale in 7 stati dell’Unione.
Uno dei fondatori è un ragazzo di 27 anni, Andrea Venzon che arriva dalla McKinsey e ha tre lauree, tra cui un master in Pubblica Amministrazione alla Columbia University e un Mba alla London Business School. Lo scoglio adesso è raccogliere le 150mila firme - ad oggi ne sono state raccolte 20mila - che servono per correre alle Europee e superare la fatidica soglia del 4% per entrare al Parlamento. Una grande scommessa che viene guardata con attenzione sia da Carlo Calenda e la sua lista Siamo Europei che da Emma Bonino, leader di +Europa che parteciperà oggi al loro congresso a Roma, all’Auditorium del Massimo.
Un appuntamento a cui parteciperà anche il neopresidente del Pd, Paolo Gentiloni. Sono annunciati anche esponenti della società civile, come Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile (Asvis), e il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci. «Con noi ci sono delusi provenienti dai fronti moderati, dunque centrodestra e centrosinistra», racconta la presidente, Federica Vinci, 25 anni, molisana che ha studiato in Europa grazie all’Erasmus e lavorato al Parlamento europeo, «qualcuno arriva inoltre dal M5s. Siamo un movimento progressista: vogliamo prendere il meglio da entrambe le parti per ottenere il meglio».
Un movimento non tradizionale, quello di Volt, che unisce attivismo in rete e sul territorio e si richiama a figure della politica Usa come Barack Obama e Alexandria Ocasio-Cortez. «La nostra politica è attivismo civico – rimarca Vinci –. Siamo europeisti, ma europeisti critici. Se da una parte non possiamo negare che i Paesi affacciati sul Mediterraneo siano un po’ abbandonati a loro stessi, dall’altra non sosterremo mai la politica dei porti chiusi di Salvini, che è disumana. Semmai l’accordo di Dublino va modificato: i migranti e rifugiati devono essere redistribuiti e accolti da tutti i Paesi europei e chi non accoglie deve essere sanzionato».
Insomma un pragmatismo tipico forse per l’età che, in questo caso, però non è un elemento deterrente, anzi. E le alleanze? «Abbiamo posizioni aperte, guardiamo ai Verdi, a +Europa, ma sarà la nostra assemblea a decidere». E con il Pd? «Credo che sia difficile - aggiunge Vinci –, vogliamo mantenere la nostra identità. In ogni caso, qualunque cosa accadrà in Italia, sappiamo che Volt sarà rappresentata al Parlamento Ue in Germania e in Olanda, che eleggeranno entrambi due deputati».