«La scuola non è un lusso ma un diritto elementare della persona» e «in campo educativo la prima preoccupazione deve essere quella del bene e della formazione delle persone». Così l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nell’intervento che ha svolto ieri pomeriggio nell’ambito di un convegno su «La scuola pubblica», organizzato dall’Ufficio regionale per la scuola, l’educazione e l’università della Conferenza episcopale ligure. «Oggi – ha detto il porporato – stiamo vivendo una pesante crisi economica e sembra che solo i calcoli dei costi materiali siano in grado di determinare le decisioni più importanti, a livello nazionale ed internazionale». Però «in campo educativo non si può ridurre tutto a un calcolo di costi e benefici, e la prima preoccupazione deve essere quella del bene e della formazione delle persone». Il cardinale ha quindi ricordato che «la presenza delle scuole paritarie si risolve in un cospicuo risparmio per lo Stato, si tratta di cinque miliardi e mezzo di euro l’anno». «Purtroppo – ha proseguito – almeno per quanto riguarda le scuole paritarie cattoliche la situazione è estremamente critica». Infatti, «anche a causa dell’attuale congiuntura economica generale, le scuole cattoliche hanno costi sempre meno sostenibili per le famiglie, e la Chiesa non è in grado di assicurare a tutti, come vorrebbe, il proprio servizio educativo. Ma la scuola non è un lusso: è un diritto elementare della persona, che deve poter esercitare quella libertà, cioè capacità di scelta, che ne è fattore costitutivo».Da qui la richiesta esplicita affinché lo Stato si faccia carico anche delle scuole paritarie, «che non sono solo cattoliche», perché «è stato anche dimostrato che, se ci fosse un sostegno economico, molte altre famiglie si orienterebbero sulla scuola paritaria». Un sostegno che, ha detto ancora il cardinale «si rivelerebbe per lo Stato un investimento» anche se, ha precisato, «a noi sta a cuore soprattutto il fatto che quel sostegno renderebbe tante persone più libere di scegliere il percorso educativo dei propri figli». Il cardinale ha poi affermato che «il sistema delle scuole cattoliche denuncia una crisi ancora più severa di quella che riguarda il mondo della scuola in genere» perché «ogni anno si chiudono decine di scuole cattoliche» anche «se è vero che se ne aprono anche di nuove, ma in misura decisamente inferiore». Infatti, «per ogni nuova scuola cattolica che si apre, circa cinque se ne sono chiuse». In questo modo «a soffrirne è soprattutto la libertà di scelta educativa delle famiglie, che a suo tempo il legislatore pose come principio guida per l’intero sistema educativo al momento dell’istituzione dell’autonomia scolastica» e che «a quindici anni dal suo avvio tarda a dare i risultati sperati». Il vescovo di Chiavari e delegato dei vescovi liguri per la scuola, monsignor Alberto Tanasini, ha parlato di «un allarme reale» causato da «tagli, crisi, fisco ed ostilità dell’opinione pubblica» che creano «una miscela che mette a rischio la sopravvivenza della scuola cattolica». Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale per la Liguria, Giuliana Pupazzoni, ha ricordato che «la Chiesa ligure ha una grande attenzione e altrettanta tradizione in campo formativo-educativo, soprattutto per quanto riguarda la scuola dell’Infanzia e la formazione professionale» e che parlando di scuola pubblica bisogna intendere, «sia relativamente all’erogatore che al tipo di servizio reso, e dunque identificarlo con la sola scuola statale non è coerente».