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La prima notizia è che tutto fila liscio. Perché - va detto - la grande curiosità di tutti era per il debutto in pubblico della “non strana” coppia, quella formata da Matteo Salvini e Roberto Vannacci, ma anche per vedere se il generale potesse incappare in qualche altro “incidente” dopo quello, in un’intervista, sulle “classi separate” per i disabili. Attese deluse e taccuini riposti per i cronisti (molte “grandi firme”): gli 80 minuti di presentazione a Roma, al Tempio di Adriano, di “Controvento” (Piemme), ultima fatica letteraria del vicepremier leghista, non regalano “chicche”, tutto procede secondo i canoni attesi.
Per le frasi più efficaci non restano che le battute. Come quando Salvini si autodefinisce «un’accoppiata luciferina, ma per la sinistra», o quando, coordinando i fotografi per le foto di rito, se ne esce con un «più a destra non si può» che vale per gli scatti, ma pure per loro due, entrambi di blu vestiti (il generale in doppiopetto). La sala è bella piena (ma il massimo ammesso è poco più di 200 persone), in platea una folla di fan più una pattuglia di leghisti di stretta osservanza salviniana, dal ministro Giuseppe Valditara ad Andrea Crippa e Claudio Borghi, nelle file dietro il potente Antonio Angelucci (con nessuna voglia di parlare di Agi), Simonetta Matone e pure Francesco Storace. Ai lati del palco vigila Francesca Verdini, la fidanzata del leader, inguainata in una minigonna di pelle rossa. Assenti invece i due capigruppo del “fronte del Nord”, Romeo e Molinari, tra i tanti contrari nel partito alla candidatura del generale nelle 5 circoscrizioni (e da capolista anche al Sud oltre al Centro, mentre al Nord è ultimo).
Il leader, però, la rivendica fino in fondo: dal voto alle Europee arriverà «una grande sorpresa» ma, comunque vada, «senza la minima influenza sul governo», niente rimpasto quindi. Racconta poi com’è nata: «La scorsa estate ho letto pagine e pagine di critiche al suo libro “Il mondo al contrario”. Così sono voluto andare a conoscere questo mostro. Ci siamo visti, ci siamo trovati in sintonia culturalmente e umanamente». In serata poi, davanti al Consiglio federale convocato sulle liste, dice che il generale può far scattare ben due seggi in più, oltre al suo (e annuncia tre manifestazioni di chiusura a Milano, Roma e Bari).
Tanti elettori in più, insomma, un mondo rappresentato anche nella sala. Alle domande di Giovanni Sallusti, direttore di Radio Libertà, il generale risponde declinando gran parte dei concetti esposti nei suoi due libri e per i quali ha scelto di correre «come indipendente nella Lega». Inesorabili scattano gli applausi. Anche per i numerosi richiami alla religione. Il concetto forte è “identità”. «Stanno cercando di toglierci tutti i simboli identitari, per le Olimpiadi di Parigi hanno tolto pure il crocifisso dai manifesti. Io non sono particolarmente credente, ma ci piace riconoscerci in un’identità forte, capace di farci sentire che vale la pena di morire per l’Italia e per l’Europa, mentre oggi chi lo farebbe per l’Europa? diciamocelo», premette Vannacci. E Salvini più tardi aggiunge che «l’utero in affitto è un crimine contro l’umanità, va detto».
Applausi anche quando Vannacci afferma che l’Europa ci tratta tutti «come paccottiglia». Quanto alla difesa comune europea, «avrebbe tantissime problematiche». E qui riparte l’intesa con Salvini,che annota: «Mi piace avere un generale per parlare di pace», afferma indicando un altro obiettivo da perseguire. E aggiunge: in Europa «abbiamo l’obiettivo di essere Davide contro Golia». Alla fine, il generale è lestissimo nel prendere l’uscita laterale per evitare i cronisti. A Salvini tocca invece il “firma-copie”. I lettori si fermano. Ma per una volta la star non è lui.